Aveva cercato la libertà saltando giù dal rimorchio di un’auto che la stava trasportando al macello. Per Senia, un maiale femmina di cinta senese (inizialmente battezzato Senio dagli agenti della polizia che all’inizio di luglio lo avevano recuperato sulla strada 73 di Ponente a Costalpino), alle porte di Siena, è iniziata una nuova vita. Da un allevamento fuori città, dove era stata portata il giorno del ritrovamento, ora è a Castiglione d’Orcia, accolta nel rifugio ‘La Tana del Bianconiglio’, una struttura agrituristica che ospita anche 60 animali salvati dallo sfruttamento e da una morte violenta. L’associazione ‘Vita da cani’ di Milano e la Rete dei santuari di animali liberi in Italia si erano rivolte al sindaco di Siena Luigi De Mossi perché Senia avesse un destino diverso da quello del mattatoio. Richiesta poi accolta e dopo la visita dei veterinari della Asl – che si sono accorti di essere davanti a una giovane scrofa -, per Senia ieri è stato il giorno della liberazione. “Sapete cosa ha fatto Senia – scrivono su fb quelli della Tana – appena arrivata al santuario? Un piccolo giro di perlustrazione e dopo pochi minuti è entrata nella sua casetta di legno con la paglia calda e ci si è completamente immersa dentro fino a coprirsi il muso… avrà pensato: finalmente posso vivere in pace!”.
UNA STORIA FELICE NELLA TRAGEDIA DEGLI ANIMALI DA REDDITO
“La storia di Senia deve farci riflettere su una realtà tragica, quella vissuta dagli animali definiti ‘da reddito’ – sottolinea in una nota Ludovica Lombardini, creatrice del rifugio ‘La Tana del Bianconiglio’ insieme a Diego Statuti – che ogni giorno vengono uccisi nei mattatoi, per capire quali conseguenze hanno le nostre abitudini su questi ‘individui’, fatti nascere al solo scopo di essere uccisi per diventare cibo”. Lombardini annuncia l’attivazione di “due raccolte fondi per Senia, per far fronte a tutte le spese per lei, dal trasporto alla capanna e al mantenimento mensile attraverso l’adozione a distanza”. “Qui si sperimenta, paradossalmente, un’economia al contrario, e gli animali che per secoli di domesticazione e allevamento hanno ‘lavorato’ per gli umani, nel santuario si riposano, e sono gli uomini a lavorare per loro” conclude Sara d’Angelo della Rete dei santuari di animali liberi. (foto dal fb della Tana del bianconiglio)
Su 24zampe: Su Rai3 la storia dell’allevatore passato dalla parte degli animali