Reati contro gli animali, la vera novità è il riconoscimento dei loro diritti

Nell’Aula di Palazzo Madama passa, con il voto per alzata di mano, il provvedimento che prevede l’inasprimento delle pene per i reati contro gli animali. Il disegno di legge, prima firmataria Michela Vittoria Brambilla, diventa così definitivo visto che era già stato approvato alla Camera lo scorso novembre e non ha subito modifiche al Senato. Il testo punta di fatto a rafforzare le norme sui reati legati ai maltrattamenti e agli abusi sugli animali ma la vera novità è il riconoscimento degli animali quali detentori di diritti, in coerenza con il Trattato di Lisbona che dal 2009 li riconosce “esseri senzienti”. Tra le modifiche che si introducono ai Codici Penale e di Procedura Penale, infatti, c’è quella che specifica come l’obiettivo sia quello di “tutelare direttamente gli animali” e non più il “sentimento per gli animali” da parte degli esseri umani. Gli animali, in questo modo, è stato sottolineato in Aula da quasi tutti gli esponenti della maggioranza, vengono così messi “al centro delle tutele giuridiche, riconoscendo i loro diritti in modo indipendente dal nostro modo di percepirli”. Le modifiche introdotte dalla legge comportano anche l’inasprimento delle pene per chi commette crimini contro gli animali. Gli organizzatori di eventi o competizioni in cui vengono sottoposti a violenze vedranno aumentata la multa da 15mila a 30mila euro. In caso di combattimenti tra animali per chi li organizza si passa dai 2 ai 4 anni di reclusione, con sanzioni fino a 30mila euro per chi vi partecipa.

LE MISURE INASPRITE

Chi uccide un animale rischia il carcere da 6 mesi fino a 4 anni e una multa fino a 60mila euro. Pene più severe anche in caso di maltrattamento: si rischia fino a 2 anni di reclusione e non sono più previste sanzioni pecuniarie alternative. Si introduce poi il divieto di “abbattimento degli animali coinvolti, che dovranno rimanere sotto custodia fino alla fine del processo”. Le associazioni di protezione degli animali potranno chiedere il riesame del sequestro per garantire il miglior trattamento possibile. In caso di reati abituali, le misure di prevenzione saranno simili a quelle già previste per i crimini di stampo mafioso. Stretta anche contro l’abbandono e il traffico illecito. Sanzioni più severe per l’import illegale. Divieto di tenere gli animali domestici legati con catene. Le multe per chi lo fa possono arrivare fino a 5mila euro. Cambiano le modalità di coordinamento tra le forze di polizia per facilitare l’individuazione e la repressione dei crimini. Si istituisce una sezione apposita nella banca dati delle forze dell’ordine per raccogliere e analizzare tutte le informazioni relative a questo tipo di reato. Divieto totale di utilizzare pellicce di gatti domestici per fini commerciali. L’introduzione delle nuove norme non comporterà un aumento delle spese per lo Stato.

REAZIONI POSITIVE E NEGATIVE

Ovvia la soddisfazione per la parlamentare di NM Brambilla, presidente della Lega italiana per i Diritti degli Animali e dell’Ambiente, per la legge che porta il suo nome: “Una grandissima vittoria per l’Italia e per tutti coloro che amano gli animali e li vogliono vedere rispettati. Una legge attesa da più di vent’anni, che finalmente inasprisce le pene a carico di chi commette crimini atroci nei confronti degli animali, mettendo sostanzialmente fine alla pressoché totale impunità che ha regnato finora”. Anche i veterinari Anmvi promuovono la nuova legge: “Mette l’animale al centro delle tutele”, è una “legge equilibrata” ed è “giusto che preveda un quadro repressivo più severo. Adesso pensiamo a chi è vicino agli animali: tutela non è solo repressione”. Non mancano le critiche. Per Animal equality la legge è un “segnale politico importante, ma è ancora lontana dall’essere una svolta reale”. E’ stato infatti “respinto ogni tentativo di estendere le tutele agli animali allevati” e si introduce quindi “una protezione parziale, ignorando milioni di animali sistematicamente sfruttati. Per quanto migliorativo, la politica ha scelto il compromesso, non il coraggio”. Per Julia Unterberger, presidente del Gruppo per le Autonomie, le modifiche si limitano al codice penale mentre per “il codice civile italiano gli animali sono definiti come beni mobili e le implicazioni non sono di poco conto: per esempio, in caso di separazione o divorzio, un animale da compagnia rimane al proprietario. L’altro coniuge non ha alcun diritto di contatto o dovere di mantenimento. Tra l’altro, per la maggior parte dei giuristi, le norme del codice penale non valgono per l’allevamento, il trasporto, la macellazione, i circhi, gli zoo, la caccia e le manifestazioni storico-culturali disciplinati, con leggi speciali. Si tratta praticamente dell’80% degli animali”.

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