“Abbiamo dovuto riportare le mucche nella stalla inagibile perché fuori avevano un palmo di ghiaccio sul dorso. Stiamo aspettando una tensostruttura per ricoverare gli animali, ma qui non si fa vedere nessuno e la tensostruttura non è ancora arrivata”. E’ esasperata e stanca Michela Paris, un’allevatrice di Ussita, provincia di Macerata, 30 anni, due bambini, che aveva puntato tutto sulla sua azienda agricola, aperta proprio nell’anno appena trascorso, decidendo di proseguire l’attività di famiglia e di restare nelle Marche, in un territorio di montagna soggetto allo spopolamento. Poi il terremoto ha compromesso seriamente i suoi progetti. “Abbiamo 50 vacche di razza marchigiana, 40 cavalli e un centinaio di pecore sopravvissane. Non possiamo tenere gli animali fuori, perché si gela. Così li abbiamo riportati nella stalla, dove c’è una parete pericolante. Stiamo attenti a non avvicinarci e andiamo avanti così”. Dopo le scosse, l’allevatrice Michela si è trasferita a Porto Recanati, sulla costa, come molti terremotati dell’entroterra che ora sono ospitati negli alberghi: “Da un mese facciamo avanti e indietro per andare a accudire le bestie. Non avevamo nemmeno un camper per noi, ce lo ha prestato un’amica. Se non ci aiutano non ce la facciamo, la situazione – conclude – è drammatica”. Proprio ieri il sindaco di Ussita, Marco Rinaldi, facendo un parallelo con un cucciolo di cane trovato abbandonato vicino a casa, denunciava lo stato di abbandono in cui si sentono i terremotati. Ne abbiamo scritto qui su 24zampe.
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