Parco Abruzzo, l’orsetta Morena non ce l’ha fatta. Morta (forse) per malattia dentale

AGGIORNAMENTO DEL 13 SETTEMBRE 2016

Né avvelenamento, né atto di bracconaggio tra le cause della morte dell’orsetta “Morena”, recuperata dal Parco il 23 Maggio dell’anno scorso senza mamma, svezzata e cresciuta per più di sei mesi dai tecnici del Parco, rilasciata in Natura il 9 dicembre 2015 e ritrovata morta in località Ferroio di Scanno il 21 luglio scorso. Queste sono le risultanze della relazione sulla necroscopia effettuata sui resti di Morena dal dott. Rosario Fico del Centro di referenza nazionale per la medicina forense veterinaria dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana di Grosseto, che fa risalire, come ipotesi verosimile, la morte dell’orsetta a una malattia sviluppatasi in seguito a problemi dentali. Sul corpo dell’orsetta, sempre in sede di necroscopia, sono state trovate anche tracce di predazione di grossi carnivori, orso o lupo a giudicare dalla grandezza dei morsi. La predazione è certa in quanto alcune ossa fratturate rivelano i morsi di un grande carnivoro, più difficile stabilire se la stessa sia avvenuta prima o dopo la morte. L’ipotesi del dott. Fico è che le fratture siano quasi sicuramente peri-mortali o post-mortali. Per sintetizzare le due possibilità potremmo presumere che, verosimilmente, l’animale può essere stato predato anche perché indebolito dalla malattia, quindi con minori capacità di difesa o fuga. La relazione chiarisce la fantasiosa ipotesi di qualche sciamano, che voleva l’orsetta Morena morta di fame, anche sulla base dell’evidenza che tra i resti è stato trovato parte del contenuto gastrico costituito da erba e che la cistifellea era piena, segno che la digestione non era ancora avvenuta. Come dire che Morena, nonostante i problemi dentali, ha mangiato fino all’ultimo momento. “Come dichiarato, ed anche scritto, dagli esperti nazionali ed internazionali che hanno supportato i servizi del Parco, quello veterinario e quello scientifico, nell’allevamento di Morena – dichiara il direttore del Parco, Dario Febbo – il compito del Parco è stato svolto egregiamente ed il successo è stato, appunto, quello di averla rilasciata in natura, dove l’orsetta, come tutti gli altri animali selvatici, doveva comunque fare i conti con le severe leggi naturali”. La morte dell’animale per cause naturali era tra le possibilità messe in conto dal Parco, come d’altronde succede al 50% degli orsi al primo anno di vita, seppur accompagnati dalle rispettive mamme. “Abbiamo realizzato questo tentativo di allevamento di una cucciola di orso marsicano – ha dichiarato il Presidente del Parco, Antonio Carrara –  per “recuperare” una femmina, preziosa per la crescita della popolazione. Con l’esame necroscopico si chiarisce che non c’è stato avvelenamento né bracconaggio e questa mi sembra una buona notizia. La morte per cause naturali l’avevamo messa in conto, dichiarando prima del rilascio, nel protocollo che abbiamo scritto e divulgato,  che, una volta liberata, Morena sarebbe stata monitorata, ma non saremmo intervenuti se non nel caso fosse diventata un’orsa confidente. Questo abbiamo fatto.  E’ stata un’esperienza utile per il Parco anche in considerazione di altre eventuali possibilità di allevamento di cuccioli trovati senza madre, evitando di farli vivere in cattività per tutta la vita”. Il Servizio di Sorveglianza ha provveduto a recapitare la relazione al Magistrato della Procura di Sulmona e ha chiedere il dissequestro della carcassa e del radiocollare.

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POST ORIGINALE DEL 24 LUGLIO 2016

“E’ sicuramente la notizia che abbiamo temuto di più in tutti questi mesi e che avremmo proprio non voluto dare, e invece eccoci a raccontarvi l’ultimo capitolo di quella che è stata, fino a ieri, una bellissima storia. Ieri pomeriggio, nell’ambito degli ordinari controlli, lo staff del Parco, che ha monitorato il cucciolo dal momento del rilascio, ha ritrovato Morena ormai deceduta”. Non ha i toni laconici che ci si poteva aspettare l’inizio del comunicato che annuncia la morte dell’orsetta marsicana Morena, scritto dal Pnalm il 22 luglio 2016. E’ partecipato, scritto con l’umanità che quell’animale si è saputo conquistare nel breve corso della sua vita, anche a causa della sua storia travagliata. Morena era una cucciola d’orso che, abbandonata dalla madre circa un anno e mezzo fa, era stata “adottata” dal Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e destinata alla reintroduzione in natura (“Adottata, ma tornerà liberà“). Ma le tappe di questo percorso si erano rivelate più impervie del previsto. Oltre alla vicenda dell’abbandono, le difficoltà a raggiungere il peso necessario (“La sfida all’ingrasso“) per essere pronta a vivere libera avevano fatto crescere la simpatia e la partecipazione verso di lei e la sua avventura.  Finalmente, raggiunti i 40 chilogrammi di peso, l’orsetta marsicana, a circa un anno, era stata liberata nel territorio del Pnalm (“Ha ritrovato la via dei boschi“). Poi era caduto un metro di neve e Morena si era trovata un anfratto in un’area impervia dove trascorrere il letargo. Monitorata con un rilevatore gps e un sistema di telemetria delle funzioni vitali, tutto proseguiva secondo natura. Anche il risveglio dal letargo veniva registrato dal Parco (e da 24zampe “Ha finito il letargo dopo il primo inverno da sola“) come un piccolo grande successo, il coronamento di una corretta operazione di reintroduzione in ambiente naturale. Negli ultimi giorni, l’orsa è stata avvistata in buone condizioni: nove giorni fa, il 15 luglio, le è stata scattata la foto che si vede sopra. Quarantott’ore dopo, la telemetria restituiva dati senza anomalie. Ma tra il giorno 20 e il 21 di luglio, Morena era morta. Il caldo ha accelerato il processo di decomposizione della carcassa, per cui non si è riusciti a capire le cause del decesso (segnalato in ritardo dal radiocollare, forse difettoso) e sarà l’autopsia dell’Izs di Grosseto a chiarirle. Nelle parole che chiudono il comunicato (consultabile qui per intero), una delusione che è – davvero – anche nostra. “La possibilità che non ce la potesse fare è sempre stata una costante di questo complesso progetto, testato per la prima volta dal Parco. Ma le diverse fasi, andate sempre bene, e le reazioni più che positive di Morena, anche in questo periodo in cui ha vissuto libera in natura, ci avevano lasciato ben sperare nel lieto fine. Pur avendo sempre messo in conto questa possibilità, oggi non possiamo fare a meno di provare un profondo senso di delusione, che sicuramente proveranno anche tutti coloro che hanno fatto il tifo per lei, per oltre un anno…”.