Addio Amarena: l’orsa simbolo d’Abruzzo uccisa a fucilate

AGGIORNAMENTO DEL 3 SETTEMBRE 2023

La procura di Avezzano ha incaricato due periti per far luce sulla morte dell’orsa Amarena: si tratta dell’anatomopatologo veterinario Rosario Fico e il perito balistico Paride Minervini, ufficiale in quiescenza dell’esercito italiano. I due esperti indagheranno sulla dinamica dell’ uccisione orsa Amarena avvenuta a colpi di fucile nel comune di San Benedetto dei Marsi il 31 Agosto. I due esperti hanno già seguito indagine per la procura di Sulmona per un fatto analogo diversi anni fa. Intanto anche la notte scorsa sono falliti i tentativi di cattura dei due cuccioli.

+++

POST DEL 1° SETTEMBRE 2023

Addio Amarena. L’orsa marsicana “confidente”, uno dei simboli di quell’Abruzzo che sembrava convivere pacificamente con i plantigradi, è stata uccisa ieri sera alle 23 da un uomo armato di fucile alla periferia di San Benedetto dei Marsi, fuori dal Parco e dall’Area Contigua. La notizia è stata postata dal Parco Nazionale sulla sua pagina Facebook. Sul posto sono prontamente intervenute le Guardie del Parco vista l’area in cui Amarena era scesa coi suoi cuccioli. È intervenuto il veterinario del Parco che però ha potuto accertare solo la morte dell’orso vista la gravità della ferita. L’uomo è stato identificato dai Guardiaparco e poi sottoposto ai rilievi a cura dei Carabinieri della locale stazione, intervenuti a seguito della chiamata dei Guardiaparco. Sembra che l’uomo, Andrea L. di 56 anni, abbia detto ai carabinieri di aver sparato per paura e senza intenzione di uccidere dopo aver trovato l’orsa dentro la sua proprietà: “É stato un atto impulsivo, istintivo”. Amarena con i suoi due cuccioli erano stati visti da tutto il web, nei giorni scorsi, mentre attraversavano senza creare problemi (foto in alto) San Sebastiano dei Marsi. Ora il personale del Parco è impegnato a individuare i due cuccioli dell’orsa, anche con l’uso di droni, per valutare il da farsi. Amarena era la madre di Juan Carrito, altro orso “confidente” (perché la mela non cade mai lontano dall’albero) rimasto ucciso in un incidente stradale. Ma la scomparsa di una femmina fertile in una popolazione così ristretta è una perdita enorme. E si possono considerare esclusi dalla sessantina di orsi marsicani liberi in natura anche i due cuccioli: probabilmente incapaci di vivere in modo indipendente, sono destinati alla cattura e a trascorrere la propria esistenza in un centro faunistico. Con un solo colpo di fucile si è eliminato il 5% di esemplari selvatici di una specie già di fatto estinta.

IL GOVERNATORE D’ABRUZZO: ATTO GRAVISSIMO

L’uccisione di Amarena è “un atto gravissimo nei confronti dell’intera Regione, che lascia dolore e rabbia per un gesto incomprensibile – dice il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio -. In tutti questi anni le comunità fuori e dentro ai parchi hanno sempre dimostrato di saper convivere con gli orsi senza mai interferire con le loro abitudini. Mai un orso ha rappresentato in Abruzzo un qualunque pericolo per l’uomo, neanche quando si è trovato a frequentare i centri abitati. L’atto violento compiuto nei confronti del plantigrado non ha alcuna giustificazione. Confidiamo nelle indagini che sono state avviate dalle forze dell’ordine e dai vertici del parco, che hanno già individuato il responsabile, affinché la giustizia faccia il suo corso. Sono pronto a costituire la Regione come parte civile contro questo delinquente per tutelare l’immagine e l’onorabilità della nostra gente. Invito le comunità locali e tutti i turisti a continuare ad osservare tutte le norme prescritte affinché gli animali presenti sul territorio possano vivere indisturbati nel loro habitat”. (Post in aggiornamento continuo)

MINACCIATO SUI SOCIAL L’UOMO CHE HA SPARATO ALL’ORSA

I carabinieri forestali hanno sequestrato ad Andrea L. anche l’arma incriminata, il bossolo espulso e altre armi possedute. Il 56enne, commerciante di San Benedetto dei Marsi sposato con due figli, è indagato dalla Procura di Avezzano e dovrà rispondere del delitto di uccisione di animali e della contravvenzione di abbattimento di un esemplare di orso. Il mondo dei social, intanto, l’ha individuato con nome e cognome. “Abominevole feccia”, “faccia del diavolo”, “mostro”, “assassino” che “non merita l’aria che respira”, “un idiota qualunque di cui la specie umana è piena”. Questo il tenore dei commenti che si leggono sul profilo Facebook del 56enne che ieri sera ha sparato all’orsa simbolo non solo del Parco Nazionale d’Abruzzo ma di tutta la Regione. L’uomo, ora indagato dalla Procura di Avezzano, ha dichiarato di aver agito per paura, avendo trovato il plantigrado all’interno della sua proprietà. Un incidente ancora tutto da chiarire e che ha indignato il popolo del web che, tra minacce e insulti, diffonde nome, cognome e foto del 56enne definendolo un assassino. In molti considerano il suo gesto “crudele e irresponsabile”, soprattutto perché Amarena aveva appena messo al mondo dei cuccioli – ora dispersi e in serio pericolo di vita – e la sua morte provocherà molti problemi, in termini di ripopolamento, ai 60 esemplari che abitano il Parco d’Abruzzo. Inoltre, l’orsa era diventata molto conosciuta sui social per la sua adattabilità agli esseri umani: non aveva paura di passeggiare, anche con i suoi cuccioli, in giro per il paese e non aveva mai mostrato segni di aggressività o insofferenza all’uomo. Nelle ultime ore si sono susseguiti messaggi di condanna, per l’uccisione di Amarena, da parte sia di personaggi del mondo dello spettacolo che della politica; sono insorte, naturalmente, anche le associazioni animaliste, molte pronte a sporgere denuncia costituendosi parte civile.

LA REAZIONE DI POLITICI E ANIMALISTI

PICHETTO FRATIN – “L’uccisione di una femmina di orso marsicano rappresenta un episodio grave, sui cui è doveroso fare quanto prima chiarezza. Sono in costante contatto con tutti i soggetti istituzionali che in queste ore lavorano per far luce sulla vicenda: è necessario adesso il massimo coordinamento tra ministero, Regioni, Ente Parco, Ispra, Cufa, sindaci e prefetti”. Così il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, con riferimento all’uccisione dell’orsa Amarena. “Il nostro impegno è rivolto anche alla protezione dei cuccioli dell’orsa, facendo di tutto affinché possano restare in libertà. Invito infine a moltiplicare l’impegno nell’osservare comportamenti corretti per prevenire ogni possibile conflitto tra gli animali e le persone”, afferma.

WWF – “Una notizia terribile e un evento che rischiano di vanificare gli sforzi per la conservazione dell’orso bruno marsicano, il plantigrado più raro d’Europa. La notizia dell’uccisione di Amarena, orsa diventata suo malgrado prima star dei social e oggi simbolo della violenza insensata con cui qualcuno si rapporta alla natura, rappresenta un duro colpo per le speranze di sopravvivenza dell’orso in Appennino”. Così il Wwf Italia in una nota. “Quest’estate Amarena era stata avvistata e ripresa con due cuccioli dell’anno, ad oggi non ancora autosufficienti e il cui destino è dunque a forte rischio (i cuccioli di orso restano generalmente circa un anno e mezzo con la madre). Per questo il Parco si è già attivato per la loro ricerca ma non sarà facile ottenere risultati”, sottolinea il Wwf chiedendo che “le indagini di magistratura e forze dell’ordine accertino rapidamente come si sono svolti i fatti”. Per l’associazione, inoltre, “è tempo di adeguare l’efficacia del sistema sanzionatorio e di investire sulla vigilanza del territorio in funzione preventiva e repressiva”.

LEAL – Sarebbe un bracconiere, già identificato dai Guardaparco e dai carabinieri, il responsabile dell’uccisione questa notte a fucilate alla periferia di San Benedetto dei Marsi dell’orsa Amarena, simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo. E’ quanto sostiene Leal, la Lega antivivisezionista in un comunicato. Amarena, amata da abruzzesi e turisti era diventata una star grazie ai video delle sue discrete apparizioni in paese seguita dai cuccioli: passava tranquilla per poi tornare nei boschi. “I nostri legali – commenta il presidente Gian Marco Prampolini – stanno preparando la denuncia nei confronti di chi ha sparato. Evidenziamo che l’attuale governo sta creando una situazione incandescente nei confronti di orsi, lupi e selvatici in generale. Delegare responsabilità e giustificare le uccisioni di specie selvatiche facendole passare come le uniche soluzioni per la sicurezza dei cittadini – aggiunge – non fa che incoraggiare il bracconaggio e alimentare un clima d’impunità dove in troppi si sentono legittimati a commettere crimini e a sfidare leggi e giustizia. L’uccisione di Amarena è un atto gravissimo, ci costituiremo parte civile”. (Ansa)

BRAMBILLA – “È un crimine orribile, ripugnante, sconvolgente, non solo perché è costato la vita a un animale simbolo, di una sottospecie strettamente protetta da cent’anni e sempre in pericolo d’estinzione, ma perché Amarena era popolare e accettata dalla grande maggioranza della popolazione, anche quando faceva ‘passeggiate’ per le strade dei paesi, e soprattutto perché era una mamma”. Così Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente e dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali, commenta l’uccisione dell’orsa a San Benedetto dei Marsi (L’Aquila), chiedendo che sia garantita la sopravvivenza dei cuccioli.

SALVIAMO L’ORSO – Ieri sera a S.Benedetto dei Marsi un individuo ha fatto fuoco ed ucciso Amarena che accompagnata da i 2 orsacchiotti che aveva partorito quest’anno, secondo le dichiarazioni dell’uomo era entrata nella sua proprietà probabilmente attirata dal pollaio. E una storia che abbiamo gia visto, nel 2014 a Pettorano accadde qualcosa di simile e all fine di una lunga trafila giudiziaria il responsabile venne condannato a risarcire il danno che aveva provocato ad una specie rara , simbolo della nostra Regione e di tutto l’Appennino Abruzzese – laziale e molisano. Il fatto ci costringe a ricordare a tutti , in primis ai Sindaci e alle ASL abruzzesi le decine di pollai abusivi ed illegali che lor signori tollerano da anni nonostante gli appelli dei parchi nazionali a una bonifica totale e definitiva che non può più essere rimandata. Il fatto ci costringe a ricordare a tutti che oggigiorno chiunque subisca un danno da orso viene legittimamente rimborsato da parchi e Regione e se non tutti riescono ad accedere per ostacoli burocratici al rimborso è Salviamo l’Orso che se ne incarica, cosi come interveniamo gratuitamente in aiuto di chi vuol dotarsi di un recinto elettrificato, per cui sparare ad un orso , che non è comunque mai stato giustificato in nessun caso , è oggi completamente senza senso … è solo un atto criminale e come tale va trattato. Non ci interessa qui dilungarci su quanto importante sia una femmina come Amarena per una specie che da 60 anni viaggia sull’orlo dell’estinzione, una specie che a chiacchiere , ed in questo nessuno batte la nostra classe politica regionale che proprio in queste ore piange le solite “lacrime di coccodrillo” , tutti si dicono pronti a proteggere e che poi nei fatti non ha mai la precedenza quando si tratta di tagliar boschi, di moto o autorally ( vero Sig. Governatore Marsilio ? ) di ampliamenti di bacini sciistici, di calendario venatorio o di quant’altro metta irreparabilmente in pericolo il suo status. Qui vogliamo solo ricordare a colui che ha ucciso Amarena che non importa quanto ci vorrà ma può star tranquillo che useremo tutti i nostri avvocati e tutto il tempo ed il denaro di cui ci sarà bisogno per far si che rimpianga amaramente ciò che ha fatto. Abbiamo fatto lo stesso con chi uccise senza motivo un orso a Pettorano nel 2014 , lo faremo anche con lui, perchè un orso non vale una gallina, perchè un orso è specie protetta in Europa , in Italia , in Abruzzo e dunque anche a S.Benedetto dei Marsi e perchè Amarena non ha mai costituito un pericolo per l’uomo come anche le sue immagini di nemmeno 3 giorni fa a S.Sebastiano dei Marsi hanno mostrato senza alcun dubbio. Chiederemo al responsabile dell’uccisione dell’orsa un risarcimento milionario che lo costringa a passare i prossimi anni tra avvocati e aule di Tribunale come è accaduto al suo omologo a Pettorano e se Dio vuole alla fine di questo lungo procedimento utilizzeremo il suo denaro per aiutare i nostri orsi. Costringeremo costui a ripensare spesso alla serata di ieri e a chiedersi se forse non sarebbe stato meglio per lui lasciar andar via Amarena e poi chiamare noi o il Parco per ottenere un equo rimborso….magari per il doppio del valore dei suoi preziosi polli.

ANIMALISTI ITALIANI – È con profonda tristezza e indignazione che si apprende della tragica morte dell’orsa Amarena, avvenuta giovedì notte per mano di un individuo che ha ucciso senza pietà mamma orsa alla periferia di San Benedetto dei Marsi, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Questo atto spregevole e folle ha scosso l’opinione pubblica, lasciando un vuoto profondo soprattutto nei cuori della cittadinanza locale che aveva accolto l’orsa, ormai abituata a convivere pacificamente con gli umani. Solo pochi giorni prima della sua tragica morte, Amarena era stata avvistata con i suoi cuccioli nel centro abitato di San Sebastiano dei Marsi, un evento che aveva catturato l’attenzione di abitanti e turisti, dimostrando la capacità di convivenza pacifica tra la fauna selvatica e le comunità locali. Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha confermato la notizia, spiegando che un veterinario presente sul luogo ha potuto solamente constatare la morte dell’orso. L’autore di questo tragico omicidio, tale Andrea L. è stato identificato dai Guardiaparco e si trova ora sotto l’inchiesta delle autorità. Animalisti Italiani Onlus si costituirà parte civile nel processo per l’uccisione dell’orsa, chiedendo giustizia per Amarena e un impegno ancora maggiore nella protezione della fauna selvatica da parte delle autorità italiane ed europee. Animalisti Italiani Onlus insieme al Partito Animalista Europeo sta organizzando una manifestazione per scuotere le coscienze collettive che si terrà domenica 10 settembre dalle ore 15 a San Benedetto dei Marsi, in piazza Risorgimento. L’invito è esteso a tutte le associazioni con i propri simboli e bandiere, attivisti indipendenti e liberi cittadini che non vogliono subire passivamente le prevaricazioni ed i soprusi contro i più deboli ed indifesi.

LNDC ANIMAL PROTECTION – Stamattina l’Abruzzo si è svegliato con una pessima notizia. L’orsa Amarena, diventata negli ultimi anni il simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e dell’intera regione, è stata brutalmente uccisa a fucilate. Amarena era una celebrità, famosa per le sue scorribande nei borghi abruzzesi senza mai creare problemi, spesso con i suoi cuccioli al seguito, ed era amata da tutti. Da tutti tranne un uomo, però, che ha fatto fuoco contro di lei lasciandola senza vita e lasciando orfani i suoi cuccioli, ancora troppo giovani per cavarsela da soli. “Svegliarsi con questa notizia è stata davvero dura. Amarena e i borghi dell’Abruzzo, dove sono le mie origini, sono stati per anni l’esempio di come si possa convivere civilmente e in armonia con gli animali selvatici, che prima di noi hanno il diritto di abitare le montagne e i boschi, essendo quello il loro habitat da sempre. Purtroppo questa armonia è stata infranta, la violenza che pervade il nostro Paese ha contagiato anche la mia terra d’origine e a farne le spese è stata una creatura che non aveva mai fatto del male a nessuno. L’Abruzzo stava ancora piangendo la morte di Juan Carrito, investito e lasciato agonizzante sulla strada, e ora anche sua madre Amarena ha trovato la morte per mano dell’uomo. Un uomo che purtroppo resterà a piede libero e probabilmente non sconterà nessuna pena nemmeno in caso di condanna, perché le nostre leggi non sono sufficienti a tutelare gli animali e a punire chi li maltratta e uccide. È ora di dire basta. È ora di cambiare le cose”, commenta Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection.

ENPA – Per l’uccisione dell’orsa Amarena in Abruzzo, l’Enpa ha depositato oggi la denuncia. Predisposta dalla responsabile dell’Ufficio Legale dell’Enpa, l’avvocato Claudia Ricci, la denuncia della Protezione Animali chiede alla Procura competente di contestare allo sparatore non solo il reato di uccisione di animali, ma anche altri gravi reati. Partendo da reato principale – uccisione di animali – non va tralasciata la circostanza, non secondaria, che a essere ucciso senza alcun motivo è stato un orso, quindi un individuo appartenente a una specie selvatica particolarmente protetta. Enpa chiede che l’uomo sia inoltre chiamato a rispondere della violazione delle norme che vanno a disciplinare i beni pubblici dello Stato, quindi la distruzione del patrimonio indisponibile dello Stato peraltro prezioso, in questo caso, come la fauna selvatica particolarmente protetta. L’uomo, secondo Enpa, dovrebbe essere chiamato a rispondere anche dell’utilizzo di armi da fuoco all’interno di un centro abitato o nelle immediate vicinanze dell’abitato. Infine, ma non per ultimo, il reato di tentato maltrattamento di animali, questa volta riferito ai cuccioli della povera Amarena. Uccidendo l’orsa, infatti, l’uomo ha lasciato i cuccioli senza la mamma esponendoli quindi a gravissimi pericoli soprattutto nell’imminenza del periodo invernale del letargo. “A completamento dei gravi reati di cui l’uomo a nostro avviso deve rispondere – dichiara l’avvocato Claudia Ricci – va sottolineato ancora una volta che Amarena non era un animale pericoloso. Anzi: era nota e amata. Non più tardi di due giorni fa si era avvicinata con i suoi cuccioli in un centro abitato dimostrando così che per lei quello era un territorio assolutamente non pericoloso al punto da portare i suoi piccoli. Per questa ragione lo sparatore non può parlare di una situazione di pericolosità”. Enpa sottolinea ancora la vicinanza al Parco nazionale dell’Abruzzo, Lazio e Molise e ringrazia i Carabinieri Forestali, con i quali la Protezione Animali ha un protocollo di intesa operativo.

LA STORIA DEL MARSICANO

Nella storia dell’Orso bruno marsicano, specie a rischio estinzione, di cui rimangono poco più di una cinquantina di esemplari, non è da dimenticare l’uccisione a fucilate a Pettorano sul Gizio, sempre nell’aquilano, di un altro orso avvenuta a settembre 2014. L’uomo accusato di aver sparato all’animale fu processato e assolto in primo grado e il ricorso in secondo grado nel procedimento non fu ammesso. L’uomo comunque fu condannato al risarcimento del danno ai vari enti che si occupano di fauna selvatica e ambiente e che si costituirono parte civile nel processo penale che si svolse nel tribunale di Sulmona (L’Aquila).

Su 24zampe: L’Islanda riprende la caccia alle balene. E’ davvero l’ultimo anno?

  • Guiseppe Spazi |

    …da anni che cerco di vederne almeno uno dal vivo e neanche stavolta potrò riuscirci, grazie a questi idioti.

  Post Precedente
Post Successivo