Il via libera definitivo alla delega sulla riforma della Pubblica amministrazione, tra le altre cose, prevede l’accorpamento del Corpo forestale in un altro corpo di polizia. Nei giorni scorsi, un presidio organizzato dalla sigle sindacali della Forestale ha cercato di farsi ricevere dai senatori che hanno votato il provvedimento. Per ottenere risposte su quell’articolo 8 che, secondo loro, “sancisce la fine e la soppressione del Cfs”. Ecco il testo: “L’articolo 8, conferisce una delega al Governo per la riorganizzazione dell’amministrazione statale. Uno specifico principio riguarda il riordino delle funzioni di polizia ambientale con la conseguente riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato e il suo eventuale assorbimento in altra Forza di polizia”.
Oggetto della rabbia dei forestali i senatori e il loro voto, il governo Renzi e lo stesso Comandante Patrone “che vuole far passare – ha spiegato Andrea Laganà, segretario del sindacato dei forestali – il Cfs nell’Arma dei Carabinieri nonostante il parere contrario dei forestali che abbiamo rilevato attraverso un sondaggio interno. La militarizzazione del corpo sarebbe un salto indietro di 60 anni”. Non c’è comunque ancora nessuna certezza sul destino del Cfs “ci sono ancora i decreti attuativi, vedremo in autunno». Certo è che il sindacato continuerà a manifestare «per i nostri diritti che sono i diritti di tutti gli italiani visto che da sempre difendiamo natura, ambiente e agroalimentare”, conclude Laganà.
Per saperne di più sul Corpo Forestale dello Stato, si può anche leggere qui l’inchiesta di Roberto Galullo pubblicata sul Sole 24 Ore del 2 giugno 2015. Le principali associazioni animaliste e ambientaliste – e molti politici, dalla De Petris di Sel a Palozzi di Forza Italia – hanno manifestato la loro solidarietà ai circa 8mila forestali: vediamo in che termini.
Continuano le attestazioni di solidarietà al Corpo Forestale dello Stato. Ne abbiamo già parlato qui, esponendo le posizioni di Enpa, Wwf Italia, Greenpeac, Lipu e Animalisti Italiani.
FIADAA
La delega che consente l’assorbimento del Corpo forestale dello Stato, contenuta nella riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni, non è una riforma, ma una controriforma che fa arretrare la cultura e la civiltà del Paese. Per questo la Federazione Italiana Associazione Diritti Animali e Ambiente – alla quale aderiscono una quarantina di associazioni animaliste, tra cui Enpa, Lav, Oipa, Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente, Lega del Cane – chiede al governo di non esercitare la delega nel senso di un assorbimento del Corpo, definito “eventuale” dalla legge stessa, ma di una razionalizzazione e revisione organizzativa che garantisca l’innalzamento degli attuali livelli di prevenzione e repressione dei reati a danno degli animali, di presidio dell’ambiente, del territorio e del mare e della sicurezza agroalimentare con la piena salvaguardia delle professionalità, delle specializzazioni e delle funzioni esistenti.
Dal punto di vista organizzativo, completano lo sfascio del sistema di vigilanza ambientale, e venatoria, le disposizioni del decreto enti locali, approvato nei giorni scorsi, sulla polizia provinciale, destinata ad un probabile “spezzatino” tra Regioni e città metropolitane con “funzioni di polizia municipale”. Chi si occupava di tutelare l’ambiente andrà a dirigere il traffico. Il tutto in un contesto caratterizzato da un’altra riforma in chiaroscuro (più scuro che chiaro): l’introduzione della non punibilità per tenuità del fatto, che indebolisce la tutela penale degli animali.
Nonostante gli errori compiuti, il governo ha ancora la possibilità di evitare almeno il paradosso: in un Paese come l’Italia, primo in Europa per biodiversità, dove si consuma un reato ambientale ogni quaranta minuti, dove le frodi alimentari sono all’ordine del giorno, dove i casi di maltrattamento ed uccisione di animali non si contano, sarebbe assurdo sopprimere di diritto o di fatto il Corpo specializzato nella repressione di questi delitti. E’ ipocrita parlare di riduzione dei costi (tra l’altro rimangono in piedi in Corpi forestali di Regioni e Province autonome) e vagheggiare risparmi che non ci saranno, o saranno irrisori, ed ancor più grave è lasciar credere che l’accorpamento non avrà conseguenze pratiche sulla tutela del territorio e della nostra biodiversità. E’ vero esattamente il contrario. Ecco perché ci risulta incomprensibile l’ostinazione del governo, forse preoccupato di assecondare le pressioni dell’Unione europea sull’omologazione delle forze di polizia o, peggio ancora, condizionato dalle tante lobby economiche che sentono come un fastidio le verifiche e i controlli. Ma non è detta ancora l’ultima parola. Noi continueremo la nostra battaglia perché il governo ci ripensi e il Corpo forestale dello Stato resti.
FARE VERDE