Delfini, corvi e piccioni: gli animali addestrati nella Guerra Fredda

Cani, gatti, delfini, uccelli: sono gli animali che la Cia tentò di addestrae durante la guerra fredda per spiare l’Urss. Lo rivela la Bbc in un reportage da Langley, Virginia, sede della Cia, dopo che sono stati declassificati alcuni file, anche se rimane top secret quante missioni furono portate a termine con successo. Ha dedicato un servizio alla notizia anche il Tg1. I più efficaci si rivelarono i piccioni viaggiatori, capaci di volare su obiettivi sensibili, fotografarli e tornare alla base a distanza di centinaia di chilometri da qualunque posto fosse stati liberati per le loro missioni. Nome in codice dell’operazione Tacana, risalente agli anni Settanta. L’uso dei piccioni per comunicare dati risale a migliaia di anni fa ma è solo nella Prima guerra mondiale che furono usati per raccogliere informazioni di intelligence (ne abbiamo scritto anche qui). Nel Secondo conflitto i servizi segreti britannici li impiegarono per spiare i nazisti, lanciandoli sull’Europa occupata con un questionario: mille piccioni tornarono con messaggi importanti, compresi dettagli sui siti di lancio dei razzi V1 e sulle stazioni radar tedesche. Ma nel dopoguerra fu la Cia ad investire negli animali per missioni segrete, spendendo fino al 1967 ben 600mila dollari in tre programmi: uno per i delfini, uno per cani e gatti e uno per vari tipi di uccelli.

piccione_spia

IL CORVO “DO DA” FU DISPERSO IN ADDESTRAMENTO

L’agenzia provò con i rapaci: falchi, avvoltoi e specialmente corvi, addestrandoli a portare e recuperare piccoli oggetti sino a 40 grammi dai davanzali di finestre di edifici inaccessibili: una luce laser rossa intermittente veniva usata per indicare l’obiettivo e una lampada speciale per far tornare il volatile. La star del progetto, il candidato più promettente per una missione in Urss, diventò Do Da, un corvo di cui però si persero le tracce in un addestramento. La Cia provò anche con un cockatoo, un pappagallo tuttavia troppo lento per evitare gli attacchi dei gabbiani. Gli 007 Usa valutarono inoltre se gli uccelli migratori potessero essere usati per scoprire impianti o test chimici nell’Urss. Ma gli uccelli più brillanti si rivelarono appunto i piccioni, capaci di scattare immagini con una macchina fotografica del peso di 35 grammi. I test, eseguiti nella capitale Usa, dimostrarono che circa metà di un rullino di 140 scatti era di buona qualità, più alta di quella dei satelliti spia dell’epoca. Si preparò una missione con l’ipotesi di trasportare segretamente i piccioni a Mosca, liberandoli da un cappotto pesante, dal buco sul fondo di un’auto parcheggiata o dal finestrino di una vettura in corsa.

CANI E GATTI NON SONO STATI BUONI SPIONI

Da un memo del 1976 sembra che fosse stato scelto un target: i cantieri navali dell’allora Leningrado che costruivano i sottomarini sovietici più avanzati. Non pare invece aver avuto molto successo l’uso dei gatti con apparecchi di intercettazione interni o di cani guidati a distanza con stimolazioni elettriche del cervello. I delfini invece dettero ottimi risultati – li usano anche gli israeliani –  e furono addestrati per penetrare nei porti nemici, individuando con sensori i suoni dei sommergibili dell’Armata Rossa o tracce di armi radioattive e biologiche vicino alle basi navali. Il problema maggiore era trasmettere il controllo dall’addestratore all’agente sul campo. L’epoca degli animali-spia comunque non sembra finita: Usa e Russia continuano ad usarli, ad esempio foche e delfini per difendere alcune basi navali. Recentemente i norvegesi hanno scoperto al largo delle loro coste una balena beluga con cablaggi e sospettano sia stata ‘a lezione’ dai russi.

epa07536216 A handout photo made available by the Norwegian Directorate of Fisheries (Sea Surveillance Service) shows a beluga whale wearing a harness, which was discovered by fishermen off the coast of northern Norway, close to a fshing village of Inga, Norway, 26 April 2019 (issued 29 April 2019). According to reports, Norwegian marine experts believe that the whale, wearing a harness reading 'Equipment of St. Petersburg' was allegedly trained by Russian Navy to be used for special operations. EPA/JORGEN REE WIIG / NORWEGIAN DIRECTORATE OF FISHERIES / HANDOUT MANDATORY CREDIT: JORGEN REE WIIG / NORWEGIAN DIRECTORATE OF FISHERIES (SEA SYRVEILLANCE SERVICE) HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

epa07536216 A handout photo made available by the Norwegian Directorate of Fisheries (Sea Surveillance Service) shows a beluga whale wearing a harness, which was discovered by fishermen off the coast of northern Norway, close to a fshing village of Inga, Norway, 26 April 2019 (issued 29 April 2019). According to reports, Norwegian marine experts believe that the whale, wearing a harness reading ‘Equipment of St. Petersburg’ was allegedly trained by Russian Navy to be used for special operations. EPA/JORGEN REE WIIG / NORWEGIAN DIRECTORATE OF FISHERIES / HANDOUT MANDATORY CREDIT: JORGEN REE WIIG / NORWEGIAN DIRECTORATE OF FISHERIES (SEA SYRVEILLANCE SERVICE) HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES