L’industria dei mangimi riduce gli sprechi con l’economia circolare

I produttori di mangimi, nel corso del 2021, hanno valorizzato nel ciclo produttivo quasi 5 milioni di tonnellate di co-prodotti ed ex-prodotti dell’industria alimentare non più destinati al consumo umano per motivi commerciali, di cui 3,4 milioni di tonnellate di crusca che residua dalla lavorazione del frumento e circa 800mila tonnellate di coprodotti e sotto-prodotti che derivano da molte lavorazioni agroalimentari (dello zucchero, degli amidi, della birra, della distillazione degli alcoli, e molti ex prodotti alimentari ritirati dalla distribuzione per motivi commerciali), per un valore stimato di 1,5 miliardi di euro. Lo segnala Assalzoo, l’associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici, in vista della decima Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare che si celebra il 5 febbraio. Si tratta di prodotti che tornano a nuova vita come “materie prime” per la produzione di alimenti destinati agli animali, compresi gli animali da compagnia.

C’E’ IL RISCHIO CHE GLI INCENTIVI ENERGETICI DANNEGGINO IL CICLO VIRTUOSO

Materie prime che attraverso l’industria mangimistica vengono reimmesse nello stesso ciclo alimentare da cui derivano per la produzione di carne, uova, latte, pesce e loro derivati, trasformandoli così in risorse ed evitandone lo smaltimento. Assalzoo auspica dunque che tutti questi prodotti che risultano idonei all’impiego mangimistico non vengano dirottati verso utilizzi diversi, quale quello energetico, che vanificherebbero lo sforzo di circolarità fin qui intrapreso. Solo quando ciò non fosse possibile, solo in via secondaria, andrebbero impiegati per la produzione di energia e dunque il riutilizzo a fini mangimistici non dovrebbe essere “messo in pericolo da un sistema di incentivi che premiano l’utilizzo di questi prodotti a fini energetici, discriminando il settore alimentare e provocando una grave perdita di risorse necessarie a garantire la sicurezza alimentare del nostro Paese, già alle prese con una forte carenza di approvvigionamenti di materie prime agricole di cui l’Italia è fortemente deficitaria”. (Adnkronos)

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