La CIWF (Compassion in World Farming), ong internazionale per la protezione degli animali negli allevamenti, denuncia in una nota l’assenza dell’allevamento e delle abitudini alimentari nei negoziati sui cambiamenti climatici di Parigi e lancia una petizione internazionale perché entrino a far parte dell’agenda di COP21 come importanti settori produttori di gas serra. CIWF chiede inoltre che venga fissato un obiettivo di riduzione del consumo di carne del 50% entro il 2030 nei paesi sviluppati. “L’allevamento contribuisce per il 14,5% alle emissioni totali di gas serra globali, secondo i dati della FAO – scrive CIWF -. Si tratta di una percentuale importante, eppure durante la prossima Conferenza delle Parti che si svolgerà a Parigi, non ci saranno negoziazioni relative all’allevamento e neanche allo stile alimentare. E’ per questo che CIWF ha lanciato una petizione per chiedere che questi due argomenti entrino a far parte dei negoziati di Parigi”.
Uno studio del 2014 mostra che se il sistema attuale di intensificazione dell’agricoltura e dell’allevamento resterà tale, condurrà ad un aumento delle emissioni di gas serra del 77% entro il 2050. Queste emissioni, da sole, potrebbero causare un aumento della temperatura mondiale vicino ai 2 gradi. Lo stesso studio conclude che le emissioni di agricoltura ed allevamento possono diminuire solo con una riduzione del 50% dello spreco di cibo e con un cambiamento nella dieta. Uno studio della Chatham House afferma che è improbabile che si possa rimanere sotto il tetto dell’aumento di temperatura di 2 senza ridurre il consumo di carne e latte e loro prodotti derivati. E secondo uno studio pubblicato nel 2014, riducendo del 50% il consumo di carne, latte e uova nell’Unione europea, si ridurrebbero le emissioni del 25-40%.
Dichiara Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia Onlus: “Se la Conferenza di Parigi deve sviluppare una road map credibile per limitare il riscaldamento globale al limite dei 2 gradi, l’allevamento e un cambiamento nella dieta devono essere presi in considerazione molto seriamente. Per questo chiediamo che l’allevamento e l’alimentazione siano inclusi nel nuovo accordo globale e che siano considerati fra i più importanti settori che devono ridurre le proprie emissioni. Chiediamo anche che nell’accordo di Parigi venga incluso l’obiettivo di riduzione del 50% del consumo di carne nei paesi sviluppati entro il 2030”.