Uk, la battaglia legale del vegano licenziato: noi come una religione

AGGIORNAMENTO DELLE 20.45 – IL TRIBUNALE DA’ RAGIONE A JORDI: IL VEGANISMO E’ COME UNA RELIGIONE

Il veganismo come etica di vita è un credo filosofico, e come tale equiparabile a una religione, e perciò non può essere oggetto di discriminazione: questa la sentenza emessa oggi da un tribunale del lavoro britannico di Norwich e che promette di fare giurisprudenza – nel sistema anglosassone della “common law” i precedenti giurisprudenziali sono il fondamento del diritto – e di creare dibattito, forse persino polemiche, anche fuori dai confini inglesi. Sulla liceità o meno del licenziamento di Jordi Casamitjana, “vegano etico” di 55 anni, il tribunale si pronuncerà in un secondo momento. Ma la sentenza crea un precedente giuridico. Il giudice Robin Postle, nel leggere la sentenza, ha detto che il veganesimo etico “soddisfa i requisiti per essere un credo filosofico” e come tale è tutelato dall’Equality Act del 2010. Gli effetti giuridici della sentenza di Norwich sono ancora tutti da sperimentare sul campo ma un precedente simile ha delle incognite: cosa fare se in futuro si presentassero casi di “obiettori di coscienza” vegani – scrive in un’analisi la Bbc – che rifiutano di passare alla cassa di un supermercato prodotti  del cliente con carne o “testati su animali”? E così in futuro potenzialmente qualsiasi credo o dottrina potrebbe ottenere analoga tutela in qualche tribunale, come ad esempio le idee sul cambiamento climatico. E non si potrà licenziare – ipotizza Bbc – un dipendente che rifiuti di viaggiare per lavoro in auto o in aereo.

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POST DELLE 7.15

C’è attesa nel Regno Unito per la sentenza di un tribunale britannico che, per la prima volta, è chiamato a stabilire se il veganismo sia un credo filosofico paragonabile ad una religione, e pertanto protetto dalla legge. Una decisione che potrebbe stabilire un significativo precedente per altri casi. A portare la querelle davanti ai giudici del lavoro di Norwich, 160 km da Londra, è stato un “vegano etico”, Jordi Casamitjana (nelle foto sopra e sotto), che sostiene di essere stato licenziato dalla League Against Cruel Sports – un’organizzazione benefica a difesa degli animali e contro sport come la caccia alla volpe, alla lepre e al cervo – nel 2018 per aver avanzato obiezioni sul fatto che il fondo pensioni dell’associazione stava investendo in società coinvolte in test sugli animali e averlo reso pubblico dopo che le sue rimostranze non avevano sortito effetti. Un licenziamento, a suo avviso, dettato dal suo credo filosofico nel “veganismo etico”. La League Against Cruel Sports, da parte sua, ha respinto le accuse e ha spiegato di aver licenziato Casamitjana per “cattiva condotta”.

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IL “VEGANO ETICO” NON USA MEZZI PUBBLICI: POTREBBERO SCONTRARE UN INSETTO

I vegani seguono sì una dieta a base di vegetali, ma gli “ethical vegans” provano anche a escludere ogni forma di sfruttamento degli animali, da non utilizzare indumenti di lana, sedersi su sedili in pelle o evitare qualsiasi prodotto testato sugli animali fino a non usare i mezzi pubblici che potrebbero incidentalmente schiacciare o scontrare insetti o uccelli e a disertare meeting in cui si consuma cibo non vegano. Gli avvocati di Casamitjana sono convinti che il veganismo etico abbia tutti i requisiti per essere ritenuto un credo filosofico o religioso e per questo protetto dall’Equality Act del 2010, una legge anti-discriminazione. “Il modo in cui credo nel veganismo etico non è diverso dal modo in cui coloro che praticano una religione credono nelle regole della loro religione”, argomenta Casamitjana. In una dichiarazione, l’ente benefico ha dichiarato: “La League Against Cruel Sports è un datore di lavoro inclusivo e poiché si tratta di un’audizione per decidere se il veganismo debba essere uno status protetto, cosa che non contestiamo, sarebbe inappropriato per noi rilasciare ulteriori commenti”.