Crescono i lupi in Italia: sono 3.300, di cui mille sulle Alpi

E’ in aumento, in Italia, la popolazione di lupi, stimata intorno ai 3.300 esemplari, 950 nelle regioni alpine e quasi 2.400 lungo il resto della penisola. La stima è dell’Ispra, che ha svolto il monitoraggio tra il 2020 e il 2021, su mandato del ministero della Transizione Ecologica. “Se si calcola l’estensione delle aree di presenza del lupo (41.600 chilometri quadrati nelle regioni alpine e 108.500 chilometri quadrati nelle regioni peninsulari), si può affermare che la specie occupa la quasi totalità degli ambienti idonei nell’Italia peninsulare. Ovunque la popolazione di lupo è cresciuta, sulle Alpi l’aumento più significativo”. La presenza del lupo, fa sapere l’Ispra, “è stata documentata da 6.520 avvistamenti fotografici con fototrappola, 491 carcasse di ungulato predate, 1.310 tracce, 171 lupi morti, oltre che da 16mila escrementi rinvenuti sul terreno. Sono state condotte 1.500 analisi genetiche che hanno permesso di identificare la specie. Complessivamente sono stati percorsi a piedi 85mila km per raccogliere i dati necessari all’indagine”. Il monitoraggio ha impegnato una rete di oltre 3mila persone, tra operatori volontari formati e personale dei Parchi nazionali e regionali, Regioni e Provincie autonome, università, musei, 5 associazioni nazionali (Aigae, Cai, Legambiente, Lipu, Wwf Italia), 37 associazioni locali, 504 reparti dei Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari (Cufaa) dell’Arma dei Carabinieri. La rete di operatori è stata coordinata nella regione alpina dal progetto Life WolfAlps Eu e nella regione dell’Italia peninsulare da 20 tecnici incaricati da Federparchi Europarc Italia (la Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali). Il primo co-finanziatore dopo l’Unione Europea del progetto Life WolfAlps EU è la Fondazione Capellino.

LA METODOLOGIA DEL MONITORAGGIO

“Un progetto innovativo di monitoraggio a scala nazionale e sotto il coordinamento dell’Ispra, che ha permesso di superare la disomogeneità dei monitoraggi finora realizzati, definendo protocolli standardizzati che potranno permettere in futuro di analizzare le dinamiche della popolazione – si legge nella nota dell’Istituto -. I dati raccolti e la rete creata possono fornire un supporto a Enti locali e Parchi nazionali per una corretta conservazione del lupo e per mitigare i conflitti di questo predatore con le attività dell’uomo”. Nelle regioni alpine il monitoraggio è stato coordinato dal Centro referenza grandi carnivori del Piemonte e dall’Università di Torino (Dbios) nell’ambito del progetto Life WolfAlps Eu. Lo studio ha richiesto l’integrazione di tecniche di indagine di campo e genetiche, analizzando i risultati con i più recenti modelli statistici prodotti dalla comunità scientifica. Nel monitoraggio è stata coinvolta una vasta rete di esperti nella raccolta dei segni di presenza del lupo da Nord a Sud, spiega l’Ispra. Trattandosi di stime, per ciascuno dei numeri relativi alla presenza va considerata una forchetta di errore: tra gli 822 e i 1.099 per le regioni alpine, tra 2.020 e 2.645 per le aree peninsulari, afferma l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Il monitoraggio è stato condotto suddividendo in celle di 10×10 chilometri il territorio nazionale e realizzando due analisi distinte per le Regioni-Province Autonome della zona Alpi e le Regioni dell’Italia peninsulare.

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