AGGIORNAMENTO DEL 13 NOVEMBRE 2018 – JACO NON CE L’HA FATTA. E’ MORTO
“Jaco non ce l’ha fatta. Ha lottato fino alla fine per riabbracciare la sua amata famiglia. Fatali sono state le ferite riportate dal Siberian husky di 7 anni, che era stato legato e bruciato vivo a inizio mese in una casa di San Pietro Vernotico (Brindisi)”, fa sapere con una nota Walter Caporale. Il cane (nome corretto Jaco e non Giako come comunicato in precedenza) è morto all’ospedale Veterinario Pingry di Bari dove era stato trasferito per essere sottoposto ad un intervento chirurgico. “Il nostro referente locale, Alfonso De Liguori, si recherà nella clinica veterinaria per recuperare la salma dell’animale e riportarla ai suoi cari. Nei prossimi giorni organizzeremo una fiaccolata in suo onore dove ricorderemo tutti gli animali torturati, sfruttati e uccisi dalla follia umana”, ha spiegato il presidente di Animalisti Italiani onlus, oggi impegnato con la proiezione romana del film di un altro quattrozampe vittima della crudeltà umana, Angelo.
+++
POST ORIGINALE
Un cane è stato dato alle fiamme perché, a quanto pare, abbaiava troppo. I fatti sono avvenuti la scorsa notte sul balcone di un appartamento a San Pietro Vernotico, nel brindisino: Giako è salvo per miracolo. Qualcuno si è accorto dell’accaduto e ha chiamato soccorsi. Il veterinario è giunto sul posto e ha poi pubblicato un post su Facebook (con la foto sopra): “Alle ore 3 – scrive – vengo chiamato poiché viene dato fuoco da sconosciuti a un povero cane in abitazione privata, di proprietà di una vecchietta che dormiva. Scena da brivido, mi ritrovo carabinieri, vigili del fuoco e il povero cane, fortunatamente vivo e in questo stato”. Sulla vicenda sono intervenuti anche gli animalisti: “Il povero animale è stato prima legato, poi cosparso di liquido infiammabile e gli è stata persino negata la fuga, chiudendo con un armadio la strada che gli avrebbe permesso di entrare in casa”, ha spiegato Alfonso De Liguori, rappresentante di Animalisti Italiani onlus. “È un crimine efferato – prosegue -, pretendiamo una risposta ferma da parte delle istituzioni. La mia associazione si costituirà parte civile”. (Ansa)