Ammonta ad almeno 200 milioni di euro il conto dei danni causati in un mese dal caldo africano nelle campagne italiane, tra cali di produzione di latte e uova e maggiori costi energetici e di irrigazione e ortaggi, frutta e mais bruciati, tanto che in alcune zone come la Lombardia è stato chiesto lo stato di calamità. In difficoltà anche le coltivazioni di mais necessarie per l’alimentazione degli animali che hanno bisogno di una adeguata irrigazione. A far lievitare la bolletta, c’è anche un aumento dei costi alla stalla per i maggiori consumi di acqua ed energia che gli allevatori devono sostenere per aiutare gli animali a resistere all’assedio dell’afa.
API E GALLINE DI FRONTE AL CALDO
E il caldo di questi giorni sta mettendo a dura prova anche le api: “Soffrono tanto che volano meno e tendono a rimanere a terra, quindi senza prendere il polline, a conferma di come l’aumento delle temperature provochi pesanti effetti sulle piante e sugli animali come sulle persone. Il problema non riguarda solo la produzione del miele ma viene a mancare l’indispensabile azione di impollinazione dei fiori, ancora necessaria per le coltivazioni agricole”. A spiegarlo, è Lorenzo Bazzana, responsabile del settore tecnico ed economico di Coldiretti. Dopo l’allarme lanciato nei giorni scorsi da Coldiretti sulla produzione di latte in calo a causa del caldo che stressa le vacche – ne abbiamo parlato qui – ora l’emergenza si allarga dunque alle produzioni di uova e miele.
SOFFRE L’INTERA FATTORIA
Se le api sono maggiormente impegnate all’interno delle arnie per mantenere più basse le temperature con un’attività di sbattimento delle ali che serve per buttare fuori l’aria calda dalle famiglie, infatti, soffre l’intera fattoria e anche nei pollai si notano cali di produzione. “Si sta registrando – precisa Coldiretti – un calo fra il 5 al 10% nella deposizione delle uova mentre per i maiali sono stati accesi i condizionatori, per evitare che le temperature sfondino la soglia dei 28 gradi oltre la quale gli animali cominciano a soffrire e a mangiare fino al 40% in meno della razione giornaliera”.
QUALCHE BUONA NOTIZIA C’E’
Per le api, però, a guardar bene non si sono solo notizie negative. La stagione dal punto di vista climatico “è meno avversa di quella dell’anno scorso, meno temporali e temperature fredde, ma – rileva il responsabile economico della Coldiretti – questo gran caldo sicuramente ostacola un po’ il lavoro delle api e vedremo se il fatto che ci sia stato tempo buono consentirà comunque di ottenere buoni raccolti. Ad esempio in montagna, rispetto a quello che è successo l’anno scorso ci sono condizioni più favorevoli. L’anno scorso fummo costretti a portare via le famiglie perchè con il freddo non riuscivano a volare. Quest’anno fa più caldo e in montagna si potranno fare raccolti che l’altro anno non si sono potuti fare”. (Ansa)