Tutto il paese è stretto nella morsa del freddo e cresce la preoccupazione per i senzatetto, in particolare quelli accompagnati da un animale domestico. Spesso, anche quando la colonnina di mercurio scende di parecchie tacche sotto lo zero, sono proprio queste persone a rifiutare un letto al caldo se non è possibile trascorrere la notte a fianco del proprio amico peloso. Da una rapida ricognizione di 24zampe, a Milano il centro di accoglienza comunale per senza dimora con cani di via Ripamonti 580 è “chiuso per problemi tecnici”. Sotto la Madonnina non resta che rivolgersi ai City Angels, spiega Francesca Collodoro, delegata Oipa. O alla Fondazione Fratelli di San Francesco, che collabora col Comune ed è “disponibile a trovare delle soluzioni ad hoc”, dice Palazzo Marino. A Torino le cose vanno meglio: i “clochard a sei zampe” sono accolti in quasi tutte le strutture, anche se con qualche limite dovuto alla disponibilità degli altri ospiti. Ma molti clochard vivono in simbiosi con il proprio cane e non vogliono separarsene nemmeno se per il cane c’è posto magari nel corridoio adiacente la camerata. Nè d’altra parte si può costringere i compagni di stanza a dividere lo spazio con un cane, se non è gradito. Non è facile. A Roma i centri non accolgono cani: “E’ successo solo nel 2018, in occasione di una nevicata”, secondo quanto riferisce Rita Corboli, che si occupa dell’Oipa nella Capitale. L’anno scorso su 24zampe avevamo fatto una ricognizione da nord a sud fornendo una mappa abbastanza dettagliata di questo tipo di accoglienza e se ci sono novità in merito è sufficiente segnalarle a 24zampe@ilsole24ore.com
L’APPELLO DELL’OIPA: FATE ENTRARE I CANI O I CLOCHARD RESTERANNO FUORI
Oggi arriva l’appello dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa): “Aprite i centri d’accoglienza anche ai clochard con cani”. Sono ancora troppo poche nel territorio nazionale le strutture che accolgono anche gli animali. I gestori di molti centri d’accoglienza e mense, riferisce l’Oipa, impediscono infatti ai clochard d’entrare se si presentano con il loro unico compagno. Che così preferiscono dormire al freddo. “Imporre agli assistiti questa condizione, inaccettabile per chi sa cosa significhi amare e proteggere il proprio animale, equivale a condannarli ad ammalarsi o, peggio, a morire di freddo”, osserva il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. “Inoltre, condizionare l’offerta di un letto e di una coperta sotto un tetto, o di un pasto caldo, all’abbandono del proprio cane fuori la struttura significa mettere a repentaglio anche la vita del cane. E dire che l’abbandono di un animale è condannato dal codice penale”. L’alternativa? Accogliere i senza fissa dimora nelle strutture d’assistenza e accoglienza, se necessario in settori dedicati, o creare delle strutture, dei semplici box, per mettere in sicurezza gli animali accanto ai dormitori o alle mense. Queste ultime potrebbero offrire anche dei pasti gratuiti ai compagni dei clochard, magari in sinergia con le aziende produttrici di cibo per animali, come fa per esempio Oipa a Milano. “Non crediamo sia una cosa difficile da realizzare”, continua Comparotto. “Solo non discriminando i clochard con cane da quelli senza cane le organizzazioni caritatevoli potranno davvero definirsi tali”.