In Abruzzo le indagini si sono chiuse a fine giugno per il 57enne citato a giudizio per aver sparato all’orsa Amarena. Il Tribunale di Avezzano ha fissato la prima udienza preliminare e l’imputato dovrà presentarsi davanti al Giudice dell’udienza preliminare (Gup) il 23 dicembre di quest’anno. L’uomo dovrà rispondere delle accuse di uccisione di animali aggravata da crudeltà correlata dall’assenza di valida giustificazione ed esplosioni pericolose in luogo abitato. La pena prevista potrebbe essere di circa due anni di reclusione e una multa. Il processo si svolgerà in forma ordinaria e non abbreviata, come richiesto dall’imputato. A settembre di un anno fa, a far fuoco contro l’orsa in tarda sera era stato un macellaio armato di fucile, alla periferia di San Benedetto dei Marsi, fuori dal Parco e dall’Area Contigua. Andrea L., all’epoca 56enne, aveva detto ai carabinieri di aver sparato per paura e senza intenzione di uccidere, dopo aver trovato l’orsa dentro la sua proprietà: “É stato un atto impulsivo, istintivo”. Sui social l’uomo era stato oggetto di minacce, anche in relazione al fatto che Amarena era madre di due cuccioli.
GLI ANIMALISTI PARTI CIVILI AL PROCESSO: “AMARENA UNA DI NOI”
Molte associazioni animaliste si costituiscono parti civili al processo. “La giustizia farà il suo corso, anche se non restituirà Amarena ai suoi figli e a questa vita. Ma chi l’ha uccisa deve pagare”, commenta Oipa. Per Animalisti italiani, “questo processo rappresenta una battaglia non solo per Amarena, ma per tutti gli animali selvatici vittime di violenze ingiustificate”. Il 23 dicembre sarà “una data importantissima – secondo Enpa – per rendere giustizia non soltanto all’Orsa Amarena, vero simbolo della biodiversità più rara del nostro Paese, ma anche all’esigenza di tutela di tutto il patrimonio naturale d’Italia e risposta alla profonda ferita che è stata inferta alla sensibilità e alla cultura dell’opinione pubblica italiana”. Leal esprime “la speranza che venga applicata una pena detentiva per il reato commesso” e anticipa che utilizzerà gli eventuali fondi ottenuti con la costituzione come parte civile “per supportare la conservazione degli orsi e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla protezione della fauna selvatica”. Zampe che danno una Mano Odv ricorda che “togliere la vita ad un animale è un crimine, vieppiù come accaduto nel caso di Amarena, quando la morte viene inflitta senza ragione nè giustificazione. E contribuisce all’estinzione di una specie protetta. Amarena era di tutti noi. E Andrea L., deliberatamente e volutamente, ne ha spezzato la vita senza motivo”, spiega la presidente avv. Giada Bernardi.
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