Nel 2018 la Food and Drug Administration degli Stati Uniti, su input di un gruppo di ricercatori veterinari americani, ha iniziato a indagare sulla correlazione tra una dieta a vase di alimenti senza cereali e un improvviso aumento di una cardiopatia potenzialmente fatale nei cani, la cardiomiopatia dilatativa. Quattro anni dopo, la Fda non ha trovato alcun legame stabile tra dieta grain-free e cardiomiopatia dilatativa. La ricerca, nonostante i risultati, è comunque ancora in corso. Ma intanto la cattiva pubblicità ha ridotto il mercato, un tempo promettente, degli alimenti per cani senza cereali, scrive l’Associated press. E non è accaduto a caso, a quanto pare. Una rete intricata di finanziamenti e interessi del settore sembra aver influenzato l’origine, la raccolta dei dati e il corso dello studio della Fda, secondo i registri interni dell’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici.
UN’INCHIESTA GIORNALISTICA DIMOSTREREBBE IL DANNO SUBITO DAI PRODUTTORI SENZA CEREALI
Secondo un’inchiesta durata sei mesi e svolta da 100Reporters, un’associazione giornalistica non profit, i veterinari che hanno spinto la Fda a indagare sulla dieta grain-free hanno legami finanziari e di altro tipo con i principali venditori di alimenti per animali domestici a base di cereali. Ma anche i fornitori di ingredienti utilizzati negli alimenti per cani senza cereali hanno esercitato pressioni sulla Fda per proteggere il loro mercato. Un’indagine fortemente influenzata, insomma. Per esempio, una nutrizionista animale citata da Ap, Lisa Freeman della Cummings School of Veterinary Medicine della Tufts University, avrebbe fatto numerose segnalazioni ma avrebbe anche ricevuto finanziamenti per le ricerche, tenuto conferenze e svolto consulenze per i principali venditori di alimenti a base di cereali. Sempre secondo Ap, le diete per animali domestici senza cereali sono diventate popolari all’inizio degli anni 2000, facendo molto affidamento sui legumi: semi di piante di leguminose tra cui piselli, fagioli e lenticchie. Nel 2019, quando la vicenda divenne pubblica, le crocchette senza cereali rappresentavano il 43% degli alimenti secchi per animali domestici venduti.
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