A Rieti il primo caso di Psa fuori dalla zona rossa romana

AGGIORNAMENTO DEL 30 MAGGIO 2022 – PRESTO ZONA ROSSA ANCHE A RIETI

Anche il reatino avrà una zona rossa che delimiterà i confini dell’area potenzialmente infetta dopo il caso di peste suina registrato a Borgo Velino. Nelle prossime ore ci sarà una riunione per stabilire confini e modalità di azione dei vari soggetti coinvolti all’interno della zona rossa che oltre al territorio di Borgo Velino dovrebbe comprendere anche l’area di tre comuni limitrofi. Nel Lazio sono 15 i casi positivi di peste suina sui cinghiali. Quattordici nell’area perimetrata romana e uno a Rieti a Borgo Velino. I servizi veterinari delle Asl proseguono nell’attività di monitoraggio e controllo. (Ansa)

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AGGIORNAMENTO DEL 27 MAGGIO 2022 – GLI AGRICOLTORI: ABBATTERE I CINGHIALI

Blitz di agricoltori, allevatori e cittadini arrivati a Roma da diverse regioni contro l’invasione dei cinghiali, per chiedere di fermare una calamità che diffonde la peste suina, distrugge i raccolti, aggredisce gli animali e causa incidenti stradali con morti e feriti. A piazza SS.Apostoli la Coldiretti ha chiamato a raccolta il fronte sempre più largo di chi chiede di abbattere questi animali che hanno raggiunto i 2,3 milioni di esemplari in tutto il Paese. L’81% degli italiani vuole affrontare l’emergenza con la loro uccisione, incaricando personale specializzato e il 26% si è trovato a tu per tu con gli ungulati, tanto che la Coldiretti, con il suo presidente, Ettore Prandini, dice di essere pronta a chiedere “l’intervento dell’esercito”. Sul palco anche il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, delegato dal ministro Speranza per l’emergenza peste suina. “Basta cinghiali che fanno danni e mettono a rischio l’incolumità pubblica. Dobbiamo ridurli drasticamente”, dice e poi in un tweet incalza: “Non facciamoci intimidire dagli animalisti da salotto. Io sto con gli allevatori e gli agricoltori”. Costa ha quindi annunciato un’ordinanza per l’ abbattimento e per il prolungamento dell’ attività venatoria, ma “servono più fondi”. “E’ una vera e propria bomba a orologeria”, dicono dal canto loro gli allevatori, Tra Liguria e Piemonte i casi sono saliti a 131, dopo i nuovi tre riscontrati in Piemonte, e a 30 i comuni coinvolti nelle due regioni, concentrati nelle province di Alessandria e di Genova e 13 casi di Roma, uno nel reatino. Caso questo che preoccupa, dice il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, per “la minaccia” che può rappresentare per il Centro Italia mettendo in pericolo un prodotto tipico come il guanciale amatriciano e tutti i salumifici della zona “che rischiano di bloccare in via preventiva la movimentazione delle carni suine, suscitando allarme anche nelle Regioni adiacenti: 860 allevamenti e 190 mila capi in Umbria e altri 800 con 70 mila suini, in Abruzzo”. Da qui l’appello degli allevatori: “Bisogna agire in fretta”. “Mentre altri Paesi hanno già preso efficaci contromisure per l’abbattimento dei cinghiali, da noi – dicono presidente e dg di Aia, Associazione Allevatori, Roberto Nocentini e Mauro Donda – si sta perdendo del tempo con il rischio di una diffusione della Peste suina ai suini d’allevamento”. A rischio, secondo Coldiretti, la sopravvivenza di 31 mila allevamenti italiani e un comparto che vale 20 miliardi di euro l’anno che occupa 100 mila persone nella filiera dei salami, mortadella e prosciutti. E se da un lato si chiede di abbattere i cinghiali, in Campania è protesta per fermare l’abbattimento delle bufale e sospendere e modificare il piano anti-brucellosi. Battaglia costata un malore al portavoce del coordinamento Unitario degli allevatori bufalini, da dieci giorni in sciopero della fame dopo l’abbattimento di 140 mila bufale di cui, riferiscono, solo l’1,4% infetto. Nel mondo intanto mette paura l’ avanzata dei casi di aviaria: a partire da ottobre 2021 identificati quasi 3.000 focolai in allevamenti di pollame in Europa, Asia, Africa e Nord America, che hanno reso necessario abbattere oltre 77 milioni di uccelli per arginare la diffusione del virus; nello stesso periodo circa 400.000 uccelli selvatici sono morti in 2.600 focolai: un numero doppio rispetto a quello registrato nell’ultima grande ondata di aviaria, fra il 2016 e il 2017 rileva la rivista Nature, sul suo sito, secondo la quale questa altissima circolazione, fa temere che possa avvenire un nuovo salto di specie, ossia che questo virus possa mutare fino a diventare contagioso per l’uomo. (Ansa)

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POST DEL 26 MAGGIO 2022

Un altro caso di peste suina trovato nel Lazio, questa volta nel reatino, fuori dalla zona rossa. Ad annunciarlo l’assessore alla Sanita’ della Regione Lazio, Alessio D’Amato: ”L’Istituto Zooprofilattico ha comunicato un nuovo caso positivo su una carcassa di cinghiale, questa volta nella zona di Borgo Velino in provincia di Rieti. I servizi veterinari della Asl hanno già attivato i protocolli operativi”, ha detto D’Amato sottolineando che così “salgono complessivamente a 14 i casi finora accertati di peste suina, questo è il primo al di fuori della zona rossa”. Sono arrivati a 126, invece, quelli registrati tra Liguria e Piemonte. Intanto proprio nel Lazio la cabina di regina istituita la scorsa settimana, con la presentazione della nuova dell’ordinanza, è al lavoro. Da quanto si apprende, ci dovrebbe essere inevitabilmente una nuova perimetrazione della zona rossa. Proprio rispetto all’individuazione dell’ultimo caso, questo potrebbe portare ad una un’accelerazione per la selezione delle modalità dell’abbattimento selettivo dei cinghiali, che dovrebbero essere indicate dalla prefettura. La malattia che sta colpendo gli ungulati sta diventando un vero è proprio problema anche per la filerà produttiva. Il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha infatti inviato una lettera al ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli, e per conoscenza al Commissario Straordinario alla Peste Suina Africana, Angelo Ferrari, e al Prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, per chiedere indennizzi per le aziende agricole e gli allevamenti suinicoli. 

IN PIEMONTE GIA’ ABBATTUTI 2MILA CINGHIALI – LA CACCIA PASSA DA 3 A 5 MESI

Anche per il “divieto di movimentazione di fieno e paglia per almeno 90 giorni al di fuori della zona infetta” si chiedono “opportune forme di risarcimento”. Alle Regioni è stato chiesto “di predisporre dei piani per una sensibile riduzione dei cinghiali fino al 50%” e c’è la proposta di un decreto “per allungare il periodo venatorio in Italia da 3 a 5 mesi”, ha detto sottosegretario alla Salute Andrea Costa. “Non ho paura a dire che i cacciatori sono i nostri alleati”, ha sottolineato Costa ribadendo poi: “L’eccessiva presenza di cinghiali sul nostro territorio nazionale è un’emergenza, purtroppo la contrapposizione ideologica di questi anni tra ambientalisti-animalisti da una parte e cacciatori dall’altra ha prodotto un disequilibrio ambientale che oggi dev’essere ripristinato attraverso l’intervento dell’uomo”. “I piani regionali per il depopolamento dei cinghiali partono da subito, bisogna partire subito, in Piemonte abbiamo già abbattuto oltre 2.000 cinghiali” in un mese e mezzo, ha detto. Ieri si è registrata la morte di un 17enne nel casertano dopo l’impatto dell’auto sulla quale viaggiava con un cinghiale. Nel 2021 sono stati 213 gli incidenti gravi con animali, che hanno causato 13 morti e 261 feriti; 199 gli impatti su statali e provinciali, 14 sulle autostrade. Infine, in un allevamento di maiali di Hongcheon, in Sud Korea, è stato trovato un caso di positività alla peste suina africana: i 1.500 suini dell’impianto sono stati soppressi. Erano sette mesi che non venivano trovati animali infetti. (post aggiornato con i dati sudcoreani e altre minuzie)

Su 24zampe: In Italia 65 milioni di animali d’affezione (quasi la metà sono pesci)

 

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