Peste suina, nel Lazio infetti due maiali di un piccolo allevamento

AGGIORNAMENTO DEL 13 GIUGNO 2022  – NEL LAZIO SALGONO A 32 GLI ANIMALI INFETTI

“Salgono a 32 complessivi i casi di positività di cui 5 riscontrati in data odierna dall’Istituto Zooprofilattico su carcasse di animali all’interno della zona perimetrata. Domani andrà in giunta il Piano regionale di interventi urgenti (PRIU) per la riduzione del numero dei cinghiali. Con la delibera di domani viene rispettato l’impegno indicato dal Prefetto di Roma nelle linee di indirizzo ed in particolare nelle aree naturali protette regionali deve esser raggiunto il target minimo di 200 prelievi di selezione in 30 giorni e lo stesso obiettivo al di fuori delle aree protette regionali. Nel Lazio il numero stimato della popolazione dei cinghiali è di circa 75 mila, un numero eccessivo e al di fuori di un corretto equilibrio”. Lo dichiara l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. (Ansa)

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AGGIORNAMENTO DEL 10 GIUGNO 2022 IN CODA – IL PIANO DI SELEZIONE DEL LAZIO

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POST DEL 9 GIUGNO 2022

“La peste suina provocata dai cinghiali entra in un piccolo allevamento della zona perimetrata del Lazio. Sono stati rilevati infatti due casi di positività. Tutti i capi saranno immediatamente abbattuti da parte dei servizi veterinari della Asl ed è in corso la riunione della task-force”. Lo dichiara l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, sulla base delle notizie fornite dall’Istituto zooprofilattico. I due maiali positivi sono dentro l’Insugherata, l’area verde cittadina dentro l’anello stradale del Raccordo anulare dove è esploso il focolaio dai cinghiali. “Ora provvediamo ad abbattere velocemente tutt’attorno”, dice il Commissario straordinario all’emergenza peste suina, Angelo Ferrari. “Adesso zona rossa e zona di infezione verranno tutte riviste”, dice Ferrari.

LA STORIA DEL CONTAGIO DA PESTE SUINA AFRICANA IN ITALIA

Il 5 maggio era stato reso noto il primo caso di positività alla Psa nei cinghiali a Roma mentre il 26 maggio era stato trovato un positivo fuori Roma, nel reatino. L’epidemia in Italia è arrivata ufficialmente il 7 gennaio 2022, con la scoperta nei boschi appenninici dell’ovadese di un animale morto e positivo allla peste suina africana. La grande popolazione di cinghiali che vive tra Liguria e Piemonte è stata subito messa in “zona rossa” e si sono incrementate le attività di depopolamento da una parte e di recinzione dell’area dall’altra. La peste suina africana che è spesso letale per i suidi ma non è, invece, trasmissibile agli esseri umani. Il principale problema della diffusione dell’epidemia dai selvatici ai suini d’allevamento è che viene messa a rischio, secondo gli esperti, la sopravvivenza di 31mila allevamenti italiani e i conti di un comparto che vale 20 miliardi di euro l’anno e occupa 100 mila persone nella filiera dei salami, mortadella e prosciutti. 

IL VETERINARIO: NESSUN RISCHIO PER LA SALUTE UMANA

“Il fatto che il virus della peste suina sia entrato in un allevamento è un forte campanello d’allarme: ci sono rischi di una più ampia propagazione tra gli allevamenti, che hanno spesso contatti ad esempio attraverso i mezzi di trasporto dei mangimi, e questo significa che è in pericolo un intero comparto”, afferma Giovanni Guadagnini, veterinario specialista in patologie suine e membro Anmvi, precisando che non vi è comunque alcun rischio per la salute umana o per la sicurezza alimentare. Il virus, spiega l’esperto, “si sta muovendo e deve dunque crescere il livello di allerta. Mi risulta che siano i primi casi di contagio registrati in allevamenti e questo vuol dire che il sistema di ricerca e sorveglianza che è in atto sta funzionando”. Tuttavia, avverte, “è necessario rafforzare la biosicurezza degli allevamenti, ovvero rafforzare tutte le misure per evitare l’entrata dei patogeni in questi ambienti, a partire dalla completa disinfezione dei mezzi e dalle regole di igiene e vestizione per gli operatori  “.

COLDIRETTI: IN LAZIO 50MILA MAIALI ALLEVATI A RISCHIO

Per Coldiretti “è necessaria l’introduzione di misure di sostegno per il settore suinicolo al fine di tutelare il reddito degli allevatori ma anche intervenire per un deciso contenimento della popolazione dei cinghiali che rappresentano il vettore di trasmissione della malattia. Per questo – continuano gli agricoltori – è necessario intervenire con la modifica immediata dell’art. 19 della legge 157/1992 semplificando le procedure per l’adozione dei piani di abbattimento approvati dalle regioni e il rafforzamento delle competenze dell’ufficio commissariale previsto dal Decreto Legge 17 febbraio 2022, n. 9. Il rischio è che l’emergenza si allarghi – sono 50mila i maiali allevati in Lazio – e che siano dichiarate infette le aree ad elevata vocazione produttiva con il conseguente pregiudizio economico che potrebbe discendere per la filiera agroalimentare e l’occupazione in un settore strategico del made in ltaly”. Sostanzialmente sulla stessa linea Cia e Confagricoltura, che chiedono risarcimenti e un piano di contenimento.
 
IN LIGURIA E PIEMONTE 143 CASI TOTALI
Mentre i cinghiali infetti sono 19 in Lazio (18 a Roma e uno a Rieti), nessun nuovo caso di Peste suina africana è stato accertato oggi in Piemonte e Liguria, interessati da un’ampia area ‘rossa’ da inizio anno. Le positività, tutte in cinghiali, restano 143 di cui 89 in Piemonte e 54 in Liguria. I casi positivi, verificati dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta, riguardano complessivamente 32 Comuni nelle due regioni: Campo Ligure e Rossiglione, entrambi in provincia di Genova, ne hanno avuti 13, Arquata Scrivia (Alessandria) 11. (post aggiornato con le dichiarazioni di Ferrari, del veterinario e con alcuni dati)
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AGGIORNAMENTO DEL 10 GIUGNO 2022 – IL PIANO DI SELEZIONE DEL LAZIO

Al via il piano di selezione dei cinghiali per arginare la peste suina nel Lazio. Secondo i paletti fissati nella cabina di regia sulla peste suina che si è tenuta oggi è stato deciso che in 30 giorni deve essere raggiunto il target minimo di 400 capi da prelevare per la selezione: 200 nelle aree protette regionali e 200 fuori queste aree. Inoltre è stato anche deciso che entro 5 giorni si deve procedere all’abbattimento dei suini presenti nella zona infetta in un raggio di 10 km dai due casi positivi rilevati ieri in un allevamento. Nella cabina di regia inoltre è stato deciso, entro 5 giorni, il completamento dell’installazione delle recinzioni sul Grande Raccordo Anulare da parte di ANAS, al fine di bloccare i varchi di passaggio dei cinghiali. Prevista anche, entro il 17 giugno, la piena operatività di 10 gabbie nelle Aree Naturali Protette regionali per le catture di cinghiali. Entro 30 giorni dunque, sia dentro che fuori il perimetro delle aree naturali protette, si procederà al prelievo di almeno 400 capi che saranno messi nelle gabbie per poi essere selezionati e abbattuti. (Ansa)

Su 24zampe: Si chiama Italo il primo cucciolo di okapi nato in Italia

  • Dario |

    In cina…

  • Umberto Di Crescenzo |

    Egoismo, cecità ignoranza.
    Per la salute umana investono miliardi per gli animali una pallottola.
    Aspetto il commento del “sensibile giornalista” rispettoso, conoscitore, amante degli animali.

  • Dario |

    ABBATTUTI ABBATTUTI ABBATTUTI ABBATTUTI
    CONFORMISMO CONFORMISMO CONFORMISMO

  • Umberto Di Crescenzo |

    Mi tornano in mente le immagini di migliaia e migliaia di suini sepolti vivi buttati in grandi fosse in Giappone.
    Gli strazianti lamenti, gli animali non hanno colpe è il capitalismo che ha ridotto a merce anche gli animali.
    Non mi stancherò di dire che il destino degli animali è parallelo al nostro.
    Trovo inutili e strumentali i tanti forum ecc sugli animali, se non ci si schiera per una lotta vera, concreta per l’emancipazione umana,e animale dal capitalismo.
    Ciò che conta non è ciò che si pubblica ma quello che realmente si fa.
    A capito signor giornalista!

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