Catturare i cinghiali nelle aree protette con gabbie e avviarli alla macellazione. Questa la proposta di Coldiretti per dare una risposta ad un problema che a Roma è arrivato a creare anche incidenti mortali. “Una devastazione. Coltivazioni distrutte, compromesse. Colture di mais, di erbaio, di favino e grano duro interamente perse con danni per le aziende agricole calcolati nell’ordine di centinaia di migliaia di euro. Qualcuno fermi i cinghiali”, denuncia David Granieri, presidente della Coldiretti del Lazio, dopo la notizia delle ripetute incursioni di fauna selvatica nei campi seminati della riserva naturale Marcigliana, a Roma, che si estende per 4.800 ettari e ospita oltre 70 aziende tra agricole, agriturismi e allevamenti che sono una fetta importante dell’economia e dell’occupazione di quel comprensorio della Capitale. I cinghiali, che in quell’area secondo stime per Coldiretti “molto attendibili” si attestano almeno sui 2mila capi, scavano il terreno persino tra gli uliveti, mettendo a repentaglio ogni attività economica e produttiva, compromettendo interi raccolti e causando pesanti perdite di reddito. “Al danno si aggiunge la beffa visto che, per indisponibilità di fondi, nessuno degli imprenditori agricoli che hanno presentato domanda di indennizzo ha ricevuto finora il becco di un quattrino per le devastazioni da fauna selvatica subite nel 2016”, aggiunge Aldo Mattia, direttore della Coldiretti del Lazio, che si augura che nelle aree protette, dove non sono previsti gli abbattimenti, “almeno ci si attivi per organizzare le catture con le gabbie”. “Anche a Roma ci sono le condizioni per avviare la filiera del cinghiale, come già succede a Viterbo o al Circeo, in provincia di Latina. Qui, i capi catturati vengono macellati in mattatoi pubblici, le loro carni lavorate, trasformate e commercializzate. Anche nella Capitale sarebbe opportuno imboccare questa strada, per trasformare una calamità in una risorsa di reddito aggiuntiva per gli imprenditori agricoli, in particolare per quelli – conclude Mattia – che operano dentro oppure a ridosso del perimetro di parchi, aree protette e riserve naturali”.
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