Aviaria, “rischio basso” (ma “allerta alta”) in Italia e Ue: casi solo nei gabbiani

Zero focolai di influenza aviaria negli allevamenti avicoli in Italia e i casi riscontrati fino a oggi in Europa hanno riguardato solo i gabbiani. Nel complesso, rimane basso il rischio di contrarre l’influenza aviaria per la popolazione del Vecchio continente. Lo dicono, in una nota congiunta, le agenzie Ue Efsa, Ecdc, Eurl, con competenze su salute e sicurezza alimentare. Va meglio che in molti paesi extra Ue, dove si registrano 12 casi nell’uomo tra Cambogia, Cina, Ecuador e Vietnam. Non è preoccupato il ministro della Salute Orazio Schillaci: “Il rischio di trasmissione in Europa per il momento rimane basso ma abbiamo imparato dal Covid e quindi stiamo seguendo con attenzione anche l’aviaria. Speriamo di non trovarci di fronte a una nuova emergenza, ma la situazione è tranquilla e quindi anche noi lo siamo”. Il quadro rassicurante per l’Italia, che non registra focolai negli allevamenti professionali di pollame dalla prima allerta di dicembre ad oggi, è confermato anche da Unaitalia, l’associazione di categoria che tutela e promuove le filiere agroalimentari italiane delle carni e delle uova: “La situazione è sotto controllo, permane una allerta alta e collaboriamo attivamente con le autorità competenti per mitigare ogni forma di rischio. Le rigorose misure di biosicurezza e l’imponente sistema preventivo di monitoraggio e controllo di cui disponiamo in Italia consentono di gestire la situazione al meglio e i numeri ci stanno dando ragione”.

I DATI DEI REPORT DELLE AGENZIE UE

Nel dettaglio, secondo il report delle agenzie Ue, tra il 3 dicembre 2022 e il 1/o marzo 2023 il virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) A(H5N1), clade 2.3.4.4b, è stato segnalato in Europa in uccelli domestici (522) e selvatici (1.138) in 24 Paesi. E nell’ultimo rapporto sull’influenza aviaria l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e il laboratorio di riferimento dell’Ue (Eurl) precisano che la maggior parte delle infezioni umane segnalate di recente da Paesi extra Ue “erano correlate a persone esposte a pollame malato e morto, che non indossavano dispositivi di protezione individuale, in particolare negli allevamenti da cortile”. Secondo l’Ecdc “il rischio per la popolazione in generale in Europa rimane basso, e da basso a moderato per i lavoratori e altre persone a contatto con uccelli e mammiferi morti e potenzialmente infetti”. Dopo il picco del novembre 2022, il numero di focolai negli allevamenti avicoli si è ridotto. Una mortalità anormale è stata tuttavia osservata nei gabbiani in Francia, Belgio, Paesi Bassi e Italia. Il rischio di infezione nel pollame potrebbe aumentare nei prossimi mesi man mano che i gabbiani si diffondono nell’entroterra, possibilmente sovrapponendosi alle aree di produzione del pollame. L’Efsa e l’Eurl raccomandano l’attuazione di strategie di prevenzione nelle aree di produzione avicola.

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