Non solo cani, gatti o conigli. La pandemia ha aumentato il desiderio di animali da compagnia, ma spesso la scelta è quella di portarsi a casa un serpente, un camaleonte o un maialino vietnamita. “Si stima vi siano circa 500 milioni di animali esotici in Europa e che in Italia se ne importino in media 3 milioni l’anno. Il mercato è molto cresciuto negli ultimi anni, incluso quello illegale. Producono un fatturato enorme ma ci sono rischi da non sottovalutare, incluse zoonosi e batteri resistenti”. A spiegarlo è Aldo Grasselli, segretario nazionale del Sindacato italiano veterinari medicina pubblica (Sivemp), ascoltato nei giorni scorsi in audizione alla Camera, dove sono all’esame due decreti legislativi sulla salute animali. Il passaggio di patogeni dagli animali all’uomo c’è sempre stato, e negli anni più recenti abbiamo visto le conseguenze del virus della mucca pazza o dell’aviaria.
I PRINCIPALI RISCHI VENGONO DAL MERCATO ILLEGALE
Ma il mercato fiorente di animali esotici, inclusi uccelli e pesci tropicali, “è aumentato negli ultimi 10-15 anni e in molti casi passa per vie non legali e, soprattutto tra quelli importati clandestinamente, è difficile sapere se possono essere portatori di virus batteri o parassiti. Questo comporta rischi, perché possono essere portatori di patologie infettive che da noi non ci sono quasi più, come la rabbia, ma anche essere veicoli di germi antibiotico resistenti, perché chi li commercializza, visto il loro elevato valore, per non perderli li cura in modo sconsiderato”. Detenerli di nascosto è già oggi passibile di denuncia. Ma la nuova normativa all’esame del Parlamento “prevede misure di sorveglianza e controllo, e disincentiva l’illegalità”.
NASCE IL COORDINAMENTO #ESOTICIMAFAMILIARI
Di recente è nato il coordinamento #esoticimafamiliari, frutto di una campagna nazionale lanciata dal senatore Luca Briziarelli, che sottolinea come gli animali esotici da compagnia debbano essere tutelati e difesi, nel rispetto di regole ma senza divieti ideologici. Nell’acquistarli c’è però un problema etico, rileva Grasselli, “perché si portano animali al di fuori del loro habitat naturale e questo implica un danno al singolo, ma anche all’ecosistema in cui viene inserito. Spesso, infatti, finisce ‘buttato via’, ovvero liberato in un contesto che non è il suo. E, se sopravvive, può determinare squilibri nella piramide alimentare delle specie autoctone”. Il problema, però, può essere anche sanitario. Dalla toxoplasmosi alla malattia di Lyme, fino al vaiolo delle scimmie, le zoonosi, o passaggio di patogeni dagli animali all’uomo, c’è sempre stato.
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