Piazza Duomo, la stazione di Porta Garibaldi, Lambrate, piazza Firenze, viale Monte ceneri e via Cenisio, piazzale Brescia, piazza delle Bande Nere, corso di Porta Venezia e piazza Prealpi. Sono solo alcune delle zone di Milano da cui sono giunte negli ultimi giorni le segnalazioni della ricomparsa di consistenti gruppi di topi nelle ore notturne in cerca di cibo. Si tratta di un problema comune alle città di tutto il mondo, affrontato (e mai debellato) in modi diversi. A Milano c’è chi propone di ripristinare le colonie feline mentre a New York si sguinzagliano i cani a caccia dei topi di fogna.
MILANO.
L’associazione Aidaa (Difesa Animali Ambiente) spiega come, con l’arrivo del caldo e dell’estate, le pantegane meneghine tornano in superficie negli orari di minor traffico, e i cittadini che si trovano a passare di notte in queste strade hanno notato e segnalato (alcune volte spaventati) la presenza di gruppi di topi che si aggirano indisturbati tra i rifiuti nelle ore della notte e nelle prime ore del mattino in cerca di cibo.
A Milano, aggiunge l’associazione “sono oltre 5 milioni i topi presenti nel sottosuolo, e le politiche delle deratizzazioni non hanno assolutamente ottenuto il risultato di debellarli, anzi hanno spesso portato alla morte di altri animali ed all’avvelenamento di cani che hanno ingurgitato i bocconi avvelenati”. Per questo l’associazione lancia una proposta: “Basta con le deratizzazioni chimiche – dice Lorenzo Croce, presidente di Aidaa -, basta buttare veleno in giro, rimettiamo in circolazione i gatti, costituiamo colonie feline protette nelle zone dove ci sono i topi in modo che la natura faccia, se lo deve fare il suo corso”. Tra le motivazioni che spingono in superficie i topi e le pantegane milanesi vi sono gli innumerevoli lavori stradali e di scavo lasciati per troppo tempo aperti, lavori che sconvolgono l’habitat del mondo sommerso dove di solito vivono i topi a Milano come in tutte le altre città italiane e straniere.
NEW YORK.
Nella Grande Mela, i topi sono stimati intorno ai cento milioni di esemplari. Si tratta quindi di un problema molto sentito dalla popolazione. A fronteggiare l’emergenza topi contribuisce un’associazione di proprietari di cani-cacciatori che si chiama R.A.T.S., Ryders Alley Trencher-fed Society, se non proprio autorizzata, almeno tollerata dalle autorità municipali, e chiamata all’occorrenza dai cittadini. Lo racconta il Daily News qui, mentre qui c’è un video sull’attività dell’organizzazione. Si tratta di cani, meticci ma soprattutto terriers, che abbiano una naturale attitudine (come i rat-catchers delle illustrazioni inglesi dell’800) alla caccia dei piccoli animali infestanti.
Inoltre i cani, prima di essere impiegati, vengono addestrati in particolari strutture con brevi tunnel interrati e dai percorsi tortuosi per testarne le capacità. Devono essere vaccinati contro la leptospirosi e di solito è presente un veterinario per suturare le ferite che, nella lotta con i topi, spesso si procurano.
L’associazione Peta, impegnata a favore del trattamento etico degli animali negli Stati Uniti, ha criticato l’iniziativa bollandola come una “sanguinaria battuta di caccia camuffata da attività di controllo dei roditori”.