Coronavirus: animali selvatici, Cina (quasi) pronta a cambiare

AGGIORNAMENTO DEL 25 FEBBRAIO 2020 – CINA, BANDITI CONSUMO E COMMERCIO DI ANIMALI SELVATICI

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POST DEL 23 FEBBRAIO 2020

Per contrastare lo sviluppo di un nuovo coronavirus, lunedì 24 febbraio la Cina potrebbe vietare il consumo di animali selvatici e il loro commercio. Domani il Comitato permanente del 13esimo Congresso nazionale del popolo, l’assemblea legislativa cinese, si riunisce a Pechino per la 16esima sessione bimestrale durante la quale si valuterà “una bozza di decisione sul bando del commercio illegale di animali selvatici e l’eliminazione delle cattive abitudini di mangiare animali selvatici a tutela della salute e della sicurezza della vita delle persone”. Lo ha detto nei giorni scorsi il presidente Li Zhanshu.

CONSUMARE ANIMALI SELVATICI E’ PERICOLOSO

Il governo sembra abbia dunque deciso di agire per prevenire futuri focolai di malattie che si diffondono dagli animali all’uomo, come sottolinea un biologo della conservazione dell’Università Normale di Pechino, Li Zhang, a Nature. Come già scritto in questi giorni (anche dal naturalista Nicola Bressi, nel tweet sopra), se questa epidemia di coronavirus avrà un merito sarà quello di aver fatto prendere coscienza alla popolazione cinese che il consumo di animali selvatici è pericoloso. Si ritiene, infatti, che il virus sia stato sviluppato utilizzando come ospite intermedio pangolini  (foto sotto) o pipistrelli, normalmente consumati a tavola.

(FILES) In this file photo taken on June 30, 2017, a juvenile Sunda pangolin feeds on termites at the Singapore Zoo. - The endangered pangolin may be the link that facilitated the spread of the novel coronavirus across China, Chinese scientists said on February 7, 2020. Researchers at the South China Agricultural University have identified the scaly mammal as a "potential intermediate host," the university said in a statement, without providing further details. (Photo by ROSLAN RAHMAN / AFP)

(Ph. ROSLAN RAHMAN / AFP)

CORNO DI RINOCERONTE, OSSA DI TIGRE, BILE D’ORSO

Mangiare animali selvatici oppure utilizzarli nei medicinali tradizionali è pratica comune in Cina, un paese dove fino a oggi hanno convissuto senza apparente fatica una comunità scientifica all’avanguardia – magari eticamente discutibile ma altamente specializzata – e la convinzione di poter curare l’impotenza maschile con il corno di rinoceronte o combattere la febbre o le piaghe agli occhi con la bile d’orso. Credenze che hanno spinto i prezzi dei corni a 50mila euro al chilo, delle scaglie di pangolino a 3mila, delle ossa di tigre a 500 ma soprattutto hanno portato sull’orlo dell’estinzione molte specie animali, tra cui certamente quelle appena elencate.

epaselect epa08189966 A woman sells chickens while wearing protection mask to protect themselves from coronavirus and H5N1 Bird Flu at the market in Guangzhou, Guangdong Province, China, 03 February 2020. Wearing masks in metro and all public places in Guangzhou is mandatory and offenders faces penalties if they don't obey this law. After the coronavirus outbreak in Wuhan, Hubei province at the beginning of this year, the Ministry of Agriculture and Rural Affairs of China said in statement that authorities had culled almost 18,000 chickens because of outbreak of H5N1 bird flu in Hunan province which is next to Hubei. EPA/ALEX PLAVEVSKI

(ph. EPA/ALEX PLAVEVSKI)

UN MILIONE DI PERSONE LAVORA NEL SETTORE

La decisione di lunedì 24 non sarà facile. C’è da considerare la questione economica ma anche la dimensione sociale del fenomeno. Secondo le stime di Traffic il mercato degli animali selvatici vale 50 miliardi di yuan (7 miliardi di euro circa) e dà lavoro a un milione di persone, vietarlo completamente potrebbe comportare dei rischi. Da una parte i lavoratori del settore pagherebbero un prezzo forse troppo alto e il fenomeno potrebbe carsicamente riemergere sul mercato nero, dall’altra c’è chi ritiene che una regolamentazione di una parte delle attività sarebbe più ragionevole e governabile.

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