Catturare granchi, pesciolini, meduse e stelle marine con retino e secchiello non solo è una tortura per questi animali, che il più delle volte li condanna a morte, ma potrebbe costituire anche reato. Lo ricorda l’Ente nazionale protezione animali, che lancia il suo appello per l’estate 2020 contro la cattura degli animali marini sulle spiagge. Un gioco crudele praticato da molti bambini con l’assenso dei genitori, secondo la ong, che invita alla riflessione. “Anno dopo anno sembra che la ‘tortura nel secchiello’ sia una ‘tradizione’ irrinunciabile che anima le spiagge di tutta Italia – scrive Enpa in un comunicato -. ‘Poi però li rimettiamo in mare’ è tra le frasi più gettonate da chi pratica questi crudeli ‘giochi'”. Spesso ci si scorda – infatti c’è chi li ha definiti “gli animali dimenticati” – che anche i pesci provano emozioni e dolore, hanno ricordi, fanno tesoro delle esperienze, sono sociali e si riconoscono tra loro.
ANCHE SOLO TENERLI NEL SECCHIELLO SPESSO PER GLI ANIMALI E’ LETALE
Ma c’è anche un risvolto penale. “Pochi sanno che tutti gli animali, compresi gli abitanti del mare come meduse, pesci o molluschi, sono protetti e non si possono catturare né imprigionare, neanche temporaneamente. È un reato ai sensi del Codice Penale articolo 544 bis e ter”, continua la nota. “Prendere un granchio, una stella marina o qualsiasi altro animale del mare e metterlo nel secchiello equivale a una morte certa, anche una volta liberati – spiega l’associazione -: l’acqua dentro il secchiello raggiunge infatti alte temperature velocemente, senza che i bimbi possano rendersene conto. Quaranta gradi possono essere fatali per gli abitanti del mare”.
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