Abbiamo bisogno di una pesca e di un’acquacoltura sostenibile e trasparente. Una politica che promuova l’innovazione, ma che sia nel contempo gestibile. “Se non acceleriamo i nostri sforzi non ci sarà più pesce nel 2030”. Così, senza mezzi termini, il neopresidente del Consiglio dei ministri della pesca, l’olandese Martijn Van Dam, ha messo in guardia l’Europarlamento sulle sfide che attende il comparto, nel presentare ai deputati le ambizioni della dodicesima presidenza olandese dell’Ue.
Saranno sei mesi “carichi di lavoro” ha detto Van Dam. Si tratta di affrontare numerose sfide: dall’attuazione del quadro di misure tecniche per la pesca ad una proposta sulle reti derivanti, da una nuova normativa sulla raccolta dei dati per l’acquacoltura e la pesca ad una piattaforma sul benessere degli animali che includerà anche i pesci. Senza dimenticare il piano pluriennale di gestione del Mar Baltico (il primo della nuova politica comune della pesca i cui criteri si ritroveranno nella gestione degli altri mari) e la pesca in acque profonde.
Uno dei dossier più attesi che interessa da vicino l’Italia, riguarda quello relativo alle misure tecniche di pesca e all’uso delle reti derivanti, di cui si attendono le proposte della Commissione europea. Tra le misure tecniche (dalla dimensione delle maglie alla distanza dalla costa per i pescherecci) c’era anche quella riguardante la taglia minima delle vongole su cui l’Italia ha già messo a punto un percorso per risolvere il problema. (Ansa)