Contro la Xylella degli ulivi in Puglia lottano anche sei cani da fiuto

Si chiamano Paco, Ellis, Snoopy, Onda, Ocra, Lulù ed in comune hanno un olfatto fuori dall’ordinario. Sono i sei cani della prima task force cinofila anti Xylella, addestrati a riconoscere le piante infettate dal batterio killer degli ulivi in Puglia. La task force è composta da due jack russel, un pastore belga malinois, un segugio, un labrador retriever e uno springer spaniel inglese che stanno concludendo il loro addestramento e saranno presto utilizzati anche in porti e aeroporti, mentre sono già in azione in primi test nei vivai. Obiettivo è scoprire attraverso l’olfatto, come avviene per i loro colleghi dell’antidroga, le piante infette da bloccare prima che arrivino oltre i confini nazionali o che vengano messe in commercio diffondendo così il contagio. Occasione per mostrare al lavoro l’inedita task force è stata la giornata in difesa degli ulivi al Villaggio contadino di Bari, a 10 anni dall’arrivo della Xylella in Italia. Il progetto dei cani anti-Xylella è stato promosso e finanziato da Coldiretti e Unaprol, con la collaborazione dell’Ente nazionale cinofilia italiana e del Cnr. Ad occuparsi direttamente dei ‘magnifici sei’, insieme agli addestratori, anche il direttore del Consorzio olivicolo italiano (Unaprol), Nicola Di Noia.

IL NASO DEI CANI E’ UN’ARMA IMBATTIBILE

“Ho lavorato a lungo nelle Forze dell’ordine – racconta Di Noia – e avevamo cani molecolari utilizzati su vari fronti, dall’antidroga alla ricerca di persone disperse sotto le macerie. L’idea è stata dunque quella di provare ad addestrare cani molecolari già professionisti ad annusare e riconoscere il batterio della Xylella”. Il fiuto dei cani – e degli animali in generale – è milioni di volte più sensibile del nostro: se noi riusciamo a malapena ad accorgerci se nel caffè c’è un cucchiaino di zucchero, un cane può individuarne la stessa quantità diluita in due piscine olimpioniche. Le autorità doganali di tutto il mondo li usano per contrastare molti traffici illeciti, dalle armi al denaro alla fauna selvatica, ma anche i sanitari li impiegano in diagnosi contro i tumori, il diabete o per trovare il Covid. I cani anti-Xilella sono stati addestrati nel Salento: in un primo momento sono state loro presentate delle scatole nere, alcune delle quali contenevano piastre di laboratorio con il batterio mentre altre erano vuote. I cani, afferma Di Noia, “hanno riconosciuto le piastre con la presenza della Xylella, dimostrando di poter intercettare la presenza del batterio attraverso l’olfatto. Il passo successivo è stato quello di portare i cani in un’area dove erano presenti ulivi infetti e non. Anche in questo caso, gli animali si sono dimostrati in grado d identificare la pianta malata, accanto alla quale si fermavano, nonostante la distrazione rappresentata dall’odore delle piante sane. L’addestramento è durato mesi e sta continuando”. L’obiettivo, chiarisce, è “utilizzare i cani nei vivai e nei punti di frontiera europei, punto d’arrivo dall’estero delle piante eventualmente infette. Ciò al fine di evitare che le piante malate possano entrare in circolazione. Abbiamo già fatto dei test nei vivai, dove i cani sono impiegati con ottimi risultati, insieme al Cnr ed ai servizi fitosanitari della Puglia”.

PACO, ELLIS, SNOOPY, ONDA, OCRA E LULU’

Paco, Ellis, Snoopy, Onda, Ocra, Lulù sono i primi cani anti-Xylella mai addestrati a livello mondiale: “C’è un altro esempio di utilizzo di cani per scopi simili in California, dove gli animali sono stati addestrati per fiutare particolari batteri che attaccano gli agrumeti. Abbiamo contattato anche gli addestratori statunitensi per informarci sulle tecniche utilizzate ma questa è la prima esperienza rispetto al batterio della Xylella, che solo in Italia ha attaccato gli ulivi”. Un lavoro lungo e appassionante, con professionisti dell’indagine molecolare a quattro zampe che si sono dimostrati estremamente capaci e che possono rappresentare un valido aiuto nella lotta a questa emergenza. “Ci hanno dimostrato che la Xylella ha un odore che si può riconoscere. Ora – afferma Di Noia – vogliamo creare una scuola di cani anti-Xylella”. Tutti e sei i detective anti-batterio sono stati promossi a pieni voti ma, confessa l’esperto, “ho un preferito. E’ il bellissimo labrador bianco Paco. Non solo fiuta la Xylella, ma nel suo curriculum vanta anche un’altra specialità: la ricerca e l’individuazione delle uova di tartaruga sulle spiagge. Davvero un super professionista dell’olfatto”. (Ansa)

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