Pamela Anderson ha scritto a nome della Peta Usa (People for the Ethical Treatment of Animals, organizzazione no-profit a sostegno dei diritti animali) con cui si è spesso prestata a campagne di forte impatto, una lettera a Miuccia Prada, per chiedere alla stilista di “cessare immediatamente e definitivamente con l’uso delle pellicce nelle sue collezioni, non di ridurle gradualmente” come la designer aveva annunciato ieri sera dalla Fashion Week di Milano. “Gentile Sig.ra Prada – scrive la Anderson – ammiro da molto tempo la sua creatività e l’intramontabile borsa Prada di nylon ma sono rimasta delusa dall’apprendere che, invece di abbandonare l’uso della pelliccia, Prada abbia scelto semplicemente di ridurne la quantità in vendita. Una riduzione ‘graduale’ non è di consolazione per gli animali che vivono in condizioni penose all’interno di minuscole gabbie negli allevamenti da pelliccia e che, in questo momento, sono sottoposti ad elettrocuzioni anali e scuoiati vivi per la loro pelliccia. Per favore, abbandoni la pelliccia immediatamente”.
UN PRIMO APPROCCIO TRA LAV E PRADA
L’annuncio di Prada di ridurre la produzione di pellicce risale a qualche giorno fa (in allegato sotto). L’italiana Lav, inoltre, che ha preso contatti con la casa di moda in qualità di “ambasciatrice” della Fur free alliance dopo la campagna globale #Pradafurfree, nei prossimi giorni rappresenterà l’istanza sostenuta da migliaia di persone nel mondo per la definitiva rinuncia all’uso di pellicce animali da parte di Prada. Si tratta di un primo incontro interlocutorio, indicativo dell’impegno già annunciato dall’azienda nel comunicato dell’11 settembre (in allegato sotto), a seguito del quale auspichiamo che Prada possa poi giungere ad una definitiva scelta fur-free e consolidarla con un impegno preciso.
PRADA SI DIFENDE: MENO DELLO 0,1% DELLA PRODUZIONE
Sebbene Prada si difenda ricordando che vigila sui fornitori, che non propone pellicce nella pubblicità e che questi materiali rappresentano meno dello 0,1% della propria produzione, per la Anderson “la pelliccia prodotta ‘eticamente’ è paragonabile ad un ‘omicidio misericordioso’: non esiste. Anche in quei paesi che partecipano al programma Origin Assured dell’industria delle pellicce, che afferma che gli animali sono trattati ‘umanamente’ prima di essere macellati, le indagini della Peta e di altri gruppi per la protezione degli animali hanno ripetutamente dimostrato che la crudeltà è diffusa. I consumatori sanno che non esiste un modo ‘gentile’ di uccidere gli animali per la loro pelliccia, e i leader dell’industria della moda se ne sono accorti: Gucci, Versace, Armani (il primo dei grandi, nel 2016), Michael Kors, Donna Karan, Burberry, Hugo Boss, Furla, Stella McCartney e molti altri che hanno vietato la pelliccia”. Pellicce bandite anche dalla London Fashion Week che si è appena conlusa e dalla città di San Francisco“.