L’Europa viaggia a grandi passi verso nuove norme su benessere e tracciabilità di cani e gatti, mentre l’Italia è ferma a leggi vecchie e inadeguate. A denunciarlo è il Gruppo allevatori cinofili (Gac), all’indomani dell’approvazione a larga maggioranza da parte dell’Europarlamento di Strasburgo, del Regolamento sul benessere di cani e gatti e allevamenti. Nel testo adottato, i deputati chiedono che tutti i cani e gatti nell’Ue, oltre a vietarne la vendita nei negozi di animali, siano identificabili obbligatoriamente tramite microchip e registrati in banche dati nazionali interfacciabili in un unico e centrale sistema europeo. “Questa banca dati che in Italia si chiama Sinac (Sistema Informativo Nazionale Animali da Compagnia) – rileva l’Associazione – avrebbe dovuto essere operativa da dicembre del 2023 e invece, anche se pronta da tempo, è stata bloccata dopo la protesta di gran parte del settore e delle Regioni perchè inseriva modifiche non richieste”.
L’ALLEVAMENTO DI CANI RIENTRA NEL COMPARTO AGRICOLO
In Italia, gli allevamenti di animali da compagnia, in virtù di un regio decreto del 1934 ancora in vigore, sono concepiti all’interno del comparto agricolo e sottoposti a regole sanitarie relative agli animali da reddito. “Nei prossimi giorni lanceremo una campagna di raccolta fondi tra gli allevatori per sostenere un ricorso al Tar che cancelli questa stortura – annuncia Attilio Presta, presidente dell’associazione – non possiamo più accettare normative che li trattino come bestiame da reddito. La selezione etica, la valorizzazione zootecnica, il rispetto dell’etogramma, della genetica e dei bisogni primari dell’animale devono diventare la base. L’Europa sembra averlo capito ma non l’Italia che rischia di rimanere isolata, creando ancora più danno agli allevatori in un settore che non si è mai voluto regolamentare e dove i nostri competitors europei potranno sfruttare molte più opportunità”. (Ansa)
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AGGIORNAMENTO DEL 4 LUGLIO 2025 – CINOFILIA: DIALOGO APERTO CON LA REGIONE LAZIO SU NORME PER ALLEVAMENTI E BENESSERE ANIMALE IN VISTA DEI REGOLAMENTI UE
Dialogo aperto e basi gettate per una proficua collaborazione con la Regione Lazio sulla Delibera di Giunta Regionale n.866/2006 relativa a “Disposizioni in materia di benessere degli animali da compagnia”, ormai molto datata e per alcuni aspetti superata. Al fine di adeguare la normativa alle nuove e più moderne esigenze del settore dell’allevamento di cani e gatti di razza e, soprattutto, per prepararsi a recepire senza scossoni le nuove direttive europee in corso di emanazione da parte dell’Europarlamento e del Consiglio Europeo, proprio sul benessere animale, i vertici dell’Associazione Gruppo Allevatori Cinofili (Gac), prima associazione in Italia interamente dedicata agli allevatori dei cani di razza, hanno incontrato nei giorni scorsi la Presidente della VII Commissione ‘Sanità, politiche sociali, Integrazione sociosanitaria, Welfare’, dott.ssa Alessia Savo. “L’obiettivo – ha sottolineato la presidente Savo – è quello di recepire le nuove direttive europee al fine di evitare che il settore allevatoriale si venga a trovare in una situazione di impasse, in attesa dei necessari adeguamenti delle normative regionali”. Il 19 giugno scorso, infatti, l’Europarlamento di Strasburgo, in seduta plenaria, ha approvato le proposte di modifica e integrazione al Regolamento europeo relativo al benessere di cani e gatti e agli allevamenti e che ora passa alla definitiva approvazione da parte del Consiglio Europeo. Oggetto dell’incontro, dunque, la collaborazione con l’Ente regionale per il recepimento di istanze e suggerimenti provenienti dalla base del mondo allevatoriale; tra i temi trattati anche quello del sostegno alle Associazioni e attività per la formazione e l’addestramento di cani-guida e per la pet-therapy destinati ai non vedenti e a persone con disabilità. “Si apre così – rileva Attilio Presta, presidente del GAC – una sinergia operativa tra il legislatore e i portatori di interesse, oltre che di competenza. Una proposta che parte dal basso e che aiuta la politica ad attuare normative coerenti con le reali esigenze del benessere dei cani negli allevamenti per restituirgli quella dignità che modelli obsoleti e attenti solo a igiene e salute non permettevano. Oggi esistono alternative e buone pratiche che possono garantire le stesse condizioni non penalizzando né i cani e tanto meno gli allevatori custodi e garanti del loro benessere”.
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