Sostenere il settore, migliorare la produzione, tutelare i consumatori. Sono gli obiettivi del Programma apistico regionale 2019-2022 approvato dalla Giunta regionale delle Marche. Beneficiari sono i consorzi apistici e gli oltre 1.500 apicoltori marchigiani che gestiscono più di 47 mila alveari. Hanno a disposizione, nel triennio, 237mila euro per promuovere investimenti aziendali e formazione professionale. Il programma rappresenta un’articolazione regionale (sottoprogramma) di quello nazionale, volto a recepire l’orientamento comunitario relativo al comparto del miele. Viene calibrato all’esigenza dell’apicoltura marchigiana “per salvaguardare una produzione di qualità che si fregia anche del marchio QM-Qualità garantita dalle Marche” spiega la vice presidente Anna Casini, assessore all’Agricoltura. Gli mirano al “rilancio della produzione e la commercializzazione del prodotto, ad attenuare le difficoltà dell’apicoltura marchigiana”.
LE API SONO SENTINELLE AMBIENTALI FORMIDABILI, DA TUTELARE
Difficoltà dovute, “come per quella italiana, alle particolari avversità atmosferiche determinate dai cambiamenti climatici in atto e dai mutamenti agronomici dei sistemi di coltivazione in campo. Le api sono sentinelle ambientali formidabili, che vanno tutelate, a partire dagli aspetti sanitari, causa delle perdite di interi alveari”. Il programma dedica risorse, in particolare, alla lotta contro la Varroa (acaro parassita) e alle nuove avversità dell’apicoltura: Aethina tumida (coleottero degli alveari) e Vespa velutina (calabrone asiatico). L’apicoltura nelle Marche è presente su tutto il territorio regionale. Vanta antiche tradizioni, certificate da un modello di arnia nota come “marchigiana”. Due terzi del miele prodotto è di tipo “millefiori” e un terzo “monoflora”. La maggior parte degli apicoltori svolge l’attività come hobbisti. (foto Afp)