Divieto di vendita di cani, gatti e conigli allevati nei negozi di animali in tutta la California. Gli unici pets che potranno essere venduti sono quelli provenienti da rifugi, cliniche veterinarie o associazioni che si occupano di salvare animali in difficoltà. La norma voluta dal governatore democratico Jerry Brown, la cui entrata in vigore è programmata per il 2019 e che prevede 500 dollari di sanzione per chi trasgredisce, è stata salutata con favore da tutti gli animalisti Usa, a cominciare da Social Compassion in Legislation che l’ha proposta. “La California fa un grosso passo avanti – ha detto la fondatrice e ad del gruppo, Judie Mancuso -: le condizioni deplorevoli che gli animali soffrono in queste ‘puppy mills’ (fabbriche di cuccioli) non sono un segreto per nessuno”. Inoltre, in questo modo saranno incentivate le adozioni di animali che altrimenti verrebbero soppressi pochi giorni dopo l’ingresso in rifugio, una pratica tanto triste quanto onerosa: costa al contribuente Usa 250 milioni di dollari l’anno. Ma se anche l’Aspca – American Society for the Prevention of Cruelty to Animals plaude al provvedimento, diversa è l’opinione dell’American kennel club, il registro delle razze canine americane, che lo giudica “un male per il commercio: danneggia i consumatori, mette a rischio molti posti di lavoro e riduce la scelta di animali domestici”, spiega una nota. Per Sheila Goffe di Akc la legislazione toglie “ai californiani l’accesso agli allevatori commerciali professionali, muniti di licenza ed etici”. La nuova legge non impedirà agli allevatori di vendere animali direttamente ai clienti, solo non saranno più in grado di farlo tramite un negozio di animali al dettaglio. Come osserva Humane Society Usa, gli allevatori seri preferiscono sempre questa strada, in modo da conoscere di persona il potenziale futuro proprietario dell’animale. Tra città di grandi e piccole dimensioni e contee, in tutti gli Usa sono 230 quelle che hanno leggi simili, ma la California è il primo stato a dotarsene.
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