I cani sono amici, non cibo. Non è una semicitazione dal film “Alla ricerca di Nemo” ma la sintesi di quanto comunicato dal ministero dell’Agricoltura e degli Affari Rurali cinese. “Companion” e non “livestock”, compagni di vita e non bestiame, questo ha confermato Pechino pubblicando la versione finale dell’”Elenco delle Risorse Genetiche di Bestiame e Pollame”, seguito da una lunga spiegazione sul perché i cani non sono inclusi. Un’informazione non scontata in Cina, dove convivono abitudini simili a quelle occidentali nei confronti del proprio pet e festival come quello di Yulin, che si svolge in corrispondenza del solstizio estivo e durante il quale migliaia e migliaia di cani e gatti vengono macellati e mangiati in una tanto gigantesca quanto famigerata sagra paesana.
HSI: SPERIAMO FINISCA PRESTO IL COMMERCIO DI CARNE DI CANE E GATTO
Peter Li, specialista in politica cinese della Humane Society International e attivo in tutta l’Asia per porre fine ai commerci di carne di cane e gatto, commenta: “Ora che il Governo cinese ha riconosciuto ufficialmente i cani come compagni di vita e non come bestiame, speriamo che adotterà misure più incisive per accelerare la fine del commercio di carne di cane e gatto per il quale milioni di animali continuano a soffrire ogni anno. L’annuncio offre alle città di tutto il paese la perfetta opportunità per agire”. Sarebbero circa 10 milioni i cani e gatti macellati in Cina ogni anno mentre più di 90 quelli domestici. La dichiarazione ufficiale del ministero ha confermato che la maggior parte delle persone che hanno partecipato alla consultazione pubblica che ha preceduto il provvedimento si sono opposte all’inclusione dei cani nell’elenco degli animali considerati da reddito.
“DEPLOREVOLE” L’AMMISSIONE ALL’ALLEVAMENTO DI ALCUNE SPECIE SELVATICHE
Con i cani c’è “una lunga storia di addomesticamento, a fianco dell’uomo come animali da guardia, da caccia, d’assistenza o semplicemente da compagnia. È stato inoltre sottolineato come anche la lista degli animali da reddito dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), i cani non siano inclusi a livello internazionale”, spiega una nota di Hsi. Sorpresa tra gli animalisti, infine, per il fatto che cervi, renne, alpaca, faraone, fagiani, pernici, germani reali, struzzi e specie allevate per la loro pelliccia come i cani procione, le volpi argentate ed i visoni siano ora ufficialmente considerate “bestiame”: “L’inclusione di specie selvatiche è deplorevole. L’allevamento intensivo, in cattività, di questi animali presenta gravi problemi per il benessere animale e potenziali rischi per la salute umana. La loro riclassificazione non riduce la loro sofferenza ed il rischio di malattie zoonotiche”, conclude Hsi. Una lezione che dopo il coronavirus ci si augurava fosse stata appresa.