Il Tar Trento dà l’ok all’abbattimento dei 2 lupi, animalisti: inutile e crudele

Il Tar di Trento ha respinto l’istanza di sospensione cautelare presentata dalle associazioni animaliste e ambientaliste Leidaa, Leal, Wwf, Oipa ed Enpa contro il decreto di abbattimento di 2 lupi firmato dal presidente della Provincia autonoma trentina, Maurizio Fugatti. Delusione tra i protettori dei diritti animali, che studiano possibili contromosse. Gli esemplari fanno parte di un branco che da mesi si è radicato attorno a Malga Boldera, sui monti di Ala nel sud del Trentino, attaccando 16 bovini e 2 asini. Il Tar ha confermato la trattazione dell’incidente cautelare in sede collegiale alla camera di consiglio il 14 settembre. “Il prelievo mediante uccisione di soli due individui nell’ambito del branco – scrivono i giudici amministrativi – per certo non compromette la complessiva integrità della specie animale tutelata con riguardo alla sua consistenza numerica”. “Non solo nell’intero territorio italiano e del Trentino – aggiungono – ma anche nella stessa area geografica della Lessinia dove, si ribadisce, sono attualmente presenti almeno 30 esemplari di lupo”. “Il Corpo forestale trentino proseguirà la propria attività di presidio e interverrà per abbattere i due esemplari qualora il branco dovesse avvicinarsi alla malga”, annuncia il presidente Fugatti dopo la decisione. Per l’esponente leghista “la tradizionale attività di alpeggio degli animali in quota” va “preservata con ogni mezzo: gli allevatori sono i custodi dei pascoli e la loro attività impreziosisce il nostro territorio”.

GLI ANIMALISTI ANNUNCIANO BATTAGLIA LEGALE

Gli animalisti non mollano e annunciano battaglia legale contro il ‘decreto ammazza-lupi’ che definiscono “spietato e crudele” oltre che “inutile” perché “ordina di uccidere animali a casaccio, pescando nel mucchio, senza fare alcuna distinzione” rendendo probabile “che siano ammazzati non i presunti predatori ma due esemplari qualsiasi”. “Il decreto monocratico del presidente del Tar non è impugnabile”, scrivono in una nota congiunta le associazioni Enpa, Leidaa e Oipa. Aspetteranno il pronunciamento in sede collegiale del 14 settembre e in caso di ulteriore rigetto si rivolgeranno al Consiglio di Stato. Nel merito della vicenda le associazioni puntano il dito contro le mancate precauzioni. Le “recinzioni” della Malga, definite “modeste” dallo stesso Tar, “presentavano diversi punti di passaggio e potevano essere facilmente oltrepassate”, ignorando gli studi dell’Ispra che prescrivono “l’applicazione combinata di diversi strumenti” come cani, ricovero notturno, guardiania. Un fatto che – sottolineano – non sarebbe isolato. In una relazione redatta per la Provincia di Trento dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale si segnala come la stragrande maggioranza delle strutture presenti nell’area della Malga Boldera – 8 su 12 – “non adottino alcun metodo preventivo”. Una catena di errori e sottovalutazioni che per gli animalisti porterebbe i lupi ad essere uccisi per la prima volta “dopo 50 anni”.

ANCHE IL VICINO ALTO ADIGE HA PAURA DEL LUPO

Anche l’Alto Adige ha paura del lupo. Secondo le parole dell’assessore all’agricoltura e foreste della Provincia di Bolzano, Arnold Schuler, a commento dei dati diffusi oggi sulla presenza del lupo sul territorio, “la situazione diventa sempre più critica e in ogni caso dobbiamo trovare una soluzione, una delle quali può essere una misura di prelievo”. Le statistiche parlano di 56 animali predati nel 2018, aumentati di anno in anno fino ai 517 del 2022 ed ai 145 dei primi sette mesi del 2023: è il dato che meglio descrive l’evoluzione della popolazione di lupi in provincia di Bolzano, più che il numero dei predatori accertati – che lo scorso anno erano più di 50 – che è sempre il risultato di una stima. “A differenza che in Trentino – ha spiegato Schuler – in Alto Adige non abbiamo branchi, più stabili e legati ad un territorio, ma lupi singoli o in gruppi di due o tre che si muovono molto”. Su questa base, la giunta ha approvato il regolamento di esecuzione della legge provinciale del 13 giugno scorso su “Aree di pascolo protette e misure per il prelievo di lupi”, con cui si stabiliscono i criteri e le condizioni che rendono possibile il prelievo di esemplari problematici. Questi fanno riferimento alla gravità del danno provocato, allo stato di conservazione della popolazione di lupi (per la quale, ha sottolineato Schuler, l’Ispra concorda nel prendere a riferimento il territorio regionale) ed alla possibilità di alternative valide, quali misure di protezione. A questo proposito, il regolamento stabilisce anche a quali condizioni tali misure (reti di protezione, presenza continua dei pastori e di cani da guardia) siano ragionevoli e possibili.

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  • Dario |

    Quando si rinuncia a scrivere qualcosa è un brutto segno…

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