Covid, tante ipotesi ma l’animale all’origine del virus non si trova

Pipistrelli e pangolini tornano nuovamente sotto la lente dei ricercatori, dopo che il rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha ribadito l’origine naturale della pandemia di Covid-19, sottolineando la necessità di ulteriori studi per individuare l’animale che ha trasferito il virus all’uomo, in modo da poter prevenire eventuali nuove epidemie. L’ipotesi della fonte animale si era fatta strada fin dalle prime fasi della pandemia, con la segnalazione di strani casi di polmonite in prossimità del mercato di animali vivi di Wuhan, ma dopo mesi di indagini il mistero resta ancora fitto. L’unica certezza è che i pipistrelli sono stati il punto di partenza: lo dimostrano i dati genetici raccolti da diversi studi scientifici, che ricomposti in un articolo sulla rivista Nature avevano permesso già nella scorsa primavera di ricostruire l’albero genealogico del virus risalendo fino a 140 anni fa. E’ ancora buio, invece, sull’animale nel quale il coronavirus dei pipistrelli sarebbe mutato diventando capace di aggredire l’uomo.

TRA CONFERME E SMENTITE, IL PANGOLINO RESTA L’INDIZIATO NUMERO UNO

L’analisi genetica pubblicata nel gennaio 2020 da un team cinese aveva inizialmente puntato l’indice contro i serpenti, ma l’ipotesi è stata scartata quasi subito, come quella sui cani randagi. L’attenzione internazionale si è velocemente spostata sul pangolino, divenuto in breve tempo il sospettato numero uno. Accusato da uno studio genetico condotto in Cina ma accolto con perplessità dalla comunità scientifica internazionale, successivamente il piccolo mammifero corazzato è finito sotto un fuoco di fila di ricerche contrastanti, che a volte lo hanno accusato e altre volte lo hanno scagionato. Tra queste anche uno studio guidato dall’italiana Elena Giorgi dei Laboratori di Los Alamos, secondo il quale il virus avrebbe acquisito la sua ‘testa d’ariete’ proprio per ricombinazione con un coronavirus dei pangolini. A distanza di oltre un anno, l’analisi di migliaia di mappe genetiche non ha ancora portato a una soluzione del rebus, che secondo alcuni esperti potrebbe restare irrisolto. (Ansa)