“Un anno senza Andrea, morto da innocente. Senza essere blasfemi, è morto come Gesù Cristo. La verità è che la tragedia si poteva evitare, non doveva succedere. Ora aspettiamo giustizia”. Così Carlo Papi, papà di Andrea, il 26enne di Caldes che il 5 aprile dell’anno scorso è stato aggredito e ucciso dall’orsa JJ4 mentre faceva una seduta di running sui sentieri del monte Peller, in Trentino. Il corpo sfregiato a morte del ragazzo fu trovato da un’unità cinofila delle squadre di soccorso, mobilitate dalla famiglia dopo il mancato rientro a casa del runner. Se per le cronache è il primo caso in Italia di aggressione mortale da parte di un plantigrado, la morte di Andrea Papi diventa anche un caso giudiziario ancora pendente in procura. Oggi a Caldes la messa in ricordo del giovane e poi la fiaccolata per le vie del paese. “Intanto però la Provincia ha fatto rimuovere gli striscioni che da un anno campeggiavano all’ingresso del paese – ha aggiunto Carlo Papi -. E’ l’ennesimo sfregio dopo tutto il fango che è stato gettato sulla memoria di mio figlio via social”. Insulti per cui la procura della Repubblica, al termine della prima tranche di indagini della polizia, ha trasferito in 18 avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti ‘leoni’ da tastiera. “E’ un anno dai fatti di Caldes e non nascondo una certa emozione – ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti -. Saremo presenti stasera alle celebrazioni per ricordare Andrea e siamo vicini alla sua famiglia e alla comunità della val di Sole. La gestione dei grandi carnivori è una tematica complessa e il percorso che vogliamo continuare a fare è quello di informare i cittadini e di applicare l’ultima legge provinciale approvata per la sicurezza delle persone”.
LAV: CASSONETTI ANTI-ORSO IN RITARDO DI VENT’ANNI
“È passato un anno dalla morte di Andrea Papi, ma sembra che nei palazzi della politica trentina non se ne sia ancora accorto nessuno. Nulla è cambiato dal 5 aprile del 2023, come peraltro nulla è mai cambiato da quando gli orsi sono stati reintrodotti sul territorio provinciale”. Così – in una nota – l’associazione animalista Lav. “Le attività per tenere gli orsi distanti dalle aree urbanizzate sono praticamente all’anno zero: la sostituzione dei cassonetti procede a rilento e comunque con un ritardo di almeno venti anni rispetto al progetto Life Ursus, mentre i siti di foraggiamento degli ungulati, riconosciuti dallo stesso Pacobace come fonti di attrazione alimentare per gli orsi, continuano ad essere tutti al loro posto nonostante la diffida inviata dalla Lav alla Provincia di Trento lo scorso anno”, scrive l’associazione. “Non va meglio – si legge nella nota – dal punto di vista dell’informazione dei cittadini, con il Piano di comunicazione redatto nel 2016 dal Parco naturale Adamello Brenta con il Muse, in collaborazione con il settore grandi carnivori della Provincia, che continua a giacere, inutilizzato, in qualche cassetto della Giunta Fugatti. Per colmare la colpevole inerzia della Provincia di Trento proprio sul tema della comunicazione e dell’informazione dei cittadini, dal 2021 la Lav era impegnata con i suoi volontari nelle vesti di ‘Bear Ambassador’ sul territorio del Parco Adamello Brenta, in un progetto sviluppato con lo stesso Parco. Ma da quest’anno anche questa preziosa attività è stata cancellata”. Anche per Enpa, “in un anno la Provincia di Trento non ha fatto niente per la prevenzione e per la convivenza. Ha firmato solo condanne a morte per gli orsi”. (Post aggiornato con la posizione di Enpa)
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