AGGIORNAMENTO DEL 7 GIUGNO 2020 IN CODA – ELEFANTESSA UCCISA, ARRESTATO UN UOMO E DUE RICERCATI
+++
Un’elefantessa gravida è morta agonizzante in India dopo aver mangiato un ananas imbottito di petardi che le sono esplosi in bocca, procurandole gravi ferite. Anche per il piccolo che portava in grembo non c’è stato nulla da fare. L’episodio, avvenuto la settimana scorsa, ha suscitato indignazione in tutto il Paese per queste trappole, che vengono utilizzate per proteggere i raccolti e le abitazioni dagli animali selvatici. L’elefantessa 15enne aveva sconfinato in un villaggio vicino al Parco nazionale di Silent Valley, nello Stato meridionale del Kerala, quando ha mangiato il frutto. “Stiamo indagando per trovare i responsabili e determinare le circostanze che hanno portato alla sua morte”, ha detto il responsabile della fauna selvatica dello Stato, Surendra Kumar. Un episodio simile era già successo il mese scorso, quando un’altra elefantessa era stata trovata con gravi ferite alla bocca in un vicino distretto ed era poi deceduta. Questa volta, però, sono bastate alcune foto condivise sui social del pachiderma morente per infiammare la popolazione. Presto l’ondata di indignazione si è allargata, con decine di migliaia di riscontri sotto l’hashtag #ElephantDeath e una partecipazione pressochè globale.
NEMMENO IN PREDA AL DOLORE L’ELEFANTESSA HA CAUSATO DANNI AGLI UMANI
Le immagini mostrano l’elefantessa qualche ora prima della sua morte mentre immerge la bocca e le zanne nelle acque di un fiume, forse per alleviare il dolore. Alle immagini si è aggiunto un post su Facebook di un funzionario forestale, Mohan Krishnan, che sabato scorso ha ricevuto quasi 10mila commenti. L’elefantessa, ha scritto tra l’altro Krishnan, “non ha fatto del male ad un singolo essere umano, neanche quando correva in preda a un dolore lancinante per le strade del villaggio”. L’indignazione popolare è stata tale da suscitare perfino la reazione del governo: “Il governo centrale ha preso molto sul serio l’uccisone di un elefante a Mallapuram, #Kerala”, ha scritto su Twitter il ministro dell’Ambiente, Prakash Javadekar. “Non lasceremo nulla di intentato per indagare correttamente e catturare i colpevoli – ha aggiunto -. Dare da mangiare petardi e uccidere non rientra nella cultura indiana”. Negli ultimi 5 anni, secondo i dati ministeriali, sono morti 490 elefanti per cause non naturali come bracconaggio, avvelenamento e folgorazione. Nella foto Afp in lato, la rimozione del corpo dell’animale.
A proposito dell'elefantessa uccisa, perché abituata a ricevere ananas, come cibo dagli umani.
Uccisa da pochi delinquenti.
E un po' dai tanti sprovveduti che l'hanno abituata al cibo facile, non facendola diffidare degli umani.
Chi ama la biodiversità selvatica: non gli dà cibo! https://t.co/e6ysFTjrN1— Nicola Bressi (@Nicola_Bressi) June 5, 2020
+++
AGGIORNAMENTO DEL 7 GIUGNO 2020 – ELEFANTESSA UCCISA, ARRESTATO UN UOMO E DUE RICERCATI
La polizia indiana ha arrestato un uomo, e sta dando la caccia ad altre due persone, per l’uccisione di una elefantessa incinta morta dopo aver mangiato un frutto riempito di esplosivo. Il caso, avvenuto la scorsa settimana nello stato meridionale del Kerala, ha scioccato il paese e il mondo intero dopo la diffusione di un video dell’agonia dell’animale. L’elefante non è che l’ultima vittima della ‘guerra’ in corso nell’Asia meridionale tra uomo e natura, con la perdita di foreste a causa dell’espansione urbana. P. Wilson, è stato arrestato ieri con l’accusa di aver collocato sul terreno frutti pieni di esplosivi per tenere gli animali, principalmente cinghiali, lontano dalla sua piantagione di gomma. “L’uomo ha ammesso di aver usato noci di cocco piene di esplosivo per colpire gli animali selvatici”, ha detto a Afp Surendra Kumar, capo guardiano della fauna selvatica del Kerala. I funzionari forestali dello stato indiano hanno detto di non essere stati in grado di stabilire quando l’elefantessa di 15 anni abbia ingoiato il “cocco bomba”, ma è stata trovata ferita il 25 maggio, due giorni prima della sua morte. L’esplosione aveva causato gravi danni alla bocca, impedendole di mangiare o bere per giorni.