Iditarod, al via la gara di cani da slitta più famosa al mondo

La gara di cani da slitta più famosa al mondo quest’anno sarà anche la più lunga di sempre. La mancanza di neve a nord dell’Alaska Range, la catena montuosa che ospita la montagna più alta dello stato, ha imposto alla Iditarod 2025 un nuovo percorso, aumentando il chilometraggio della gara attraverso la natura selvaggia dell’Alaska di oltre 160 chilometri, arrivando a 1.815. L’inconveniente meteorologico ha anche costretto gli organizzatori a spostare l’inizio ufficiale della gara da Anchorage a Fairbanks nella giornata di lunedì. Alla partenza ci saranno solo 33 musher, il numero più basso di sempre (ma già registrato nel 2023), mentre erano 96 solo nel 2008. Un calo di partecipanti che solleva preoccupazioni sulla fattibilità in futuro dell’iconica gara, visto che questa edizione ha sofferto dell’aumento dei costi, della pressione dei gruppi per i diritti degli animali e del cambiamento climatico.

I CANI CONSUMERANNO CIRCA 100MILA SCARPONCINI DA NEVE

La corsa, giunta alla 53esima edizione e che ha visto ieri la cerimonia inaugurale ad Anchorage (foto in alto), vuole celebrare i cani da slitta che erano un tempo il principale mezzo di trasporto in Alaska per le merci e anche per le persone. Gli atleti a quattro zampe dell’Iditarod consumeranno un totale di circa 100mila scarponcini durante la gara, che aiutano a proteggere le zampe dei cani da neve, ghiaccio e gelo. Le provviste per cani e musher, invece che essere a bordo delle slitte, saranno spedite giornalmente ai checkpoint posti nei villaggi lungo il percorso. Quest’anno l’Iditarod onorerà anche un altro avvenimento canino famoso: la Serum Run del 1925, in cui le squadre di cani da slitta, tra cui il famosissimo Balto, con una corsa di oltre mille km salvarono Nome da un’epidemia mortale di difterite. Proprio la cittadina dove il vincitore è atteso tra circa 10 giorni, a oltre 1.800 km di distanza da Fairbanks.

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  • Ben Davies |

    Un’edizione storica che mette alla prova non solo i musher, ma anche il futuro stesso dell’Iditarod. Tra sfide climatiche e omaggi alla leggenda di Balto, la corsa resta un simbolo di resistenza e tradizione.

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