A Roma un ospedale con 6mila pazienti, tutti senza nome: animali selvatici curati da Lipu

L’ospedale dove i pazienti non hanno un nome è a Roma, a Villa Borghese. E’ l’ospedale degli animali selvatici, che una volta guariti devono tornare nella natura, dove i nomi non esistono. Il Centro di recupero della fauna selvatica della Lipu (Lega italiana protezione uccelli) è a Roma, a Villa Borghese, accanto al Bioparco. Assiste quasi 6mila animali selvatici l’anno, per lo più uccelli. Piccioni o rondini cadute dal nido, gabbiani, cornacchie, ghiandaie, rapaci e altre specie protette, colpiti per gioco dai cacciatori e abbandonati a morire. Ma il Centro soccorre anche mammiferi: lupi e cinghiali intrappolati e feriti dai lacci dei bracconieri, cervi, volpi, scoiattoli, ghiri, porcospini, pipistrelli. E poi rettili: qualche biscia schiacciata, testuggini scaricate in qualche stagno una volta diventate troppo grosse. Ci lavorano una responsabile e due operatori fissi, più due veterinari a chiamata e una cinquantina fra volontari e tirocinanti. “Il 90 per cento degli animali ce li portano i cittadini, che li ritrovano feriti o in difficoltà – racconta la responsabile della struttura, Francesca Manzia -. Il restante 10% li trovano le forze di polizia”. Il centro, che da tre anni non riceve alcun finanziamento da parte delle istituzioni, funziona come un vero e proprio ospedale (il sito è qui, il telefono è 06-3201912 e funziona: risponde a oltre 15mila chiamate l’anno). Ci sono il pronto soccorso, gli ambulatori, la sala operatoria, e poi ci sono le corsie di degenza. Che sono gabbie per gli animali più piccoli, voliere per i rapaci e gli uccelli più grandi. I mammiferi più grossi, come lupi, cervi, cinghiali, una volta curati vengono portati in strutture apposite della Lipu nel nord Italia, con grandi recinti per la convalescenza. Alcuni animali vengono liberati quasi subito, altri rimangono all’ospedale per mesi, anche per un anno. Al centro è appena arrivato un nibbio, un rapace ferito dai pallini di una doppietta. “E’ un animale migratore, a quest’ora i suoi simili sono in Africa – spiega Francesca -. Quando sarà guarito, non potremo liberarlo subito, dovremo aspettare la bella stagione. Non potrebbe vivere qui in inverno”. La stagione della caccia, da settembre a gennaio, è una stagione di grande lavoro al Centro: “Arrivano tutti gli uccelli feriti dai cacciatori”. La struttura ospita anche molti porcospini. “A Roma sono centinaia, la gente non li vede perché sono notturni – racconta la responsabile -. Entrano nei giardini a mangiare le crocchette di cani e gatti. Mangiano le lumache, e spesso rimangono intossicati dai lumachicidi”. Gli avvelenamenti sono una delle cause principali di ricovero degli animali selvatici: molti mangiano spazzatura, come i gabbiani, o vegetali irrorati di diserbanti.