Theresa May non usa mezza misure e apre ad un impopolare ritorno della caccia alla volpe in Inghilterra e Galles, con la possibilità di eliminare le restrizioni introdotte nel 2004 dall’allora premier laburista Tony Blair. A distanza di 13 anni, l’attuale primo ministro Tory ha dichiarato di essere “stata sempre in favore” dell’attività praticata storicamente come sport nel Regno Unito, ma contestata da associazioni ambientaliste, da moltissimi comuni cittadini britannici e che conta molti oppositori anche all’interno del suo stesso partito conservatore. May, forse in modo un po’ incauto, ha invece promesso un voto libero ai propri deputati nella prossima legislatura per eliminare il divieto. Immediatamente si sono scatenate le polemiche per quello che secondo molti sarebbe un ritorno a un barbaro rituale del passato. Le parole della premier in piena campagna elettorale sono la conferma di quanto scritto ieri in prima pagina dal Daily Mirror, secondo cui c’è “un piano segreto” portato avanti da un lord Tory, Benjamin Mancroft, per reintrodurre la caccia alla volpe. Mancroft è anche presidente del Council of Hunting Associations, lobby venatoria del Regno. Ma l’opinione pubblica britannica sembra proprio avere tutt’altra intenzione. Secondo l’ultimo sondaggio, l’84% dei sudditi di sua maestà è contrario alla reintroduzione di questa attività tanto amata da una certa elite rurale che fa riferimento ai Tories. Le prime critiche alla May sono arrivate dalla Rspca, l’associazione per la protezione degli animali, secondo cui la “caccia alla volpe è una pratica barbara e brutale che non deve aver posto in una società civile”. A breve giro si è espressa anche la League Against Cruel Sports: “E’ una vergogna che il Parlamento sprechi tempo nel cercare di rendere ancora legale la caccia alla volpe”. (nella foto Afp/Justin Tallis, una volpe passa davanti alla porta del numero 10 di Downing Street a Londra. Sotto, la copertina del Daily Mirror di ieri)
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