Stop all’uso di antibiotici negli animali d’allevamento sani, al fine di prevenire il grave fenomeno dell’antibioticoresistenza nell’uomo. La raccomandazione, indirizzata ad allevatori ed industrie alimentari, arriva dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ha pubblicato delle Linee guida in merito. L’Oms raccomanda di fermare l’uso di routine degli antibiotici negli animali sani per favorirne la crescita e prevenire malattie. L’obiettivo è preservare l’efficacia degli antibiotici che risultano importanti nella medicina per la salute umana proprio attraverso la riduzione del loro non necessario uso negli animali. In alcuni paesi, circa l’80% del consumo totale di antibiotici importanti per uso medico avviene nel settore animale, soprattutto per promuovere la crescita di animali già in buono stato di salute. L’Oms raccomanda dunque una “generale riduzione nell’uso di tutte le classi di antibiotici importanti in medicina in animali destinati alla produzione di cibo”. Inoltre, gli antibiotici usati per gli animali dovrebbero essere selezionati tra quelli che l’Oms ha classificato essere “meno importanti per la salute umana” e non tra quelli classificati come di “alta priorità”, poichè questi rappresentano spesso l’ultima linea o uno dei pochi trattamenti utilizzabili per curare infezioni batteriche gravi nell’uomo. Tuttavia, “la quantità di antibiotici usata negli animali sta continuando a crescere nel mondo, guidata da una crescente domanda di cibo di origine animale spesso prodotto attraverso allevamenti intensivi”. Una revisione pubblicata sulla rivista The Lancet Planetary Health, annuncia inoltre l’Oms, dimostra che proprio gli interventi di restrizione dell’uso di antibiotici negli animali destinati alla produzione di cibo ha ridotto del 39%, in questi animali, i batteri resistenti agli antibiotici. “La mancanza di antibiotici efficaci è una minaccia alla sicurezza altrettanto grave di una epidemia improvvisa e mortale”, ha avvertito il direttore generale dell’Oms Tedros Ghebreyesus. Secondo i dati diffusi a metà ottobre dall’Agenzia europea del farmaco (Ema), tra il 2010 e il 2015 le vendite di antibiotici veterinari sono calate in media del 13,4% in 25 paesi su 30 dell’Unione europea e dell’Area economica europea. I dati variano da Paese a Paese, anche per via dei diversi sistemi produttivi, popolazione animale, dosi giornaliere di farmaci usati, periodi di trattamento e prezzi. Cipro, Italia e Spagna sono i Paesi dove maggiori sono le vendite di questi farmaci per gli animali allevati per la produzione di cibo. In generale gli animali più a rischio sono quest’ultimi, meno quelli da compagnia, anche se con qualche distinguo. Per esempio negli allevamenti intensivi di pecore e capre il loro uso è generalmente basso.
- Su 24zampe abbiamo già scritto di antibiotici e allevamento qui.