Separazione, il giudice affida il cane a entrambi i coniugi (ma il gatto no)

Nell’ambito di una causa di separazione non consensuale, il tribunale di Sciacca (Ag) ha disposto l’affido condiviso del cane di famiglia, a settimane alterne, ad entrambi gli ex coniugi. Il provvedimento stabilisce che i padroni divideranno le spese per croccantini ed eventuali ricorsi al veterinario, come riporta l’edizione locale di Repubblica. “Una materia su cui al momento c’è un vuoto normativo”, dice l’avvocato di uno dei due coniugi. Sia l’ex marito che l’ex moglie pretendevano di continuare ad avere il cane anche dopo il divorzio. A fronte della contesa, il giudice ha deciso di accontentarli tutti e due, ritenendo “doveroso di tutela il sentimento nei confronti degli animali”.

LA CRITICA ANIMALISTA: “SBAGLIATO, IL CANE SI IDENTIFICA COL PADRONE”

La giurisprudenza rivela che l’affido condiviso aveva sì qualche precedente in Italia, ma solo nei casi di separazione consensuale. Una decisione, quella del giudice, che lascia perplessa l’Associazione Nazionale Tutela Animali di Sciacca: “Ovviamente non conosco il contesto nel quale il cane è cresciuto, ma in ogni caso non stiamo parlando di un essere umano. Il cane identifica un padrone e a lui, o lei, si abitua. Questo accade anche negli ambiti familiari, dove l’animale riconosce sempre un capo”, spiega la presidente Anna Maria Friscia.

IL GATTO DI FAMIGLIA AFFIDATO IN ESCLUSIVA ALL’EX MARITO

“Costringerlo a rimbalzare da una casa all’altra una settimana sì e una no forse servirà ai due coniugi e alla loro necessità di affetto, ma sicuramente lo disorienterà, danneggiandolo. Ho la sensazione – conclude – che in questa contesa non ci siano ragioni di affetto per il cane ma solo la voglia di ciascuno dei due coniugi di toglierlo all’altro”. Se il cane è stato conteso, la stessa cosa non può dirsi per il gatto, affidato esclusivamente all’ex marito.