AGGIORNAMENTO DEL 20 NOVEMBRE 2017 – TRUMP: “DECIDO LA PROSSIMA SETTIMANA”
Donald Trump ha reso noto via Twitter che annuncerà la prossima settimana la sua decisione sull’importazione di grandi trofei di caccia, la cui autorizzazione ha sospeso nei giorni scorsi sull’onda delle proteste. “Sarà molto difficile farmi cambiare idea che questo spettacolo dell’orrore in qualche modo aiuta la conservazione degli elefanti o di altri animali”, ha spiegato, lasciando quindi intendere che è intenzionato a mantenere il bando dell’amministrazione Obama contro l’importazione di trofei di elefanti uccisi in Africa. (Ansa)
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AGGIORNAMENTO DEL 18 NOVEMBRE 2017 – IL PRESIDENTE TRUMP SOSPENDE LA REVOCA
Donald Trump ha annunciato su Twitter (foto sotto) che sospende la decisione di autorizzare l’importazione di trofei di elefanti finché potrà “riesaminare tutti i fatti relativi alla preservazione” della specie. La decisione aveva sollevato le critiche degli animalisti. La caccia grossa in Africa è uno sport per uomini ricchi come i figli del presidente Trump, Eric e Don Jr, celebri per le loro foto con trofei esotici dopo costosi safari organizzati da agenzie specializzate nello spennare clienti occidentali. (Ansa)
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AGGIORNAMENTO DELLE 13.50 – E’ UFFICIALE: BANDO RIMOSSO ANCHE PER I LEONI
Non solo elefanti: l’amministrazione Trump rimuove il divieto per gli statunitensi di rientrare in patria con trofei di caccia anche per i leoni. L’importazione di teste, zampe e altri parti del corpo del felino – si legge sul sito del Fish and Wildlife Service, l’agenzia del governo Usa per la conservazione della fauna selvatica – è consentita per esemplari cacciati in Zambia e Zimbabwe, gli stessi due Stati africani da cui ora è possibile importare anche parti di elefante. Il bando sull’importazione di trofei di caccia sugli elefanti era stato imposto nel 2014, durante l’amministrazione Obama. Nel 2015 erano invece state introdotte restrizioni molto dure per i cacciatori statunitensi di leoni africani. Dure le critiche degli ambientalisti. Per Humane Society, storica Ong animalista Usa, la revoca “stende il tappeto rosso al prossimo Walter Palmer”, il dentista del Minnesota balzato agli onori della cronaca nel 2015 per aver ucciso Cecil, leone simbolo di un parco naturale dello Zimbabwe. (Ansa)
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POST ORIGINALE
L’amministrazione Trump si prepara a revocare il bando imposto dall’amministrazione Obama che dal 2014 impedisce ai cacciatori di importare negli Usa trofei di elefanti da loro uccisi? Il cambio di politica è stato annunciato a una conferenza organizzata in Sudafrica dal Safari Club International Foundation, che da anni si batte assieme alla National Firearm Association per ottenere la revoca del bando, e confermato ai media americani dall’Agenzia federale per la flora e la fauna. Ma ieri, in tarda sera, la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders ha detto ai giornalisti che “non c’è stato un annuncio definitivo in questo senso” e di “non prendere in considerazione decisioni non definitive”. Ma i timori ci sono. Le importazioni potrebbero riprendere presto per i pachidermi cacciati legalmente in Zambia e Zimbabwe. La caccia grossa in Africa è uno sport per uomini ricchi come i figli del presidente Trump, Eric e Donald Jr, celebri per le loro foto (sopra, in un montaggio di Hsi: “una foto che vale mille parole”) con trofei esotici dopo costosi safari organizzati da agenzie specializzate nello spennare clienti occidentali. Gli elefanti sono elencati dalla legge americana come specie in pericolo ma all’interno del provvedimento c’è una clausola che autorizzerebbe la deroga se ci sono prove che le tariffe pagate dai cacciatori per il tesserino di caccia vanno a beneficio della sopravvivenza di quella specie. Le fonti federali citate dai media Usa affermano che le autorità dei due Paesi africani sono a favore della revoca e non è chiaro come il colpo di stato in Zimbabwe possa incidere sulla decisione. Secondo gli esperti la popolazione degli elefanti africani è in caduta libera. Il rilevamento del Great Elephant Center del 2016 ha registrato un calo del 30 per cento con un meno 6 per cento soltanto in Zimbabwe. I difensori degli animali hanno reagito con indignazione. E anche se il cambiamento riguarda solo gli elefanti, c’è chi ha ricordato il caso del leone Cecil, ucciso in Zimbabwe nel 2015 da un dentista del Minnesota. Walter Palmer aveva sborsato 54 mila dollari per uccidere Cecil. E anche in quel caso le tariffe imposte per autorizzare la caccia erano finite nel mirino degli ambientalisti. Già durante la campagna elettorale, l’associazione animalista Humane Society Hsi accusava Trump di non aver quasi mai parlato di benessere animale e di non dare garanzie, da legislatore Usa, di essere disposto a implementare il sistema di leggi federali di protezione. Ne avevamo scritto qui su 24zampe.
- Sull’onda dello sdegno sollevato in tutto il mondo dall’uccisione del leone Cecil nello Zimbabwe, nell’agosto del 2015 tre compagnie aeree americane (Delta, American e United) hanno introdotto un bando al trasporto di trofei di caccia grossa, corpi, o parti di corpi, dei cosiddetti “big five” del safari (leoni, leopardi, elefanti, rinoceronti e bisonti). Ne abbiamo parlato qui.
- Nel giugno 2016 Alitalia (che da anni rifiuta il trasporto di trofei di caccia), insieme ad altre quattro compagnie Etihad Airways Partners, ha sottoscritto la Dichiarazione di Buckingham Palace contro il traffico illegale di specie protette e per la salvaguardia della ricchezza faunistica. Ne abbiamo parlato qui.