AGGIORNAMENTO DELLE 17 IN CODA – LE REAZIONI ANIMALISTE
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POST ORIGINALE
Gucci rimette le pellicce nell’armadio, annunciando che le nuove collezioni p/e 2018 ne faranno a meno. La notizia – dopo anni di proteste e polemiche dei gruppi animalisti – rimbalza oggi sul Times, che cita dichiarazioni attribuite al presidente della maison, Marco Bizzarri, durante un intervento al London College of Fashion. Bizzarri ha parlato di un capo ormai “fuori moda” e ha rivendicato “l’impegno assoluto” di Gucci di fare “dello sviluppo sostenibile un elemento cruciale della nostra attività”. Non solo. Ha anche promesso, stando al Times, che il ricavato dalle vendite di pellicce di quest’anno sarà devoluto ad associazioni per la difesa degli animali come Humane Society International (Hsi) o l’italiana Lav (Lega antivivisezione). Kitty Block, di Hsi, si é detta compiaciuta e certa che la decisione di Gucci – analoga all’impegno anti pellicce assunto da Armani l’anno scorso – sia destinato ad avere “un enorme effetto traino” nel mondo della moda. Anche Gucci aderisce, quindi, alla Fur Free Alliance, il network internazionale che mira a condizionare le politiche di responsabilità sociale delle aziende moda al fine di rinunciare all’uso di pellicce animali. Non saranno più presenti nelle collezioni pellicce di visone, volpe, zibellino, karakul (agnello persiano o astrakhan), coniglio, opossum e altri animali allevati o catturati. (Ansa, nella foto Antonio Calanni/Ap, babbucce di pelliccia nella collezione a/i Gucci del 2015/16)
- Di moda no fur abbiamo scritto spesso su 24zampe: qui quando Armani, un anno e mezzo fa, ha detto basta alle pellicce, qui quando l’ha fatto Yoox, qui quando è toccato a Ovs, qui quando è toccato a O bag, qui raccontando della via della moda di Amsterdam che diventa fur-free
- Qui l’articolo della fashion editor del Sole 24 Ore, Giulia Crivelli, pubblicato sul sito del giornale
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AGGIORNAMENTO DELLE 17 – LE REAZIONI
La LAV e The HSUS – Humane Society for The United States plaudono, insieme alla Fur Free Alliance (FFA), il leader mondiale della moda Gucci per avere annunciato che non utilizzerà più pellicce animali a partire dalla collezione Primavera-Estate 2018.
LAV
Simone Pavesi, responsabile LAV – Area Moda Animal Free, ha dichiarato: “La decisione di Gucci cambierà radicalmente il futuro della moda. Il rispetto degli animali è sempre più radicato nei valori delle persone e i grandi nomi della moda stanno gradualmente attuando politiche di responsabilità sociale in questa direzione. Mentre la moda diventa sempre più etica, le catene di approvvigionamento che ruotano intorno agli animali saranno una cosa del passato”.
HUMANE SOCIETY USA
Per PJ Smith, senior manager Politiche della moda per HSUS, “con questo annuncio, Gucci contribuirà a cambiare il modo in cui l’industria della moda del lusso considera gli animali. C’è un crescente segmento di nuovi consumatori etici che si preoccupano dell’innovazione e della responsabilità sociale e non vogliono avere niente a che fare con i prodotti obsoleti e crudeli come la pelliccia. Gucci lo ha capito e senz’altro beneficerà di un maggiore consenso”.
FUR FREE ALLIANCE
Secondo Joh Vinding, presidente dalla Fur Free Alliance, “da decenni gli animali dell’industria della pelliccia sono stati sottoposti ad una intensa crudeltà, vivendo tutta la loro vita in gabbie miserabili e sporche. La nuova policy fur free di Gucci segna un cambio di rotta per l’intera industria della moda di lusso. Gucci sta prendendo una posizione audace per gli animali, mostrando al mondo che il futuro della moda è senza pellicce”.
ENPA
“A nome di Enpa e della stragrande maggioranza degli italiani, ben l’86% (Eurispes, 2016) contrari all’uso di pellicce, desidero esprimere al presidente di Gucci la nostra gratitudine per avere finalmente abbracciato la moda cruelty free”. Lo dichiara Carla Rocchi, presidente dell’Ente Nazionale Protezione Animali, commentando le parole con cui Marco Bizzarri ha annunciato la svolta “fur-free” dell’azienda da lui presieduta. A fine agosto Rocchi aveva scritto al presidente della maison, proprio per chiedere di mettere fine all’uso delle pellicce. In quell’occasione la presidente di Enpa aveva sollevato il problema degli allevamenti di volpi artiche in Finlandia, segnalando l’esigenza di un cambiamento culturale e produttivo in linea con la crescente sensibilità animalista dell’opinione pubblica, in Italia e all’estero.