La vicenda (in aggiornamento) dell’orso del Trentino: i fatti, le autorità, le reazioni degli animalisti, i veterinari

I FATTI

Un uomo di 45 anni e’ stato attaccato da un orso nel pomeriggio di mercoledì 10 giugno in una frazione di Trento (Cadine), a pochi chilometri dalla citta’. Si tratta di Vladimir Molinari, aggredito dal plantigrado mentre camminava sulle pendici del Monte Bondone (in localita’ Pozzo degli Spini), poco distante dal sobborgo del capoluogo trentino. A dare l’allarme un ciclista che ha trovato il malcapitato – sotto choc – con un braccio massacrato, tagli in testa e ferite all’addome.
Secondo le prime ricostruzioni Molinari avrebbe subito una decina di attacchi dall’orso. Molinari e’ stato soccorso prima da un’ambulanza e poi – vista la gravita’ delle lesioni riportate – e’ stato trasportato d’urgenza con l’elicottero del 118 di Trentino Emergenza all’ospedale Santa Chiara di Trento. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri, i Vigili del fuoco ed il personale del Corpo forestale della Provincia autonoma di Trento.
Pochi giorni fa si era registrato in Trentino un altro attacco ad un uomo da parte di un orso; il fatto e’ avvenuto a Zambana (ad un quarto d’ora da Trento), ma per fortuna la vittima – un ragazzo – era riuscito a fuggire, nonostante una zampata che gli era costata una decina di punti di sutura.
“Se sono vivo è un miracolo. Non dimenticherò mai quegli occhi neri, voleva mangiarmi». Dal letto d’ospedale al Santa Chiara di Trento, Wladimir Molinari racconta l’aggressione da parte di un orso nei boschi di Cadine, paese vicino Trento. “Stavo facendo footing sul sentiero sopra Cadine assieme al mio cane che tenevo legato – racconta Molinari – quando alle mie spalle ho sentito un rumore. Mi sono voltato e ad una decina di metri ho visto un orso, molto scuro, con gli occhi neri”. “A questo punto – aggiunge – ho fatto quello che so bisogna fare in questi casi: sono rimasto immobile e ho agitato le braccia urlando. Quindi sono scappato ma l’orso in breve mi ha raggiunto, si è alzato sulle zampe anteriori e mi ha morso sulla testa”. Afferratolo ad un orecchio – prosegue Molinari – ho tentato di allontanarlo da me, mi sono rialzato e ho provato a scappare di nuovo, ma lui mi ha nuovamente raggiunto e aggredito ancora una volta al viso. Preso dalla disperazione ho tentato in ogni modo con una mano di evitare che mi azzannasse e mi finisse. L’orso ha lasciato la presa e si è allontanato di qualche metro. Allora ho preso un bastone e l’ho sbattuto per terra urlando, cosicché l’animale si è allontanato definitivamente”.
In seguito all’aggressione è stato costituito un tavolo di consultazione permanente tra Provincia di Trento, ministero dell’Ambiente e Ispra che assicuri un costante raccordo tra i tre enti. È stato concordato un programma operativo che nell’immediato ha previsto la realizzazione di sopralluoghi per ricostruire nel dettaglio la dinamica dell’incidente, la raccolta dei campioni per identificare l’esemplare responsabile dell’attacco, il monitoraggio e presidio del territorio da parte dei tecnici della Provincia di Trento.

L’IDENTIFICAZIONE DELL’ORSO
Completati lunedì 15 giugno i sopralluoghi che hanno portato alla raccolta di campioni organici inviati ai laboratori di genetica di Ispra, che li sta analizzando al fine di identificare l’orso che lo scorso 10 giugno ha aggredito un uomo di 45 anni, che stava percorrendo un sentiero in comune di Trento. Lo rende noto l’Ispra aggiungendo che i tecnici della Provincia di Trento e dell’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale hanno contattato i massimi esperti mondiali di orsi al fine di comprendere i possibili fattori scatenanti del comportamento dell’individuo responsabile dell’attacco. L’orso è protetto dalle norme nazionali e comunitarie, e ogni intervento sugli individui deve seguire le indicazioni del Piano d’Azione Interregionale per la Conservazione dell’Orso nelle Alpi Centro Orientali.
Nel frattempo, anche la Provincia autonoma di Bolzano ha fatto il punto sulla presenza di orsi sul proprio territorio, ne abbiamo parlato qui. Il numero oscillerebbe tra 2 e 5 esemplari, secondo le valutazioni del dipartimento Caccia e pesca e della Forestale, e proverrebbero dal vicino Trentino.
LA POSIZIONE DELLA PROVINCIA
“Le decisioni che adotteremo sull’orso che ieri ha aggredito e ferito un uomo a Cadine di Trento saranno basate sullo stesso principio adottato lo scorso anno in agosto quando si verificò l’altra aggressione da parte di Daniza: di fronte ad un fenomeno che è dentro le logiche naturali si valuta la gravità e prima viene la vita e la sicurezza delle persone e poi viene la conservazione della natura”. Lo ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, intervenuto ad un dibattito straordinario in Consiglio provinciale subito dopo l’aggressione e che si è collegato in videoconferenza con il ministero dell’Ambiente e l’Ispra. “Siamo di fronte ad un episodio molto grave rispetto al quale non è opportuno fare strumentalizzazioni. Quello che noi possiamo fare in relazione alle regole – ha aggiunto Rossi – è scritto e ve lo leggo: ‘nel momento in cui un orso attacca senza essere provocato si possono adottare tre provvedimenti – cattura con rilascio e radiocollaraggio, cattura con captivazione, abbattimento’. L’ordinanza dello scorso anno diceva esattamente questo. Io mi sono preso questa responsabilità assieme alla mia giunta l’anno scorso e siamo pronti ad assumerla anche quest’anno”. “Per assumersi questa responsabilità è necessario però identificare e riconoscere l’esemplare responsabile dell’aggressione. Questo è quello che faremo”, ha precisato Rossi. “Siamo pronti a prenderci responsabilità in via autonoma ma vogliamo evitare che qualche organo centrale, sulla base di informazioni scorrette, possa fare rilievi, come lo scorso anno”, ha concluso il presidente della Provincia di Trento.
Il giorno successivo è arrivata l’ordinanza della Provincia autonoma di Trento, che codifica la strategia di intervento. Primo obiettivo è “identificare l’animale attraverso una serie di azioni intensive di monitoraggio e di presidio, già in corso, attuate con squadre di agenti della forestale che da questa mattina operano nell’area dell’aggressione, anche a tutela della sicurezza della popolazione che frequenta la zona”. Ispra e ministero dell’Ambiente – dice una nota della Provincia – hanno condiviso il piano d’azione predisposto e assicurato la massima collaborazione tecnica, anche nell’effettuare con rapidità le analisi sui campioni organici. Il presidente Rossi ha inoltre sentito nuovamente il ministro Galletti per anticipargli i contenuti dell’ordinanza e confermargli quanto formalizzato dalla Provincia autonoma di Trento lo scorso anno circa la necessità di “migliorare la normativa vigente e introdurre dei limiti, oggi non previsti, al numero di esemplari presenti sul territorio trentino”.
VERTICE PROVINCIA DI TRENTO-MINISTERO DELL’AMBIENTE
La gestione degli orsi nella Provincia di Trento, dopo l’attacco nei confronti di un cittadino a Cadine (Tn) il 10 giugno scorso, è stato l’argomento al centro di un incontro, nel pomeriggio di martedì 16 giugno a Roma, tra il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e il presidente della Provincia di Trento Ugo Rossi. Lo rende noto un comunicato del ministero dell’Ambiente in cui si precisa che alla riunione erano presenti anche l’assessore provinciale Michele Dalla Piccola e i dirigenti delle competenti strutture amministrative. La Provincia di Trento “ha esposto nel dettaglio al ministro le azioni emergenziali messe finora in campo per garantire la pubblica incolumità. Il ministro Galletti, riconoscendo la coerenza delle azioni della Provincia rispetto al quadro normativo nazionale e comunitario – prosegue la nota – ha messo a disposizione la collaborazione delle strutture tecniche di Ministero e Ispra, attraverso un tavolo permanente, per affrontare in modo strutturale le problematiche legate alla gestione dell’orso nel territorio delle Alpi centrali”. Critica la Lav (vedi tra le reazioni degli animalisti).
L’INTERVENTO IN SENATO DI SERGIO DIVINA (LEGA NORD)
Un invito al Governo e al ministro Galletti affinché “si consenta innanzitutto di mettere in sicurezza un’area corrispondente a tutta la provincia autonoma di Trento e poi che si possano almeno prelevare gli animali problematici. Qualcuno parla addirittura di abbatterli, perché quando un animale è pericoloso bisogna fare una scelta tra il pericolo per l’uomo e l’abbattimento dell’animale pericoloso. Si potrebbe quindi abbattere questi animali o prelevare tutti gli esemplari problematici”. Ad affermarlo è il senatore trentino della Lega Nord Sergio Divina, che ha parlato di questo mercoledì 17 giugno, intervenendo in Senato dopo le recenti aggressioni da parte di orsi in Trentino. “Vorremmo anche aggiungere – ha spiegato – che è necessario tornare a numeri compatibili con quelli che il territorio oggi riesce effettivamente a contenere, in un sistema di biodiversità, in quanto ahimè l’orso non avendo predatori è un animale che continuerà ad aumentare la propria presenza”, riferendo che “i dati biologici dicono che un orso ha bisogno di circa 60 chilometri quadrati. Se noi tenessimo fermo questo parametro di riferimento, oggi in Trentino – ha concluso – avendo superato i 50 orsi, avremmo probabilmente 30 orsi in più di quelli che il territorio potrebbe ospitare”.

LE REAZIONI DEGLI ANIMALISTI

ENPA. La prima a commentare la vicenda è stata, a caldo, la presidente Enpa Carla Rocchi: «Il problema vero sta a monte. Il Trentino è un territorio che era stato abbandonato dagli orsi ma si è voluto ripopolarlo. Ma questi episodi dimostrano che in Trentino non ci sono le condizioni per gli orsi». «Se l’orso, nella sua infinita saggezza – spiega Rocchi – aveva abbandonato il territorio una ragione ci sarà: evidentemente è un territorio troppo antropomorfizzato, con troppe presenze umane. La Regione, nella sua miopia, ha voluto ripopolarlo con un progetto costosissimo, fondi europei per circa 6 milioni di euro, ma i vari episodi dimostrano che non ci sono spazi sufficienti per un orso. La colpa non è né del poveretto che faceva jogging né dell’orso, che si trova in un territorio che tende a difendere».
«Se le Regioni prima di avviare operazioni faraoniche si informassero farebbero un regalo alle tasche dei cittadini, all’incolumità delle persone e alla tranquillità degli orsi, che se ne stavano tanto bene in Slovenia. Evidentemente in Trentino non ci sono le condizioni». Rocchi conclude con un appello ad evitare un altro caso Daniza, l’orsa morta meno di un anno fa in seguito a un tentativo di narcosi a distanza durante la cattura. «Anche se non mi aspetto grandi cose da una amministrazione che ha agito in questo modo, spero che prevalga la saggezza: mi auguro che non si riapra una caccia all’orso come avvenne con Daniza».
«Restiamo in attesa – recita un successivo comunicato di Enpa, rilasciato venerdì – di acquisire tutte le informazioni necessarie a chiarire la dinamica dell’aggressione, da parte di un orso, subita da una persona che stava correndo ai margini di un bosco vicino a Trento. Un orso non attacca senza un motivo, ed e’ importante capire quali sia stata la causa scatenante, anche se involontaria. E’ dunque necessario avere a disposizione elementi certi per affrontare questa situazione con l’obiettivo di tutelare la vita dell’animale e di prevenire al contempo il ripetersi di fatti del genere» . Questo il commento l’Ente nazionale protezione animali- Enpa su una vicenda per la quale «gia’ si intravedono alcuni tentativi di strumentalizzazione».
Infatti, dalle dichiarazioni a caldo pronunciate dal presidente della Provincia «traspare con tutta evidenza il tentativo, pretestuoso e fuorviante, di stabilire un nesso tra la triste vicenda di Daniza e quanto accaduto in questi giorni a Trento. E’ il caso di ricordare, al presidente Rossi e ai rappresentanti politici e istituzionali, che il caso di Daniza e’ stato affrontato in modo superficiale e frettoloso- prosegue l’Enpa- senza una vera necessita’ anche perche’ ci si trovava di fronte a un comportamento del tutto naturale: quello di una mamma che reagisce, tra l’altro in maniera molto equilibrata, in difesa dei propri cuccioli, con un `falso´ attacco».
LAV. “Sul nuovo caso di incontro uomo-orso avvenuto a Cadine di Trento è necessario procedere con estrema cautela, allo scopo di evitare decisioni affrettate che potrebbero determinare aggravamento e incrudelimento della situazione”. Lo scrive in una nota la Lega anti vivisezione (Lav). “Quella cautela che manca a una parte del Consiglio provinciale, che – sottolinea la Lav – inneggia al Far West nelle valli istigando ancora una volta i cittadini ad imbracciare il fucile per farsi illegalmente giustizia da sé, con grave rischio sia per la vita degli orsi, sia per quella degli stessi cittadini”. La Lav “apprezza il nuovo corso intrapreso dalla Giunta provinciale che fin dal caso avvenuto a Zambana qualche giorno fa ha deciso di non assumere provvedimenti lesivi nei confronti di plantigradi. Un approccio teso a riportare il problema nel suo naturale alveo gestionale, che se fosse stato assunto dieci mesi or sono, avrebbe risparmiato la vita di Daniza”.
«Ora è prioritariamente necessario far luce – continua la LAV – su quanto realmente accaduto a Cadine, perché la stessa presenza del cane potrebbe aver determinato l’esito dell’incontro con l’uomo. Non a caso, nelle aree protette dove le presenze faunistiche sono particolarmente rilevanti viene vietato l’accesso ai cani. Una volta di più emerge chiaramente che ciò che è mancato fino ad oggi è la corretta informazione dei cittadini. Una responsabilità in capo al governo della provincia di Trento, che ora non può più essere disattesa». «Attendiamo con interesse l’esito del confronto tra il presidente Rossi ed il Ministro dell’Ambiente Galletti (bene che la Provincia non voglia continuare a fare tutto da sola) – conclude la LAV – dal quale ci aspettiamo che venga riconfermata la decisione di non procedere ad azioni coercitive nei confronti dell’orso, ma a concrete iniziative informative e di prevenzione nel rispetto delle leggi».
La Lav, lunedì 15 giugno, invia una lettera aperta al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Dopo l’ultima ordinanza di condanna a morte di un orso in Trentino e in seguito all’uccisione di Daniza avvenuta lo scorso anno, la Lav si rivolge al capo dello Stato perché “la gestione dei plantigradi del Trentino – tornati in quella provincia non per loro volontà ma per un progetto europeo di reintroduzione finanziato da Bruxelles – sia riportata nell’alveo delle competenze statali, in ottemperanza all’articolo 117 della Costituzione, che prevede la legislazione esclusiva dello Stato in materia di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema”.
“E’ necessario, infatti, che lo Stato predisponga con estrema urgenza due azioni che fino ad oggi la Provincia di Trento non è stata in grado nemmeno di proporre – si legge nella lettera della Lav -: una seria, diffusa, puntuale e continua campagna informativa sulle linee guida per la serena convivenza tra gli orsi e gli umani”. E ancora: “La profonda revisione del Pacobace, il Protocollo che dispone le azioni verso gli orsi considerati problematici, al fine di garantire la massima tutela degli orsi, così come disposto dalle Direttive Comunitarie e dalle norme nazionali”. “Solo operando urgentemente nel senso proposto sarà possibile garantire la sicurezza dei cittadini e quindi il pieno successo del progetto di reinserimento dell’orso. Il resto da parte della Provincia è solo demagogia”, scrive infine la Lav invitando il presidente Mattarella a intervenire.
«Apprendiamo con sgomento che il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti non e’ stato in grado di rivendicare la piena titolarita’ dello Stato nella gestione della fauna selvatica presente sul territorio, ripiegandosi sulle posizioni del presidente Rossi ed avvallando ogni sua incauta richiesta». Questo il commento della Lav di giovedì 16 giugno, sulle posizioni emerse in seguito all’incontro avvenuto nel pomeriggio del 15 presso il ministero dell’Ambiente tra Galletti ed il presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi, accompagnato dall’assessore alla caccia Michele Dallapiccola, relativo alla revisione dei protocolli gestionali degli orsi trentini, anche alla luce degli ultimi fatti che hanno visto il ferimento di un uomo.
«L’asservimento del ministero alle posizioni espresse dalla Provincia di Trento non potra’ che determinare l’inaccettabile uccisione di altri orsi, il versamento del loro sangue e la loro traslocazione- denucnia la Lav- per questo motivo chiediamo un incontro urgente tra Galletti e le associazioni di tutela ambientale riconosciute a livello nazionale, coinvolgendo anche realta’ estere esperte nella gestione degli orsi. La vita degli animali non puo’ essere subordinata esclusivamente alle ragioni di chi li vuole morti o deportati».
Galletti, infatti, «ha fatto sue le posizioni della provincia di Trento rispetto all’incrudelimento delle regole che sovrintendono la gestione degli orsi cosiddetti `problematici´ ed alla deportazione di parte degli esemplari, con l’inevitabile conseguenza che d’ora in avanti i `casi Daniza´ non potranno che moltiplicarsi», conclude la Lav.
AIDAA E OIPA. Le associazioni animaliste Aidaa e Oipa si dicono contrarie alla cattura dell’orso responsabile del ferimento di un uomo l’altro giorno nei boschi di Cadine, in Trentino, disposta da un’ordinanza della Provincia di Trento. “Da tempo denunciamo un clima di ostilità verso gli orsi che vivono sulle alpi italiane – afferma il presidente di Aidaa, Lorenzo Croce – speriamo che questo spiacevole incidente non serva a rinfocolare antiche ostilità nei confronti degli orsi, ostilità alimentate dagli speculatori che vorrebbero utilizzare quelle zone alpine per allargare ulteriormente gli insediamenti umani”. Entri oggi – annuncia Croce – l’Aidaa invierà una nota al ministro dell’ambiente, “per evitare che si giunga a situazioni estreme come quella che lo scorso anno portò alla morte dell’orsa Daniza”. “Il recente episodio non può non ricordare il caso Daniza – scrive in una nota Ornella Dorigatti, delegata Oipa Trento – e senza mostrare di aver tratto insegnamenti dal passato, anche questa volta non si è lavorato in prevenzione ma scatenando nella collettività, indubbiamente e comprensibilmente toccata dall’accaduto, l’impulso ad eliminare fisicamente il problema, come se non fosse mai stato gestibile. Le politiche messe in atto nell’ultimo anno possono far supporre che vi sia un solo obiettivo grossolano quanto le intenzioni e la totale assenza di progettualità specifica che lo anima: legittimare politicamente e plebiscitariamente l’urgente ed inderogabile distruzione dell’orso in Trentino”.
WWF E LEGAMBIENTE. Non esiste il rischio zero, dicono Legambiente e Wwf, ma “e’ pur evidente che i rischi aumentano quanto piu’ l’ambiente e’ antropizzato e in relazione al numero di orsi. Nella vicina Slovenia, infatti, con una popolazione di 450 orsi si registra all’incirca un attacco all’anno. úE’ fondamentale dunque informare ed essere informati di quale sia il comportamento idoneo creando le condizioni per farsi sentire dagli animali ed evitando l’incontro”, aggiungono.

E’ importante, inoltre, «sottolineare che siamo di fronte ad un problema che riguarda un singolo esemplare e non la maggioranza o totalita’ della popolazione di orsi presente oggi sulle Alpi, frutto di un progetto di reintroduzione conclusosi da tempo», concludono Legambiente e Wwf.
LEGA NAZIONALE PER LA DIFESA DEL CANE. Nessuno tocchi l’orso. E’ ciò che ribatte Lega Nazionale per la Difesa del Cane all’ordinanza, emanata da Ugo Rossi, presidente della provincia autonoma di Trento, che contempla anche una sua eventuale uccisione, contro il plantigrado reo di aver assalito un jogger che correva nel bosco sopra Cadine (TN) procurandogli ferite guaribili in trenta giorni. LNDC, pur manifestando solidarietà all’escursionista, ritiene il provvedimento soltanto punitivo e promulgato ad hoc per “coprire” le carenze con cui la provincia ha gestito e continua a gestire tutto il progetto Life Ursus. Un progetto, ricordiamo, ideato oltre circa vent’anni fa per reintrodurre l’orso bruno nel Parco dell’Adamello Brenta e visto con favore dalla Provincia che lo ha sempre però messo in atto finalizzandolo soprattutto a percepire i lauti introiti elargiti dall’Unione Europea (parliamo di svariati milioni di euro) e a utilizzare i plantigradi come attrattiva turistica, trascurando invece in toto quelle che avrebbero dovuto essere fin dall’inizio due componenti indispensabili: il benessere animale e le problematiche legate alla convivenza animale selvatico/uomo.Nemmeno la drammatica vicenda di Daniza e l’indignazione popolare per il suo decesso sono servite a far mutare politica alla giunta trentina e ad attivare le necessarie misure di prevenzione per scongiurare il pericolo di incidenti. Anzi, l’unica azione intrapresa è stata quella di aizzare la popolazione locale contro gli orsi. Infatti, il presidente Rossi afferma “prima viene la vita e la sicurezza delle persone e poi la conservazione della natura”, aggiungendo poi che esiste “la necessità di modificare alcune regole del progetto che non prevedeva un numero massimo. Noi stiamo chiedendo di definire modalità che vadano oltre a quelle che abbiamo per cercare di modificare ciò che è possibile, compreso la riduzione del numero degli orsi”. Stando a queste dichiarazioni, che LNDC disapprova, sembrerebbe proprio che ci sia una fremente volontà di scatenare una spietata caccia agli orsi, che peraltro sono sempre stati gli unici a pagare gli errori della politica e dell’incapacità umana di gestire ogni problematica di convivenza con l’ergastolo a vita o con la morte.
L’OFFERTA DI AIUTO DEI VETERINARI
“La gestione di un orso richiede competenze veterinarie altamente specializzate, non è un mero atto amministrativo”. I medici meterinari della Società Italiana Veterinari per Animali Esotici (Sivae) l’avevano già detto dopo il caso Daniza e lo ribadiscono ora: “La cattura di un orso bruno deve essere eseguita da una équipe che comprenda medici veterinari specializzati in animali selvatici e protetti e con competenze specifiche di telenarcosi, sedazione e gestione sanitaria e comportamentale pre e post-cattura”.Dopo le dichiarazioni del presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi – che si è già detto pronto ad assumersi, “in via autonoma”, le responsabilità del caso, ma anche a “cambiare le regole del Progetto” –  la Sivae lo invita a rafforzare l’équipe di intervento.Il presidente della Sivae, Giordano Nardini: “Non è nostro compito intervenire nel merito delle scelte amministrative, ma incoraggiamo il presidente Rossi  a fare in modo che ogni intervento sull’orso sia deciso ed eseguito con l’assistenza specializzata di medici veterinari. Non si tratta affatto di strumentalizzare – prosegue Nardini – al contrario pensiamo che la competenza possa aiutare l’Amministrazione ad assumere le responsabilità del caso minimizzando i rischi d’intervento, che non sono mai assenti ma possono essere contenuti. La Sivae invita a prendere le decisioni più consone agli obiettivi di tutela dell’incolumità pubblica e di un esemplare protetto avvalendosi di medici veterinari specializzati”, conclude. (dal comunicato stampa)