Si chiama “Progetto Apincittà” ed è un biomonitoraggio della città di Roma che avviene attraverso una rete di alveari: ora ci sono anche quelli dell’Arma dei Carabinieri. L’ape italiana, dunque, vigila sulla biodiversità e sulla qualità dell’aria della Città eterna proprio grazie a una rete coordinata di alveari dislocati in luoghi strategici e grazie ai quali si potranno acquisire dati di “elevato valore scientifico”.
OGGI A ROMA SCIAMA L’APIARIO “NUMERO ZERO”
Il Progetto, si legge in un comunicato congiunto dei Carabinieri, di Roma Capitale e della Federazione apicoltori italiani, prevede di “mettere a sistema i piccoli ma numerosi allevamenti di api che ci sono a Roma, creando fin da subito una rete di dieci postazioni per gran parte già presenti nel centro storico o di prossima installazione. L’apiario sperimentale ‘Numero Zero’ è quello della Fai-Federazione apicoltori italiani, che oggi sciamerà fino alla sede del Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri (Cufa), dove saranno installati tre alveari per attivare la ‘Postazione Laboratorio Numero 1′”.
SOTTO CONTROLLO METALLI PESANTI E POLVERI SOTTILI
Sono già numerose le realtà apistiche individuate e disponibili a entrare in rete (c’è anche la residenza dell’ambasciatore britannico): “Poi, pian piano, verranno collegate tutte le altre postazioni, che il Progetto Apincittà ha individuato come siti di interesse scientifico, fino a costruire una rete di monitoraggio capace di fornire da subito preziose informazioni su quali sono le fioriture di Roma più diffuse e visitate dalle api, sulla presenza e concentrazione di metalli pesanti, polveri sottili, microplastiche e idrocarburi policiclici aromatici”. (Ansa)