Gatto con virus raro, quattro persone in profilassi ad Arezzo

AGGIORNAMENTO DEL 28 GIUGNO 2020 IN CODA –  I VETERINARI: NIENTE ALLARMISMI, SIAMO EFFICIENTI

+++

Il ministero della Salute ha costituito un gruppo tecnico scientifico per approfondimenti sul caso di un gatto deceduto ad Arezzo che era arrivato a mordere la padrona: l’animale è risultato positivo al Lyssavirus, un raro virus diverso dalla rabbia e riscontrato solo una volta al mondo, nei pipistrelli. Lo rende noto la Regione Toscana. Il virus è stato isolato su un campione del gatto dal Centro di referenza nazionale per la rabbia dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie. Prima di questo caso, spiega una nota della Regione, questo specifico Lyssavirus era stato rinvenuto una sola volta, a livello mondiale, in un pipistrello del Caucaso nel 2002, senza che ne fosse mai stata confermata la capacità di infettare animali domestici o l’uomo. Attualmente, si legge ancora, secondo il ministero della Salute non ci sono evidenze di trasmissione da animale a uomo. A titolo precauzionale, le persone che sono state a contatto con il gatto sono state sottoposte a profilassi.

LA REGIONE TOSCANA: SITUAZIONE SOTTO CONTROLLO

Dal ministero della Salute, spiega ancora la Regione, sottolineano poi che sulla base di casi simili in altri Paesi, per virus analoghi la capacità di trasmissione dal serbatoio naturale ad un’altra specie rappresenta un evento estremamente limitato, a cui non fa seguito una diffusione epidemica. Gli approfondimenti epidemiologici hanno determinato la costituzione presso il Ministro della salute, di concerto con la Regione Toscana, di un gruppo tecnico scientifico che si è già riunito oggi. “Siamo in costante contatto con il Ministero per monitorare la situazione, che è sotto controllo – dice l’assessore toscano al diritto alla salute Stefania Saccardi -. Questa è la dimostrazione che il nostro sistema funziona bene, perché abbiamo individuato il caso immediatamente e messo subito in atto tutte le misure necessarie”.

TRE FAMILIARI E IL VETERINARIO PRESI IN CARICO DALL’ASL

Il dipartimento igiene pubblica dell’Asl Toscana sud est di Arezzo ha preso in carico quattro persone entrate in contatto con il gatto risultato positivo al Lyssavirus: i tre familiari e il veterinario. Tutti sono stati vaccinati e sottoposti alla profilassi con immunoglobine specifiche. Sono seguiti e lo saranno anche nei prossimi giorni per altri controlli e vaccini, spiega una nota, senza presentare nessun sintomo particolare. Il dipartimento dell’Asl ha poi inviato una comunicazione al Comune di Arezzo, comune di residenza della persona proprietaria del gatto, affinché vengano adottati i provvedimenti sanitari a carattere territoriale.
+++

AGGIORNAMENTO DEL 28 GIUGNO 2020 –  I VETERINARI: NIENTE ALLARMISMI, SIAMO EFFICIENTI

Il rarissimo caso di Encefalite da Lyssavirus in un gatto, è “un caso di efficiente sorveglianza veterinaria non di allarmismo”. Lo dichiara il Presidente dell’ANMVI Marco Melosi commentando il decesso di un felino domestico infettato da un virus (West Caucasian Bat Lyssavirus) che non era mai stato rilevato prima al di fuori del Caucaso.

“Il caso di Lyssavirus nel gatto di Arezzo dimostra il ruolo di sentinelle epidemiologiche di noi medici veterinari. Non deve allarmare” – dichiara  Melosi, che sottolinea la tempestività con cui “i medici veterinari curanti siano stati determinanti nell’individuazione dell’infezione”.

Come prevede il regolamento nazionale di polizia veterinaria, il conseguente intervento delle autorità di sanità pubblica veterinaria (Asl, IZS e Ministero della Salute) “è il risultato di un circuito virtuoso – aggiunge Melosi- innescato dalla sorveglianza veterinaria di primo livello che si fa nelle strutture veterinarie italiane ogni giorno”.

“Anche di fronte ad un caso eccezionale e raro come questo, in Italia abbiamo dimostrato di avere un modello gestionale di sorveglianza veterinaria efficace, fatto anche da migliaia di liberi professionisti per animali da compagnia su tutto il territorio nazionale- osserva Melosi.

“Il caso deve incoraggiare tutti i proprietari a far visitare regolarmente i propri cani e gatti e a valutare insieme al proprio medico veterinario, anche le condizioni ambientali in cui vivono. Farlo è un gesto di responsabilità anche verso la salute collettiva”.

Se dal punto di vista gestionale il caso è sotto controllo, dal punto di vista scientifico, l’ANMVI chiede al Ministero della Salute e alla Regione Toscana che i veterinari liberi professionisti siano partecipi dei tavoli tecnici e degli interventi da mettere in atto, “perché noi medici veterinari liberi professionisti siamo il primo interlocutore di prossimità per 14,5 milioni di proprietari di cani e gatti”.