Aviaria, moria di gabbiani sul lago di Garda: prudenza negli allevamenti avicoli

Centinaia di gabbiani caduti al suolo senza vita sulle sponde del lago di Garda, tra Lombardia e Trentino. Sarebbero vittime di un’epidemia di influenza aviaria che sta colpendo le popolazioni che vivono sul “principale bacino d’acqua dolce d’Italia, ormai focolaio dell’H5NI” come scrive la Stampa in edicola oggi. Alcune comunità di gabbiani che vivono sulle rive del Lago di Garda, in particolare sul lato bresciano, sono state colpite dal virus ad alta patogenicità. Nei giorni scorsi è stato raccolto, anche in provincia di Trento, in valle dei Laghi, un gabbiano risultato poi positivo al virus dell’influenza aviaria. In Lombardia, San Felice del Benaco, Manerba sul Garda, Padenghe, Desenzano e Sirmione sono i luoghi dei ritrovamenti degli uccelli e anche il teatro di una certa preoccupazione della popolazione. “Questo virus di solito non infetta l’uomo anche se sono possibili sporadici casi di infezione umana in seguito di contatti diretti con animali infetti o le loro escrezioni – fa sapere l’azienda sanitaria provinciale -. Per questo è importante adottare precauzioni nel caso del ritrovamento di uccelli morti”. L’assessore all’agricoltura Giulia Zanotelli precisa che “la situazione è monitorata attraverso l’azienda sanitaria e l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, il centro di competenza territoriale individuato a livello nazionale e siamo in contatto con i colleghi della Regione Lombardia e della Regione del Veneto. Al momento la situazione è sotto controllo ma raccomando prudenza per l’elevato numero di ritrovamenti nei territori confinanti”.

I COMPORTAMENTI PRUDENTI DA ADOTTARE PER PREVENIRE I CONTAGI

L’azienda sanitaria sottolinea che “pur non essendo, al momento, il quadro di questa malattia particolarmente preoccupante per la provincia di Trento è bene adottare dei comportamenti prudenti per prevenire il possibile passaggio del virus agli animali allevati nel nostro territorio. È importante segnalare immediatamente alle unità operative di Igiene e sanità pubblica veterinaria dell’azienda sanitaria competenti per territorio qualsiasi moria anomala del pollame allevato. Si raccomanda, soprattutto nella zona interessata dal rinvenimento del gabbiano infetto, di mantenere il più possibile al chiuso il pollame allevato per evitare contatti con altri volatili selvatici”. All’inizio del mese gennaio l’allarme influenza aviaria ha riguardato anche il Tirolo, dopo il ritrovamento di alcuni cigni morti. Le analisi di laboratorio sulle carcasse hanno confermato che i volatili sono morti a causa dell’influenza aviaria. “In Alto Adige non vengono ancora segnalati casi, ma è doveroso mantenere la prudenza, dopo i casi rilevati nei territori limitrofi”, sottolinea Paolo Zambotto, responsabile del Servizio veterinario provinciale. “Il pollame e gli altri volatili devono essere tenuti al chiuso e non devono, in nessun caso, venire alimentati all’aperto”, prosegue il responsabile del Servizio veterinario, e sottolinea che, al momento tale appello rappresenta una semplice raccomandazione urgente, non vigendo alcun obbligo di legge. (nella foto in alto, di Davide Pivetti, alcuni gabbiani ritrovati nei giorni scorsi. Pivetti, come si legge nel suo tweet sopra, è un fotografo “per lavoro e per passione” del Garda)

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AGGIORNAMENTO DELLE 16.20 – ALLARME OMS: DALL’AVIARIA POTREBBE ARRIVARE UNA NUOVA PANDEMIA

La comunità globale deve prepararsi al fatto che l’influenza aviaria, potrebbe portare a una nuova pandemia. Lo ha detto l’epidemiologo dell’Organizzazione mondiale della sanità, Richard Peabody in un’intervista al quotidiano spagnolo El Pais. “Temiamo che il virus acquisisca la capacità di diffondersi da persona a persona, e in maniera sostenuta, e possa provocare una nuova pandemia – ha spiegato – dobbiamo prepararci. La comunità scientifica sta studiando la sequenza genetica di questi virus al fine di monitorarli e sviluppare anche vaccini che saranno disponibili se necessario”. Anche l’italiano Claudio Mastroianni, professore ordinario di Malattie infettive all’Università Sapienza di Roma e presidente della Società italiana malattie infettive e tropicali (Simit), invita all’attenzione: “Sull’influenza aviaria (H5N1) occorre tenera alta l’attenzione, perché se si dovesse diffondere molto tra i mammiferi potrebbe anche accadere un salto di specie. Quindi, massima sorveglianza soprattutto negli allevamenti. Ad oggi però non è stata confermata la diffusione interumana dell’aviaria. Un possibile rischio pandemico su questo fronte non è notizia di oggi, sono anni che gli esperti tengono sotto controllo la sua evoluzione. Attenzione, ma non allarmismo”.

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