Soffia un vento spagnolo sull’animalismo tricolore. Dopo che il governo di Madrid ha annunciato di aver approvato in consiglio dei ministri un taglio all’Iva veterinaria dal 21 al 10%, la Lega antivivisezione e Michela Vittoria Brambilla si spingono a chiedere – ancora una volta – al governo italiano di fare altrettanto. Anzi di più: il progetto di Lav è di ottenere l’aliquota al 4%.
LA RICHIESTA DI LAV…
La Lega Antivivisezione (Lav) lancia un appello ai ministri Di Maio, Tria e Grillo “di seguire il positivo esempio” della Spagna “abbassando l’Iva al 4%” nella manovra per quanto riguarda le prestazioni veterinarie. La Lav riferisce che con la legge di bilancio il Consiglio dei Ministri di Madrid ha annunciato una riduzione dell’aliquota Iva sulle prestazioni veterinarie dal 21% al 10%, una riduzione che “genererà risparmi fiscali per 53 milioni di euro, che Madrid conta di recuperare dalle entrate dalla lotta all’evasione fiscale e da altre forme di tassazione come la tassazione ambientale, in linea con le raccomandazioni dell’Europa, che consentirà entrate per 670 milioni”. Si tratta di un positivo esempio, rileva la Lav, “per garantire l’accesso alle cure veterinarie e il diritto alla salute agli animali, gravati anche in Italia da un’aliquota Iva che li equipara a beni di lusso”. Nei mesi scorsi la Lav nel marzo scorso ha lanciato la campagna #IPIUTASSATI con la quale chiedeva a Governo e Parlamento una riduzione dell’aliquota Iva su prestazioni veterinarie e cibo per animali non detenuti a scopo di lucro.
… E QUELLA DELLA BRAMBILLA
La deputata di Forza Italia e presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, Michela Vittoria Brambilla, chiede la riduzione dell’Iva al 10% sulle prestazioni veterinarie, come propone il governo spagnolo. “Ho pronto un emendamento, che proporrò di introdurre nella manovra, per abbassare quantomeno al 10 per cento l’Iva sulle prestazioni veterinarie (oggi sottoposte all’aliquota massima)” dice commentando la misura della Spagna. “Del ruolo sempre maggiore che il rapporto con gli animali d’affezione ha nella nostra vita quotidiana – avverte Brambilla – lo Stato purtroppo si ricorda soprattutto quando si tratta di far cassa: alle cure veterinarie si applica l’aliquota Iva massima, mentre le detrazioni previste sono così basse da rasentare l’irrilevanza, praticamente una presa in giro. Già nella scorsa legislatura – prosegue la parlamentare – primi tra tutti avevamo denunciato questo stato di cose, individuando possibili rimedi”.