Il Giappone lascia l’Iwc per riprendere la caccia alle balene

AGGIORNAMENTI DEL 27 DICEMBRE 2018 IN CODA – LE REAZIONI DEL GIORNO DOPO

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Il governo giapponese conferma l’uscita dalla Commissione internazionale per la caccia alle balene (Iwc) da giugno del prossimo anno, con l’obiettivo di riprendere da luglio 2019 la caccia ai cetacei ai fini commerciali, per la prima volta in quasi 30 anni. La decisione – anticipata qualche giorno fa e destinata a sollevare aspre critiche dalla comunità internazionale – è stata comunicata dal capo di Gabinetto Yoshihide Suga nel corso di una conferenza, spiegando che la caccia verrà esercitata intorno alle acque dell’arcipelago e nella zona economica esclusiva, e che difficilmente le navi nipponiche raggiungeranno l’Antartide. Inoltre Suga ha detto che “la caccia sarà condotta in conformità con la legge internazionale ed entro i limiti Iwc per evitare l’impatto negativo sulle risorse di cetacei”, reiterando il concetto di “caccia sostenibile” e affermando che la maggior parte delle specie di balene non sono in pericolo e che mangiare la balena è parte della cultura giapponese. L’annuncio arriva dopo mesi di discussioni all’interno dell’organizzazione, da lungo tempo divisa tra paesi favorevoli alla caccia delle balene e nazioni palesemente contrarie, tra queste ultime l’Australia e la Nuova Zelanda.

LA CACCIA ALLA BALENA NON SI E’ MAI FERMATA

Lo scorso settembre, durante la riunione internazionale dell’Iwc in Brasile, Tokyo aveva minacciato di riconsiderare la sua adesione all’ente a causa del voto contrario della maggioranza dei paesi membri ad autorizzare la caccia sostenibile dei cetacei. Il Giappone ha aderito alla Iwc nel 1951, tre anni dopo la sua istituzione, con lo scopo di regolare lo sviluppo sostenibile della specie e l’industria delle balene. Malgrado il Giappone sia stato costretto a interrompere la caccia dei cetacei a fini commerciali nel 1982, in linea con la moratoria internazionale decisa dalla Iwc, le imbarcazioni nipponiche hanno continuato a sopprimere le balene dal 1987 in avanti, per questioni che il governo definisce “legate alla ricerca scientifica”. Non è servita neppure la diffida ricevuta nel 2014 dalla Corte di giustizia dell’Aja, secondo la quale la “caccia per la scienza” non è altro che un pretesto.

UN SOSTEGNO ALL’INDUSTRIA DELLA CARNE DI BALENA

Adesso il velo dell’ipocrisia è caduto ma anche in passato, secondo gli esperti, dietro la motivazione delle autorità giapponesi si nascondeva la volontà di sostenere l’industria della carne di balena che, ancora oggi – malgrado il repentino calo delle vendite, è considerata una fonte alternativa e a buon mercato di proteine. In base ai dati del governo, negli anni ’60 il consumo di carne di balena si assestava intorno alle 200mila tonnellate l’anno, una cifra che è scesa intorno alle 5mila negli ultimi anni. Nonostante ciò, l’anno scorso la flotta giapponese – secondo l’Iwc – ha ucciso 333 balene di cui 122 gravide in un’operazione condannata dalla comunità ambientalista. Pochi mesi fa i vascelli di Sea Shepherd hanno issato la bandiera bianca contro le baleniere giapponesi, riconoscendo di avere poche possibilità di successo contro la potenza economica e militare di Tokyo.

LE REAZIONI INTERNAZIONALI

La ripresa della caccia commerciale alla balena è una decisione insolita per il Giappone, che tiene molto al multilateralismo nella sua diplomazia, spiega la Reuters. Critiche arrivano da parte di gruppi ambientalisti e di quanti credono che le balene debbano essere protette.”La dichiarazione oggi non è al passo con la comunità internazionale, per non parlare della salvaguardia del futuro dei nostri oceani e di queste maestose creature”, ha detto Greenpeace. Il ministro degli Esteri della Nuova Zelanda ha accolto con favore la decisione del Giappone di fermare la caccia alle balene in Antartide, ma – come il suo omologo australiano – è deluso dalla decisione di riprendere qualsiasi caccia commerciale. Accolto con favore anche l’impegno di Tokyo a limitarsi a specie relativamente abbondanti, come la balenottera minore.

UN FUTURO COMMERCIALE INCERTO

Gran parte della carne finisce nei negozi, anche se la maggior parte dei giapponesi non la mangia più. Il consumo di balene rappresentava lo 0,1% di tutto il consumo di carne giapponese, secondo il quotidiano Asahi, cioè 35 grammi per persona all’anno, secondo il proprietario del negozio di carne di balene Koichi Matsumoto. “Abbiamo mangiato carne di balena in passato ma oggi ci sono molte alternative”, ha detto una donna di 75 anni. La domanda calante indica una prospettiva incerta per l’attività di caccia. “Potrebbe resistere su piccola scala, ci sono ancora ristoranti di carne di balena e penso che alcune persone continueranno a mangiarne piccole quantità”, ha detto Yoichiro Sato, professore all’Università Ritsumeikan dell’Asia del Pacifico, “ma se è troppo costoso, la gente smetterà”. (nella foto sopra una balenottera minore catturata al largo dell’isola di Hokkaido – Aggiornato alle 18.40)

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AGGIORNAMENTI DEL 27 DICEMBRE 2018 IN CODA – LE REAZIONI DEL GIORNO DOPO

WWF

“La decisione di mettere gli interessi di caccia commerciale e insostenibile al di sopra di qualsiasi sforzo di conservazione arriva in un momento in cui tutte le balene del Pianeta sono drammaticamente minacciate dalle attività umane, fra cui la pesca accidentale (o bycatch), il soffocamento causato da reti fantasma, le collisioni con le navi, il rumore, l’inquinamento, la grande quantità di plastica che invade gli oceani, oltre che dai cambiamenti climatici”. Il Wwf “esorta il Giappone a rispettare gli accordi internazionali e gli sforzi di conservazione globale, continuando ad aderire alla commissione baleniera internazionale (Iwc)”.

ENPA

L’Ente Nazionale Protezione Animali è pronto a mobilitarsi e a tornare in piazza anche contro la riapertura della caccia commerciale alle balene annunciata da Tokyo, “ennesima dimostrazione di una politica ostile agli animali. Le balene e con esse gli altri cetacei e i pesci, e tutti gli ecosistemi marini, sono patrimonio dell’umanità. Cioè di noi tutti; nessuno dovrebbe disporne a proprio piacimento. “Con la caccia alla balene – prosegue Enpa – il Giappone si è appropriato e ha depauperato questo patrimonio comune. L’opinione pubblica di tutto il mondo, Italia compresa, continuerà a far sentire la propria voce. Per dire basta a una pratica che non ha altra ragion d’essere se non quella di conquistare i consensi di un settore, questo sì, in via di estinzione”.

  • Mirko Rossini |

    Un paese avanti e progredito come il vostro !con questa decisione torna indietro invece che avanti..è vergognoso

  • Mirko Rossini |

    Un paese avanti e progredito come il vostro !con questa decisione torna indietro invece che avanti..è vergognoso

  • Adriana |

    È una vergogna che nessuno intervenga. Non possiamo lasciare che questo succeda senza intervenire.

  • Adriana |

    È una vergogna che nessuno intervenga. Non possiamo lasciare che questo succeda senza intervenire.

  • Maria Pia |

    Scusate ma qui i conti non tornano. Se il consumo di carne di balena in Giappone è crollato allora perché il paese vuole passare dalla caccia a fini scientifici a quella per fini commerciali?
    Tra parentesi vorrei sapere quali risultati ha dato la ricerca alla base della caccia per scopi “scientifici”.
    Si sa che il Giappone è la patria de sushi, della soia e dei suoi derivati. Considerato l’alto livello tecnologico, credo che i giapponesi se volessero sarebbero in grado di creare il tofu gusto balena senza un grammo di carne della stessa. Quindi, mi viene da pensare che questa caccia serva per procurare il grasso e l’olio di balena che sono utilizzabili nel campo della cosmetica e della medicina.
    Mio marito ricorda che prima di andare a scuola la madre lo aspettava davanti alla porta d’ingresso con un bel cucchiaio di olio di balena e dopo averglielo somministrato gli faceva aprire la bocca per vedere che fosse andato giù. Si riteneva che il suddetto olio avesse proprietà ricostituenti.
    Se qualcuno conosce altri usi che vengono fatti della carne di balena, vorrei conoscerli. Grazie.

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