Arriva a Bologna la mostra “Animals” di Steve McCurry, che indaga la relazione tra uomo e animali. Con i suoi reportage in tutto il mondo il fotografo statunitense 72enne di Filadelfia ha spaziato nei generi più diversi, dalla guerra alla street photography e alla fotografia urbana, anche se il suo scatto più rappresentativo resta il ritratto della ragazza afgana. La mostra Animals viene allestita dall’8 ottobre al 12 febbraio 2023 nelle sale di Palazzo Belloni, nel cuore della città, ed è curata da Biba Giacchetti per Next Exhibition. Il percorso si snoda attraverso 60 scatti che raccontano al visitatore le storie di una vita quotidiana dove uomo e animale sono legati indissolubilmente. E, pur se raccontati, come è nel suo stile, in maniera gentile e poetica, con empatia e maestria nell’uso del colore, le foto, stampate dallo stesso Steve McCurry nel suo studio, contengono messaggi molto seri. “Un affresco corale dell’interazione e della condivisione – ha spiegato la curatrice – che tocca i temi del lavoro e del sostentamento che l’animale fornisce all’uomo, delle conseguenze dell’agire dell’uomo sulla fauna locale e globale, dell’affetto che l’essere umano riversa sul suo pet, qualunque esso sia”.
DA LAVORO E DA COMPAGNIA, AMATI E SFRUTTATI: ECCO IL RAPPORTO CON L’UOMO
Animali da lavoro, usati come via alla sopravvivenza, animali talvolta sfruttati come unica risorsa a una condizione di miseria, altre volte amati e riconosciuti come compagni di vita per alleviare la tristezza o, semplicemente, per una forma di simbiotico affetto. Il progetto “Animals” è nato nel 1992 quando McCurry si recò nei territori di guerra nell’area del Golfo per documentare il disastroso impatto ambientale nei luoghi del conflitto. Tornò con alcune delle sue più celebri immagini, come i cammelli che attraversano i pozzi di petrolio in fiamme e gli uccelli migratori interamente cosparsi di petrolio, ma anche quella di un grande cane sul retro di una bici, o quella di una mamma con bimbo che dormono “protetti” da un serpente enorme, fino al ragazzino col serpente al collo come fosse una collana, che fa da manifesto per la mostra.
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