“Servono monitoraggio e ricerca, scienza. Gestire 100 orsi in un’area densamente popolata e la coesistenza per essere fattibile richiede interventi fini, delicati, attenti al dettaglio e per fare ciò serve un’informazione di dettaglio che al momento non c’è”. Lo ha detto Luigi Boitani, professore emerito di zoologia a La Sapienza di Roma e presidente della Large carnivore initiative for Europe, intervenendo a Trento alla conferenza di informazione tecnico-scientifica richiesta dai gruppi consiliari di minoranza in vista dell’approdo in aula, il 4 marzo, del cosiddetto ‘ddl ammazza orsi’ che, se approvato, darà la possibilità di abbattere 8 plantigradi all’anno per un triennio. “Gestire il surplus della popolazione non è un’opzione, è una necessità – ha aggiunto Boitani -. Se si crede nel messaggio della coesistenza sicuramente bisogna entrare nell’ottica che in alcuni casi qualche animale va rimosso perché costituisce un problema aggiuntivo non risolvibile con gli strumenti che si posseggono. Ciò è chiaro a chi gestisce l’orso in provincia di Trento, ma non a determinati gruppi di interesse là fuori: serve quindi anche una comunicazione più robusta, la sensazione è che si faccia molta informazione top down, ma poca comunicazione che richiede un’interazione con chi riceve il messaggio”.
OTTO ATTACCHI DI ORSO IN DIECI ANNI, UNO MORTALE
Per Boitani “gestire una specie, come fare conservazione della natura, è politica informata dalla scienza. La politica è concertazione dei gruppi di interesse. C’è la necessità non più rimandabile di ristabilire un tavolo di concertazione dove siano rappresentati tutti i gruppi di interesse del territorio, compreso il pubblico allargato dei cittadini. Il tavolo di concertazione non deve essere gestito dalla Provincia, deve essere autonomo e indipendente”. Secondo le stime, nel 2023 gli orsi sopra l’anno di vita erano 98 contro gli 85 del 2021. “In dieci anni – ha poi spiegato Claudio Groff, dirigente del Servizio foreste e fauna della Provincia di Trento – gli orsi hanno attaccato l’uomo 8 volte, un attacco è stato mortale. Inoltre si contano 16 falsi attacchi che non hanno provocato feriti”. Secondo quanto riferito, “8 orsi, 3 maschi e 5 femmine, sono stati rimossi. Di questi 4 esemplari sono stati ritenuti molto confidenti e altrettanti aggressivi perché protagonisti di attacchi che hanno portato al ferimento di persone o alla morte com’è successo nel caso di Andrea Papi”, l’ultimo M90. Dal report si evince che 5 orsi sono stati prelevati tramite cattura e 2 sono stati abbattuti. Solo in un caso l’esemplare è morto durante il tentativo di cattura. Due settimane fa a Trento una manifestazione piuttosto partecipata ha chiesto maggior trasparenza alla Pat sugli orsi ed espresso la propria contrarietà al progetto di legge. (post aggiornato con il numero di orsi)
IN ABRUZZO, NEI SECOLI, ORSI ALLONTANATI A FUCILATE
“La nostra è una realtà molto diversa, a partire dalla densità umana molto minore rispetto a quella trentina, elemento che limita molto la possibilità di incontro tra carnivori e le persone. L’orso abruzzese, oggi dovrebbero essere una sessantina gli esemplari, anche se concentrati su un territorio piccolo, è una sottospecie del bruno. Un animale che nei secoli è stato allontanato a suon di lance e fucilate dalle vicinanze dei luoghi abitati e questo trattamento non certo amichevole dell’uomo probabilmente ha favorito una selezione a favore degli individui più timidi”. Lo ha detto Luciano Sammarone, direttore del Parco nazionale d’Abruzzo, intervenendo a Trento. “In Abruzzo non ci sono mai stati incidenti anche se non c’è un modello Abruzzo. Il Trentino è l’unica zona delle Alpi che ha accettato la sfida. La popolazione dell’orso marsicano da 2mila anni è isolata e quindi ha un patrimonio genetico limitato che ne ostacola la crescita”, ha concluso.
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